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Compleanno

Uno di questi giorni era il mio compleanno. Sono su Google + ma chiaramente non riesco a farci niente, ho poco  tempo e devo darmi delle priorità. Quindi penso che non userò mai Google +. Però ho acceso il PC e c'era, nella scritta Google, una gran quantità di dolci e torte con candeline. Mi son chiesta cosa volesse dire. Ho passato il mouse ed era un buon compleanno! Bellino! Il primo augurio a notte tarda appena tornata dal lavoro. Poi la Loretta mi ha dedicato un post con delle iris meravigliose e Sari mi ha fatto gli auguri e le mie figlie mi hanno regalato una collana etnica e la Giusi mi ha regalato le poesie di Wislawa Szimborska. Gliel'avevo detto io tempo fa che avevo letto delle poesie di questa signora polacca e lei aveva detto "Che?" quando avevo pronunciato il nome. Sconosciuta per lei come per me fino a quando Duck l'anno scorso non aveva postato una sua poesia . Ricordo che scrissi nel commento "ma come cavolo si legge questo nome pieno di consonanti?" E ora amore fulminante. Qui di seguito  una sua composizione intitolata appunto compleanno. Esprime uno stupore che spesso prende anche me davanti alla vita. Avrete provato anche voi questa sensazione/pensiero, a me capita  di più di notte, quando vedo il grande lampione Luna acceso sopra la mia testa lontanissimo nel cielo e d'improvviso, togliendo di mezzo simboli, luoghi comuni, fiabe di bambina, mi stupisco di essere in un mondo fatto così, una palla di roccia con una pelliccia di verde e una pelle d'acqua, e un'altra palla di roccia appesa in cielo e tutto mi sembra nuovo e appena fatto e le parole insufficienti a dare nomi e a chiedersi perché tutto proprio così.

Tanto mondo a un tratto da tutto il mondo:
morene, murene e marosi e mimose,
e il fuoco e il fuco e il falco e il frutto -
come e dove potrò mettere il tutto?
Queste foglie e scaglie, questi merli e tarli,
lamponi e scorpioni - dove sistemarli?
Lapilli, mirtilli, berilli e zampilli -
grazie, ma ce n'è fin sopra i capelli.
Dove andranno questo tripudio e trifoglio,
tremore e cespuglio e turgore e scompiglio?
Dove porti un ghiro e nascondi l'oro,
che fare sul serio dell'uro e del toro?
Già il biossido è cosa ben preziosa e cara,
aggiungi la piovra, e in più la zanzara!
Immagino il prezzo, benchè esagerato -
grazie, io davvero non l'ho meritato.
Non è troppo per me il sole, l'aurora?
Che cosa può farne l'umana creatura?
Sono qui un istante, un solo minuto:
non saprò del dopo, non l'avrò vissuto.
Come distinguere il tutto dal vuoto?
Dirò addio alle viole nel viaggio affrettato.
Pur la più piccola - è una spesa folle:
fatica di stelo, e il petalo, e il pistillo,
una volta, a caso, in questa immensità,
sprezzante e precisa, fiera fragilità.



