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Channel: Iris e Libellule
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DUE VITE

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Mercoledì sera sono andata in libreria in città a portare il mio libro, la sola copia che mi era rimasta, per prendere contatti e lasciarlo in conto vendita, quando ne avrò portati altri da Milano. Mentre aspettavo ho notato il signore accanto a me, e ora devo un pò camuffarlo, perché non sia riconoscibile: diciamo alto, dritto, ma troppo dritto, rigido, occhiali spessi, pochi capelli, baffi e barba come gli uomini che cercano un abbellimento ma anche un nascondiglio... in bocca una pipa, spenta. E' un amico dei tempi del liceo, uno dei tanti con cui sono stata amica e poi ci siamo perduti, però all'epoca facevamo delle conversazioni piacevoli tornando insieme a casa, lui era molto colto, un ragazzo davvero studioso di latino e filosofia, con amici studiosi come lui.  Forse era lui che chiamavano Tertulliano, dal nome di un erudito latino. Mi faceva morir dal ridere questa cosa di chiamare un ragazzo Tertulliano.
Tutti  i ragazzi di questo gruppo sono diventati persone notevoli, in città. Lui non l'avevo più visto, pare che lavori in un ufficio pubblico dove è direttore, infatti un signore l'ha salutato così in libreria " 'Sera direttore!"
L'ho salutato anch'io " Oh! Ciao Gigi!" Perché ero piacevolmente sorpresa.
Lui ha fatto un sorriso un pochino scocciato vedendomi. "Oh!, Claudia! Quanto tempo!"
Non mi chiamo Claudia. Chissà che avrà pensato la ragazza della libreria, perché il mio nome è scritto sulla copertina del libro e io invece non ho fatto una piega, come se mi chiamassi davvero Claudia, per non creargli imbarazzo.
Come fecero quei giapponesi che pregarono un ospite europeo di togliere le scarpe all'ingresso in casa. Lui lo fece ma aveva un calzino bucato. Dopo un paio di minuti tutti i giapponesi avevano un calzino bucato.

Vedevo bene che era imbarazzato, avrei potuto ignorarlo, ma mi era venuto spontaneo di salutarlo anche affettuosamente, nel tono della voce e nel sorriso. Gli ho chiesto come andava. A questa domanda a volte le persone tentano di raccontarti gli anni che siamo stati lontani in due minuti e poi ti dicono " Vediamoci!" anche se sanno che forse non accadrà mai più, e ti chiedono di te, se hai figli o marito, se sei felice, ma lui ha detto una cosa che mi ha spiazzato, ha detto " E' tanto tempo che non ci si vede... ma è passata, alla fine è passata, ed è bene così..." Ho tentato una risposta, ma sono rimasta senza parole, anche perché ha ripetuto "E' passata"  più volte e  velocemente si è allontanato salutandomi "Stammi bene, Claudia." Nella mia nuova identità di  Claudia l'ho lasciato andare.

Avere questa lonicera fiorita per i mesi invernali è stata una vera consolazione e una fonte di cibo per gli insetti impollinatori.
Non so se ci indovino, ma quell' "E' passata, alla fine è passata" si riferiva, in generale, alla vita, al suo periodo più impegnativo, in cui normalmente si fanno molte cose, ci si accoppia, sposati o no, si hanno dei figli, si realizzano progetti. So che lui non si è sposato e un amico mi diceva di averlo visto per lunghi anni dietro una scrivania, in quest'ufficio dove lavora, piuttosto triste, mentre da ragazzo aveva dei sogni in testa anche lui.
E' la prima volta che sento dire la vita in una sola parola, "E' passata" come una tempesta, un accidente che ti è toccato attraversare, una malattia esantematica che sai che ti deve prendere e sei sollevato quando finisce e ti lascia libero. Forse quando mi ha visto dopo tantissimi anni, dalla fine del liceo, l'epoca delle promesse, ha visto anche,  in un solo istante, tutti il tempo passato e gli è sembrato così. Sicuramente il tempo è trascorso per lui come per tutti attimo per attimo, ma senza lasciare segni tangibili o senza costruire niente dentro di lui, o gli è sembrato così mentre parlava con me e sentiva di dovermene rendere conto...chissà!

Poche parole che mi hanno lasciato un'eco indelebile. Questo amico ha solo un paio d'anni più di me. Mi ricorda dei sogni che ho fatto per un periodo lungo, in cui io, pur essendo sposata e già mamma delle mie bambine, vivevo in casa dei miei genitori, non avevo mai sposato mio marito, e mi chiedevo angosciata quando avrei potuto avere dei figli. Sogni molto brutti.


Stamani invece mi ha telefonato la Luisa per dirmi che è morto il babbo di un'altra carissima amica, la Concetta. Se n'è andato il mitico prof. Aiello. Per chi ha frequentato il liceo Classico Francesco Petrarca di Arezzo nei nostri anni, e anche molto prima e molto dopo, si trattava quasi un mito, un omone altissimo, con sopracciglia cespugliose e ricurve da iconografia diabolica, che spesso sostituiva il preside, che era un prete, nei compiti istituzionali, soprattutto quando qualcuno si prendeva a botte, raramente, in un Liceo Classico! Il prof. Aiello entrava in mezzo come una furia, mentre il preside era molto timoroso, per dirla per benino... Quando vennero sotto la scuola dei picchiatori fascisti fu lui che intervenne, e non era mica di sinistra! Era complessivamente un brav'uomo, anche se gli ho sentito negare, in assemblea,  l'esistenza della mafia in Sicilia.
 "La mafia? - disse con quell'espressione siciliana tipica fra il disgusto e l'indifferenza- Si tratta di una cosa da niente, un giro intorno alle arance..." Era siciliano e gli doleva di sentir parlare della Sicilia in certi termini.

La foto non è bellissima, ma vedete l'ape in volo con le borse delle zampe posteriori cariche di polline?

Era di quelli che dicono che politica a scuola non si fa, e io mi imbestialivo, perché pensavo che ogni cosa è politica, e anche scegliere di non parlarne , a scuola, è una scelta di parte. La politica di quegli anni, la parte migliore degli anni settanta! Ho apprezzato il prof Aiello da più grande, come padre della mia amica e dei suoi fratelli.
Il prof Aiello e sua moglie, che è stata mia insegnante, hanno avuto cinque figli e sono sopravvissuti alla morte precoce della prima, da poco sposata, la Dora, una ragazza solare e dolce...
Domenica scorsa, alla venerabile età di 96 anni, aveva festeggiato la laurea di uno dei suoi nipoti, con gran parte della grande famiglia che ha generato.
La mia mamma, quando moriva uno così anziano, diceva sempre "Non l'ha mica strozzato la balia!" Mi faceva ridere. Però è un pò così, se ne va una persona che ha vissuto a lungo e con profitto, che ha avuto una vita piena di tutto, figlioli, case, terreni, giardini di arance, come chiamano in Sicilia gli aranceti.


Due vite, quella di Gigi, che lui sente già trascorsa inutilmente, e quella del prof Aiello, intensamente vissuta fino all'ultimo. Due formule, due modi di campare. Addio professore, addio Peppino, così lo chiamava  sua moglie, anche se era alto circa due metri e aveva l'aspetto di una montagna. La Concetta ne sarà addoloratissima. Un abbraccio, cara amica!


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