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Channel: Iris e Libellule
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SYM 20

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QUANDO SI DICE CAMBIARE IDEA

La mattina dopo Gigliola sedette al tavolo per la colazione davanti a Paolo e disse che gli voleva parlare di una cosa, prima che andasse a lavorare, così andava via più tranquillo.
No, prima parlo io. -disse Paolo- Ci ho dormito sopra. Sì. E ho pensato, anzi, mi sono svegliato con delle cose in mente, piuttosto chiare.
Falla venire nella casina, la donna africana e il suo bambino. Prima parla con Giulia, che sia d'accordo anche lei, ovviamente. 
Che cavolo, quella casina non la usa nessuno! 
Se tu credi di poterti fidare, dagliela. 
Non hai mica vent'anni, ne hai quasi sessanta. 
Un qualcosa in zucca ce l'hai. E sei mia moglie. E io ti voglio più bene di qualsiasi altra cosa o persona al mondo, alla pari con Giulia. Voi due siete la mia vita, sdolcinato, ma è così. 
Sì, non te lo dico mai, tienilo a mente, perché non te lo dirò un'altra volta. 
Se pensi che si debba fare si farà. Tutto. 
Si cercherà anche la sua laurea, se esiste, non so come... ma si farà." Gigliola lo guardava con gli occhi spalancati e sorrideva e le veniva anche qualche lacrima.
E perbacco, un po' di ottimismo! - disse ancora Paolo, come parlando a se stesso- Il mondo non si potrà salvare, ma questa donna ci è capitata in casa, vorremo pur fare qualcosa? Se se ne va, troveremo un'altra colf, speriamo questa volta ignorantissima..” Paolo rise forte. “Poi sai che penso? Abbiamo chiamato questa cosa delle figure di polvere un “gioco”, dall'inizio, da quando lo fecero la piccola Gaia e la signora Huang, quel primo giorno, quando eravamo isolati nelle stanze di Malattie infettive, ma non è un gioco, è una cosa meravigliosa, far vedere ai bambini un pesce o un'altra qualunque cosa senza accendere computer o televisione...dovremmo sperimentarla e lavorarci. Usarla, usare tutte le nuove abilità. Basta paura, se qualcuno vuol farci del male lo affronteremo! Niente più invisibilità. Abbiamo il Sym con noi, che diavolo!”
Gigliola girò intorno al tavolo e lo abbracciò. 
“Ah sì, e un'ultima cosa: il mio ospedale non è un buco alla fine del mondo. E' un posto dove stanno accadendo cose fantastiche, e stiamo provando anche a contrastare il Benedetti. 
E te volevi dirmi qualcosa?”
Niente, grazie, grazie Paolo!” Quando fu sulla porta Gigliola notò che quella mattina sembrava più alto e più giovane. Lo chiamò. 
“Sì, che c'è?” Disse lui.
Ti rendi conto che stamani mi hai detto l'esatto contrario di ieri sera?” 
Avrò pure il diritto sacrosanto di cambiare idea, no?”
E questo cambiamento repentino ha qualcosa a che fare con il senso della vita?”
Ma che dici?”
Ieri sera hai detto che ti sfugge il senso delle cose..”
Ah! Quello mi sfugge anche stamani!”
E allora deve essere come penso io, cioè che il senso della vita è di viverla, e non di chiudersi come in una tana di rospo foderata di paure.”
Bel pensiero! Solo tuo o?...”
Mio e del mio SYM.”
Immaginavo.”
Paolo uscì di casa a passo di marcia, o almeno sembrava.
Gigliola rifletté, mentre sparecchiava le poche cose della colazione. Paolo era cambiato tanto dal 21 dicembre 2012. Anche lei era cambiata, ma tutti e due cedevano ogni tanto a brutti pensieri (Paolo) o ad un eccessivo entusiasmo, lei. Ora Paolo le aveva dato la libertà di fare ciò che voleva e pensava giusto, ma era lei ad esitare. Prenderò tempo, si disse, intanto Nthanda comincerà ad aiutarmi con i bambini, se le va, le dirò che per questo non posso pagarla, sono una volontaria anch'io!
Nthanda aderì alla proposta con entusiasmo e elaborò un programma di cose da fare per il doposcuola. Quando fu pronto lo illustrò a Gigliola: era molto ambizioso, riuscire a fare quelle cose sarebbe stato bello, ma mancavano le persone adatte e anche un po' di soldi. Gigliola ci pensò su e telefonò a certe sue compagne del liceo, insegnanti in pensione, professioniste, e amici di Giulia. Ricevette in risposta alcuni no grazie e alcuni sì piuttosto entusiasti. Il doposcuola si arricchì di una storica, un violinista insegnante di musica, una pittrice, un'esperta di calligrafia cinese, un professore di matematica e un erborista.
Nthanda adattò il suo programma alle nuove abilità e partirono, non accompagnati, ma preceduti dai ragazzi entusiasti. Passeggiate in campagna con raccolta di fiori e erbe furono seguite dalla catalogazione, realizzazione di un erbario, disegni dal vero, studio delle qualità erboristiche, piccoli concerti in mezzo ai prati, organizzazione di un coro, gite ai musei della zona, ai monumenti, alle tombe etrusche ... Il gruppo di “insegnanti” volontari si amalgamò e iniziò a lavorare in armonia. 
Gigliola disse ad una di loro che era imbarazzata di non poterli pagare, quella rispose “Scherzi? Erano anni che non mi divertivo in questo modo!”
A conclusione di questo Gigliola si convinse definitivamente e telefonò a Giulia che si trovava ancora a Londra per dirle che aveva l'intenzione di far venire Nthanda nella casina. Giulia non aveva nulla in contrario, neanche un po' di gelosia, pensò Gigliola, però le chiese gli estremi di Nthanda, nome cognome e luogo di nascita. Giulia in Inghilterra si occupava di questo: informazioni. Gigliola propose a Nthanda di venire a vivere nella casina. Lei accettò con gioia.
 

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