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Ho tolto tutti i post sugli amici che sono morti di recente. Mi pareva che questo diventasse un blog di lapidi. E' vero che all'età mia è facile che molte persone intorno muoiano, non tocca a noi finché siamo qui a raccontare. Infatti è morta un'altra amica, in questi giorni, io l'ho saputo troppo tardi e non ho potuto andare al funerale . Eravamo amiche da quando avevo il negozio, lei era stata una delle mie prime clienti, persone che capitavano e con cui spesso si creava un'intimità come se invece ci si conoscesse fino da piccole. Succedeva anche perché il negozio era una "missione", diceva così Mauro, che non ci si guadagnava niente e si teneva aperto per diffondere una buona novella sulla possibilità di coltivare in modo più rispettoso della natura e in generale vivere in Pace, un concetto di pace ampio e diffuso, che riguarda tutto il nostro modo di stare al mondo. Con alcuni si condivideva questa visione delle cose e anche una certa autenticità e immediatezza, così succedeva con questa che è morta adesso.
Aveva, questa donna, un viso scolpito come un'indiana americana, e un corpo forte e abituato al lavoro fisico. Avevamo bambini della stessa età e lei aveva un marito scelto per amore con cui aveva un rapporto anche quello forte e non sempre facile. Mi pare che i rapporti veri non siano mai facili.  Era stata ammalata ed era guarita, o almeno aveva temporaneamente superato la malattia. che è tornata ad aggredirla molti anni più tardi. Aveva una vita piena e generosa, aveva avuto ragazzi in affido e aveva creato una famiglia aperta e accogliente. Non so quanto avesse viaggiato, ho l'impressione che non lo avesse fatto tantissimo, come chilometraggio, ma quel poco intensamente.
Una sera al cinema dietro di me una giovane sconosciuta appena tornata dal viaggio di nozze raccontava all'amica seduta accanto a lei che col marito avevano " fatto" i Castelli della Loira, come se li avessero fatti di persona o partecipato alla costruzione. Diceva i nomi e che ne aveva visti tre, ma poi alla fine visto uno visti tutti, disse con l'aria di chi viaggia molto ed è esperto, chissà che ne avrebbero pensato gli architetti  costruttori, di una frase del genere. La mia amica no, non viaggiava così, viaggiava lentamente e col cuore, una volta aveva fatto un viaggio per incontrare  il Dalai Lama e se ne era fatta illuminare a lungo. Negli ultimi anni viaggiava a piedi per giornate intere  e tutto questo camminare e meditare le aveva permesso di tenere a bada le malattie che la minavano.
Una mattina molti anni fa capitò in negozio ed  era radiosa: mi disse che pensava di essere incinta, anche se era troppo vecchia, aveva alcuni anni più di me. Le dissi quanto ero felice per lei, e lei disse che erano stati imprudenti, lei e il marito, ma avevano fatto l'amore  senza contraccettivi dopo tanto che non succedeva, e l'avevano fatto tante volte "Ci siamo sfogati!" mi disse e si capiva che voleva dividere con me questa cosa bella che era successa, di ritrovarsi col marito. Chiacchierammo un pò, poi lei se ne andò e mi rimase per tutta la giornata un sorriso in faccia per la cosa in sé e per sé, che era molto bella, e per il dono di questa intimità che non è una cosa che si riceve tutti i giorni. Mi aveva scelto per raccontarmi questa cosa speciale . Parecchia gente pensa che di certe faccende non si deve parlare, che non è opportuno e neanche di buon gusto. Nel nostro negozio (nostro perché ho sempre avuto delle socie e sarebbe ingiusto dimenticarle) molte persone parlavano piuttosto liberamente, e io ascoltavo sempre volentieri. Mi piaceva moltissimo ascoltare i racconti degli altri. A volte succedeva che qualcuno giudicasse male una persona che a me invece piaceva: dipendeva, penso, dal fatto che io ascoltavo in profondità e che mi immedesimavo molto. Se ti metti nei panni di un altro vedi le cose dalla sua prospettiva e può sembrarti meglio di come appare dal di fuori, o almeno capisci le sue ragioni. Questa amica era molto aperta,  parlava liberamente, e ti raccontava molte cose che tutte danno "struttura" e sapore alla vita , il far l'amore, la fede in Dio ( era credente), la meditazione, l'orto, gli olivi, i bambini che crescono...Ero stata alcune volte a casa sua, una  casa di campagna vecchiotta, tipo la nostra , molto semplice, in cui avevano fatto pochi lavori per renderla abitabile, ed era diventata comoda e personalissima.Proprio bella.  Ricordo un pomeriggio di primavera, marzo o i primi giorni di aprile, perché la luce del sole filtrava attraverso le prime tenere foglie dei tigli e si colorava di rosso per tanti tulipani piantati come per caso, a manciate. Aveva un buon gusto innato e un gran senso della decorazione, sia in casa che in giardino. Ero stata a trovarla l'ultima volta un paio d'anni fa e trovai la casa un pochino trascurata e lei che non stava granché bene, ora che ci penso forse già si stava preparando ad andarsene. Uno strano effetto quello dell'anima che si ritira dal posto dove ha abitato per tanto tempo. Chissà come sarà adesso la sua casa senza di lei, non riesco ad immaginarmela . Non riesco ad immaginare e non vorrei vedere il piccolo giardino lasciato a se stesso e i suoi figli che lasciano il nido vuoto. Anche se di sicuro lei aveva lavorato bene perché loro fossero pronti per la vita. Addio mia cara, sarai sempre nei miei pensieri.  Cerco nel mio nuovo libro una poesia adatta per lei e per far ciò apro a caso, sperando che il caso sia necessità e mi procuri la poesia giusta. Ed ecco cosa trovo:

Un minuto di silenzio per Ludwika  Wawrzynska



E tu dove vai,
là ormai non c’è che fumo e fiamme!

- Là ci sono quattro bambini d’altri,
vado a prenderli!
Ma come,
disabituarsi così d’improvviso
a se stessi?
al succedersi del giorno e della notte?
alle nevi dell’anno prossimo?
al rosso delle mele? al rimpianto per l’amore, 
che non basta mai?
Senza salutare, non salutata
in aiuto ai bambini corre, s’affanna,
guardate, li porta fuori tra le braccia,
nel fuoco quasi a metà sprofondata,
i capelli in un alone di fiamma.
E voleva comprare un biglietto,
andarsene via per un po’,
scrivere una lettera,
spalancare la finestra dopo la pioggia,
aprire un sentiero nel bosco,
stupirsi delle formiche,
guardare il lago
increspato dal vento.
Il minuto di silenzio per i morti
a volte dura fino a notte fonda.

Un giro intorno e dentro il laghetto.






Questa primavera il mio giardino, al costo di un lavoro personale abbastanza duro, è piuttosto ordinato e molto meno effetto giungla dell'anno scorso. Ho tolto moltissime annuali, che nascono da sole, per permettere alle perenni di svilupparsi e dare il meglio di sé. Alcune piante sono cresciute a dismisura, come naturale e forse un pò di più. Il ceanothus accanto alla vasca  rispetto allo scorso anno è dieci volte più grosso, più della sua pianta madre. Avevo fatto delle talee e le avevo date ad alcune amiche, ma loro hanno perso le piante, la mia invece è cresciuta bene e diventata enorme. Questi successi convincono che fare il giardino, anche se perdi alcune piante che compri, alla fine è un'attività sempre in positivo. Qui da me alcune delle piante più belle sono arrivate da scambi, talee o semi, cioè gratis e con un valore aggiunto affettivo. Ma anche quelle comprate spesso hanno una carica affettiva, quando vengono dalla Valeria del "Posto delle margherite", o dai giovani dell"Erbaio della Gorra", o da altri vivai molto amati o anche dalla Cristina qua vicino.

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Il fiore della ninfea Mayla



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Danze amorose delle libellule turchesi



cra cra...

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Intorno al ceanothus avevo messo eremurus giallo, scille di due varietà, aquilegie, tappezzanti, e tutto è sparito sotto la gran massa di fiori blu. Tutto dovrà essere recuperato fra breve oppure in autunno, mi preoccupa togliere le radici a stella ( o a ragno) degli eremurus, che si spezzano tanto facilmente! Il giardino cresce e matura, come la vita, qualcosa si perde e qualcosa aumenta e diventa preponderante rispetto al resto. Metterò delle foto di prima e di ora. Il ceanothus thirsyflorus repens, questo qui che ho io, lo vedo fiorito anche altrove, nei miei viaggi in auto, e non mi pare così bello. Ce n'è uno in un triste giardinino limitato da una triste cancellata quasi carceraria, e alle sue spalle una casa di costruzione recente con le finestre sempre chiuse. E' tutto fiorito, ma è solo! Brutto . Questo mi dice una volta di più che nel giardino conta l'esemplare, ma soprattutto l'insieme e l'armonia che si crea, quando si crea. I miei  ceanothus mi sembrano bellissimi e probabilmente lo sono, anche per la vicinanza di  moltissime altre piante, fra cui una salvia da cucina che Mauro infilò nella terra del greppo lì accanto, e per lo specchiarsi nel laghetto, che ora è quasi affollato di ninfee. Rane ne ho contate almeno dieci, che saltano in acqua quando scendo la scaletta, ma non tutte, alcune più temerarie restano a guardare, un serpentello che riposava su una foglia di ninfea è scivolato senza fretta nello stagno, e i pesci sono ormai abbastanza grossi da non temere ( spero!) attacchi dai predatori... Sono arrivate le libellule grandi ( libellula depressa) e quelle piccole turchese iridescente, meravigliosi gioielli volanti che si uniscono a coppie sull'acqua.... insomma primavera a tutti gli effetti, con rose, bocci, iris di colori difficilmente definibili eccetera. Inutile fare, come scrisse Mariolino, il catalogo di Ingegnoli.
 Il lavoro in giardino questa primavera è soprattutto TOGLIERE, tagliare, potare, ed eliminare. In qualche modo anche nella vita si tratta di ridurre. Si dovrebbe ridurre anche il lavoro, che è proprio troppo!!  Troppo in giardino, in casa e al lavoro che ci fa mangiare. Ma come si diceva con la Loretta del Roseto, abbiamo ancora questa compulsione a comprare e riempirci di piante, pur sapendo che non ce ne potremo occupare per bene, come meriterebbero. Io quest'anno però mi sono contenuta ed ho comprato solo una Mulembergia capillaris e poi  Valeria del Posto delle Margherite mi ha regalato una Phuopsis Stylosa che vado a vedere di continuo perché sta all'ombra vicino a delle pericolose campanule invadentissime. Le faccio largo per vedere i suoi fiori quando le capiterà di produrli. Questa Phuopsis la vidi in una foto su "Giardini" in un bordo misto in Inghilterra, un giardino fatato, creato e curato da due uomini. Dicono che i giardini fatti dai maschi siano più verdi e meno fioriti, questo qui era pieno di fiori colorati ...La Phuopsis mi rimase in mente per i fiorellini a palla, mi piacciono molto i fiori a palla, come le Echinops e le palline delle Buddleie, e ne parlai con Valeria, finché adesso lei l'ha seminata, me l'ha regalata e ce l'ho con me. Una vera responsabilità farla crescere e fiorire e vedere come si comporta. Con le foto di Mauro, che mi sembrano bellissime nonostante io sia con lui ipercritica, facciamo un giro intorno alla vasca, o laghetto che dir si voglia. La foto d'insieme la dedico alla Luisa, che sarà difficile possa venire a vedere di persona. Se avrò tempo di inserirle , che ci vuole veramente troppo tempo anche per questo,  mio marito ha fatto una valanga di foto.

nuove amiche

Non posso stare tanto tempo al computer, quindi molte delle persone che mi seguono non posso ricambiarle, forse lo potrò fare quando andrò in pensione...però apprezzo tanto i commenti e mi resta il rimpianto di non poter vedere e toccare, stringere le mani, fare un vero incontro con molti di quelli che sono passati di qui. Chissà come sta Luisa, o Gio, o Ommarì ? Spero tutti bene. Alcune persone sono venute a cercarmi e una di queste è Maura, di cui, col suo permesso, pubblico una mail che mi ha inviato che mi ha commosso. Eccola qua.


Il breve racconto che segue é il mio "regalo" di compleanno.

Questa é la vera storia di come fu che un' internauta dilettante e pasticciona 
una notte  senza sonno si mise a leggere un certo blog.

Se quel giorno mi fossi stancata,
quella notte mi sarei addormentata.
E non avrei navigato e navigato
per approdare infine
ad un luogo incantato...

Dunque, " Iris & libellule "entrambi molto amati da mia madre. Salto indietro 
nel tempo.
Una calda domenica  del 1966 o '64 o forse '65, verso mezzogiorno. Su una 
stradina del Garda bresciano, mia madre cammina davanti a noi - mio padre, mia 
nonna ed io bambina seduti in macchina ( la mitica Giulietta sprint blu 
elettrico, ma questa é un'altra storia che se vorrai racconterò) papà guida 
pianissimo - lei é in sottoveste nera e abbraccia un grande mazzo di iris e 
giunchiglie.
Per coglierli e per vedere più da vicino le libellule é finita in un fosso 
infradiciandosi da capo a piedi, nonostante o forse proprio perché mio padre le 
diceva di non scendere, che sarebbe scivolata senz'altro con quei sandali col 
tacco e la suola liscia. Ecco. Appunto.
Ma lei, in fondo al fosso aveva colto più fiori che poteva, era risalita e 
senza fare un "plissé", s'era tolta gonna e camicetta e marciava sotto un sole 
giaguaro per asciugarsi alla svelta. Teneva il broncio a mio padre, in modo del 
tutto illogico gli dava la colpa di essere caduta nel fosso, ma rideva e 
cantava mentre la nonna Pierina mi diceva : " l'é tutta 
matta la tua mamma, tutta matta!" ma anche lei rideva, ridevamo tutti!
E io rivedo i fili d'erba bagnata sulla sua pelle lattea e quella macchia 
nera, gialla e viola danzante sotto il sole come fosse qui ora...Ho iniziato a 
leggere " Neve a Ciggiano"  e non
mi sono più fermata.


 Maura Bitetto dice che un blog è un luogo incantato. Chi lo sa? Io per me lo uso come ripostiglio dei pensieri, cercando di non caricarlo di cose troppo tristi e pesanti, che in ogni modo a volte escono da sole . Dai ricordi  di chi scrive il blog chi legge risale ai propri ricordi, come se uno gli porgesse il capo di un filo dimenticato, e riavvolge le immagini della propria vita. E' il meccanismo della mente per cui a volte i lettori trovano nel testo molto di più di ciò che il narratore pensava di averci messo. Maura mi ha stupito, con me si è messa in gioco con grande entusiasmo, dimostrando che alla nostra età si ha ancora voglia di aprirsi a nuovi rapporti e amicizie . D'altra parte da quando mia figlia impostò questo blog per me, che da sola non sarei stata capace, da esso sono nati molti nuovi rapporti e quindi la mia vita piccolina si è allargata e si è aperta, il contrario di quanto avviene invecchiando. Per Maura e per tutti ninfee e libellule, sempre nelle foto di Mauro che sta diventando proprio bravo!


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Le libellule turchesi si uniscono "Coda-testa " e volano attaccate, davanti sempre quella più colorata 




Bisogna crederci

Sono orgogliosa di me quando penso che all'inizio, quando arrivammo qui nel 2000, davanti alla casa c'era un boschetto di bambù che quasi impediva di entrare, che fu una gran fatica estirpare e dove ora c'è la vasca c'era una discarica di macerie lasciate dai muratori quando ristrutturarono.  Veniva gente a trovarci e vedere  dove ci eravamo trasferiti e tutti dicevano " Bel posto, eh! Ma avete tanto da lavorare!" Le prime volte dicevamo di sì, che ci aspettava un gran lavoro, dopo un pò quando gli ospiti se ne andavano Mauro sbuffava:
 "Ma perché non pensano per sé!-diceva- Ma pensi a lavorare a casa sua!"
Perché a Mauro vedersi prospettare un lavoro lungo e faticoso gli produce un'insofferenza profonda. Se vuoi ottenere qualcosa da lui devi stimolare il suo lato creativo, non la propensione all'impegno. Effettivamente vedersi davanti anni di lavoro fa venir voglia di fare le valigie, qualche volta.
Col tempo di cose ne sono state fatte tante e tantissime ancora resterebbero da fare, anche perché  si procede  piano piano, con molto lavoro manuale,  come la tartaruga.o la lumaca. Incredibile come siano veloci e attive le lumache, ne trovo dappertutto, e ora spesso anche in cima agli arbusti, con la pioggia che le incoraggia. Una lumaca riesce a percorrere distanze e mangiare quantità di cibo che per un umano sarebbero impensabili.  Purtroppo io e le lumache siamo diventate nemiche giurate.

Riguardo alle cose da fare c'è anche da dire che le persiane, ottimo esempio, le sistemi e le ridipingi, ma dopo due o tre anni lo devi fare un'altra volta...quindi non finisci mai. E questo forse è immagine della vita dell'uomo, che non finisce mai niente e lascia incompiuto. O semplicemente è un animale come gli altri che fa la sua casa pensando di fare qualcosa di eterno, ma non è così.

Trasformare una discarica di sassi in un angolo amato di giardino è una gran soddisfazione.  Se  dovessi rifare la vasca ora penso che cambierei qualcosa  e mi farei aiutare da qualcuno più bravo di me, perché per esempio il bordo non è tutto allo stesso livello e costringe ad un lavoro di mascheramento del telo nero. Aspetti tecnici su cui non occorre soffermarsi. In ogni modo, lo raccontai in un vecchio post, al terzo giorno che avevo messo un pò d'acqua per fare assestare il telo arrivarono le libellule. E' evidente che sentono "l'odore" o qualcos'altro che le attira da molto lontano. Non c'erano mai state libellule, il posto è asciutto, che ci venivano a fare? Ora la vasca è un vero piccolo Biotopo, e non so neanche quali e quante creature ci vivono dentro e intorno. Non ho una pompa per il ricircolo dell'acqua, ma con molte piante ripariali, e ossigenanti sotto la superficie, l'acqua è pulita. Questo della limpidezza è  un dato molto variabile, se sale la temperatura tutto cambia di nuovo, si formano più alghe e lo strato superficiale si riscalda molto, si formano perfino delle bolle di fermentazione e la vasca somiglia alla palude della Donna della Birra delle fiabe di Andersen. Ogni tanto tolgo erbe ossigenanti a manciate, come chi pesca in un'insalatiera, perché penso che i pesci  rossi abbiano più posto per nuotare. Alle gambusie invece piace stare sulla superficie fra le fronde felciose delle ossigenanti.

Mi pare che gli animali che vivono nel laghetto siano abbastanza a loro agio, se non felici. Per la felicità bisognerebbe chiederglielo. Quando ci avviciniamo sentiamo una serie di  Pluf Splash Plof di rane che si buttano in acqua, vediamo i loro tuffi acrobatici, e a volte i salti dei pesci. In passato abbiamo avuto anatre e polli, oltre ai cani e gatti, ed avere animali è sempre molto divertente, anche se a volte procura delle preoccupazioni in più. Perché, come dico sempre, gli animali  NON PARLANO! Sarebbe semplice se dicessero "Mi fa male qua, in questo posto preciso.. " Oppure "E'stata una vespa a pungermi e non una bruca!" come è successo alla Holly qualche giorno fa che aveva il muso gonfio da far paura e via siamo andati dal veterinario. A proposito di bruche, com'è che finché sono belli e colorati sono bruchi e quando sono devastanti e urticanti sono bruche? Nel linguaggio sta già la diffidenza nei confronti del genere femminile.

Ma torno alla vasca dei pesci e di tutti gli altri animali. Chi se lo immaginava che dopo aver scavato a lungo (quasi due anni) quella buca e spostato terra e tolto sassi, e aver fatto muretti anche solo per sistemare i sassi, la vasca dei pesci sarebbe diventata la casa di tanti animali e una piccola oasi di riproduzione delle libellule, fino ad essere il soggetto di tante foto di Mauro, che è poi mio marito? Insomma da una piccola opera vengono una serie di conseguenze a catena, tutte interessanti, che poi vengono documentate con una cura quasi da guardone..
Offrire una casa ad insetti meravigliosi e sempre minacciati da pesticidi e siccità è una piccola "opera di bene", non lo sapevo quando la feci.

Certo non è facile, senza mezzi economici importanti da dedicare, realizzare le cose. Bisogna crederci, credere che ci farà. E qui mi torna in mente G. G. era un pittore che aveva lo studio in città nei pressi del nostro primo negozio. Era un uomo piccolo e forte, che avevo visto tante volte ma che non conoscevo di persona. Ogni giorno passava davanti al negozio e salutava un altro commerciante che aveva lì un negozio da una vita.Io chiacchieravo con quest'altro signore e  così, senza ricordare come avvenne  di preciso, nacque un'amicizia.

Tutti e tre avevamo l'orto. La mattina io portavo il pomodoro più grosso raccolto il giorno prima, quando arrivava G. tenevo il pomodoro in mano, nascosto dietro la schiena, e poi glielo sparavo davanti. Lui rideva, anche lui ne aveva portato uno enorme e anche quell'altro signore, entravamo in negozio e sulla bilancia della frutta si pesavano tutti e tre i pomodori per vedere quale pesava di più. Si trattava dei pomodori "Bistecca" che cominciavano a diffondersi fra gli ortisti . G. rideva molto di queste gare, poi mi invitava a salire allo studio per vedere le ultime tele . Ci stavo pochissimo, perché intanto il negozio era aperto e non lo potevo lasciare e lui ogni volta mi raccontava un pezzettino della sua vita. Era quella la più importante opera d'arte.

Si dice che gli artisti siano estrosi e amanti della trasgressione. Chi vuol farsi artista spesso si impone uno stile di vita eccessivo che magari non gli appartiene per niente. G. aveva per natura una vita esagerata, che gli rimaneva naturale e necessaria, ma che  a volte lo disturbava , gli sarebbe piaciuto a momenti essere un uomo mite e tranquillo e non essere preda di passioni ed emozioni violente. Era piccolo e concentrato, mai vista tanta energia in un uomo solo. Le prime volte era anche piuttosto sgradevole, guardava di traverso, ma con le parole era sempre un pò galante, io non c'ero abituata e la cosa mi disturbava un pò, il fatto che venga prima l'essere maschio e femmina, in una relazione umana, di tutto il resto , mi disturba, ma G. era fatto così, una creatura dell'altro sesso la guardava sempre e l'approcciava come fanno i galletti mugellesi, con una danza che allude al sesso e al possibile possesso. Presto trovai la via per comunicare con G. in modo autentico, che significava soprattutto ascoltare. I suoi racconti erano spesso incredibili, proprio nel senso che non ci potevi credere, tanto erano strani e inconsueti. Non si possono ripetere, ma per dirne una pare che uno dei suoi cani, una volta, avesse ferito o ucciso un ladro penetrato nel recinto. Cose che possono sconvolgere la vita. Lui restava impressionato ma quasi non toccato, sopravviveva. Una sola esperienza di questo tipo può segnare la vita di un essere umano, lui ne aveva tante.

Dopo un pò mi venne il pensiero di scrivere la sua vita. Allora non scrivevo, non ne avevo assolutamente il tempo, ma mi sarebbe piaciuto, e glielo dissi , gli dissi che potevamo sederci nella sua casa di campagna, quando l'avesse terminata e io potevo scrivere la sua storia bellissima, colorata, violenta e appassionata e anche di quando andava a caccia in Sicilia , con l'odore dell'origano e del mirto che riempivano l'aria e  c'erano dei massi lavici con delle piccole cavità scavate apposta, ci mettevi dell'olio e un uovo e per il gran calore assorbito dalla pietra ti facevi un uovo affrittellato senza pentola. Da questo, alla politica, alle persone con cui aveva avuto a che fare, ai suoi figlioli, alla moglie, alle donne incontrate, agli animali, la vita di G. era un racconto bellissimo. Ma non l'abbiamo mai fatto di scriverla e mi dispiace immensamente perché un biografo che racconti solo i fatti si perde il senso e il sapore  ... Ascoltarlo era una fatica notevole, parlava quasi sottovoce, e molto come con se stesso, dando molte cose per scontate, come se tu le conoscessi, poi a volte tirava fuori una cosa così grossa che ti sorprendeva e ti ci voleva un attimo per accettarla, ma lui intanto era già avanti e ti eri perso un pezzo della storia.

Alcune persone sogghignavano parlando di lui e dicevano che era un ballista, uno che racconta grosse bugie. Gente mediocre che non riconoscere l'ECCEZIONE quando la incontra, perché neanche la concepisce...Questo fatto metteva fra lui e l'ascoltatore una barriera, lui capiva che quell'altro non gli credeva e si irritava. Io dapprincipio feci una specie di atto di fede, decisi ci credergli,  se non altro di credere che quella che stavo ascoltando era la sua verità . Con gli anni verificai che era tutto vero. Da una conoscenza occasionale nacque in me un grande affetto per G:, un sentimento fatto di molte cose, simile a quello per un padre, molto diverso dal mio babbo e forse per quello complementare, simile anche a quello per un maestro. Avevamo interessi comuni, le piante, gli animali, con cui però lui aveva un approccio completamente diverso dal mio. Conosceva qualcosa di genetica e incrociava gli uccelli, ottenendo ibridi con caratteristiche che lo interessavano. Allevava lepri e tortore, polli e piccioni. Innestò un pesco su un salice e l'innesto funzionò. Fece delle pesche grosse e amare. Disse che l'aveva fatto per gioco. perché in estate veniva un amico con la moglie che gli mangiava sempre la frutta dagli alberi, e quella volta lui l'aveva incoraggiata a assaggiare quella pesca, sapendo che era amara, e infatti quella l'aveva sputata subito al primo boccone.... Mi figuravo il pesco salice e G. mi pareva un piccolo Dio rissoso, o un uomo che gioca  a fare Dio. Ma non mi scandalizzava affatto. I primi tempi che lo conoscevo gli misero un pacemaker . Dopo un pò che era tornato dall'ospedale mi disse che aveva tanto concime di pollo, ne volevo un pò? Potevo portarlo a casa con un carrellino da attaccare alla macchina, me lo poteva prestare, se volevo potevo andare  a caricarlo. Io ci andai con la mia bambina più grande che poteva avere cinque o sei anni. Lavorammo io e lui per qualche ora e riempimmo il rimorchio del trattore, il giorno dopo sarei andata a caricare l'altro carrellino.  Lui salì sul trattore e disse che sentiva che non era aggiustato bene, che forse si ribaltava.

"Per carità- gli dissi- Controlli bene, con tutta la fatica che abbiamo fatto per caricarlo!"
" Ma no- disse lui- secondo me  va bene.." Partì e il rimorchio si ribaltò subito, tutto il concime finì in terra. Io ero fra  esterrefatta e annullata, tutto quel lavoro da rifare e  ormai era tardissimo, Mauro mi aspettava per cena e avevo la Fiamma, mia figlia, con me, che era stanchissima . Anch'io ero stanchissima.
 "Vada a casa-mi disse- se ne riparla domani .."
La mattina dopo arrivò allo studio e gli chiesi come ci mettevamo d'accordo per ricaricare il rimorchio.
"Non c'è bisogno, l'ho già fatto io. "
"Ma è matto? -gli dissi. Quanto ha lavorato?"
" Sono tornato a casa a cena alle undici (di notte) .Diciamo che ho fatto il rodaggio al pacemaker." Sorrideva.
Era un pò matto,  ma passare una giornata di lavoro con lui era un divertimento. E' stato l'unico di cui è stato un pò geloso mio marito, diceva che gli facevo dei corni "psichici". Ridicolo. G. diceva che doveva trovare, da giovane, una donna come me, quante cose avremmo fatto insieme, quanti interessi avremmo condiviso.
Io gli dicevo "E quanto avremmo leticato! Lei non deve guardare adesso che siamo amici, deve pensare ad una convivenza, coi nostri caratteri ci saremmo scontrati continuamente! Abbiamo trovato le persone giuste, glielo dico io, io mio marito e lei sua moglie."
Mi pare di aver scritto anche troppo. Vi annoierò, ma sapete che scrivo anche per me, per fissare i ricordi e in questo caso dichiarare affetto a G. che non c'è più da alcuni anni, è ancora mio maestro e mi ha lasciato una menta forte e invadente che me lo ricorda....  Il seguito della storia nella prossima puntata.

Bisogna crederci 2

Fra me e G. c'era un rapporto preciso, misurato, ci siamo sempre dati del lei e dopo i primi tempi anche Mauro gli si affezionò molto. A Mauro dava del tu e lo trattava sempre con affetto, quasi come un figliolo, perché aveva capito che Mauro non è competitivo con gli altri uomini, che gli credeva e lo ammirava, e G. lo aveva accolto fra le persone a cui voleva bene. Non erano tante queste persone, in generale G. era proprio come un gallo minaccioso e collerico, disposto facilmente ad arrabbiarsi. Non gli era venuto niente facile nella vita, aveva dovuto conquistarsi tutto, ma la sua predisposizione alla pittura e alla scultura era così evidente che quando da adulto aveva frequentato l'Accademia di belle Arti subito gli avevano riconosciuto il suo talento. Aveva conosciuto e avuto rapporti con molti dei pittori più importanti del suo periodo, mi ricordo Annigoni, Guttuso e Sassu, ma poi  non gli interessava niente di frequentare l'ambiente per farsi notare e tornava a lavorare con le mani in campagna, a fare i suoi incroci genetici, a coltivare pomodori e frutta. Quando gli parlavo dei miei cani mi diceva che c'è il cane dominante, che ha bisogno di un padrone forte e autorevole, e c'è il cane recessivo, che non trasmette neanche i suoi geni e ha un carattere mite e per lui non interessante, a lui interessava lottare, con i cani, con le persone, con la vita. Gli interessava la gente che gli resisteva, gli si opponeva, la gente con una personalità. Ancora faccio questa distinzione fra me e me quando incontro persone nuove, mi chiedo se una persona è recessiva o dominante.
G. aveva alcuni figli e una famiglia del tutto normale e tranquilla, diversamente da lui. L'aveva guidata col pugno di ferro e le aveva garantito i mezzi economici anche se poi si era lasciato lo spazio per tutte le sue sperimentazioni. Teneva la sua famiglia, di cui era giustamente orgoglioso e geloso, e tutto il resto in due compartimenti stagni che non dovevano venire a contatto. I suoi figlioli, per quel che ne so, erano ragazzi beneducati e poco portati per gli eccessi e le stravaganze, e da grandi avevano lavori e famiglie stabili . Sempre per le sue competenze di genetica diceva che dei suoi figli nessuno poteva essere come lui, che la genialità saltava una generazione e si sarebbe ripresentata nei nipoti. Quando ebbe i primi nipotini  li esaminava e indagava, con lo stesso atteggiamento che aveva a volte con i cuccioli dei suoi cani, per spiare i segni di quello che sarebbero diventati, certo che avrebbe trovato fra i suoi discendenti uno che gli somigliava molto, da non amare più degli altri, ma da seguire di più. per dargli qualche dritta, visto che sarebbero stati uguali. Non so se gli sia riuscito. Ad un certo punto spostammo il negozio e non ci fu più modo di vedersi quasi quotidianamente come prima, ma quando ero libera ed ero in città, nelle ore in cui sapevo che poteva essere allo studio, andavo a trovarlo e ricevevo ancora pezzi di quel racconto intricato che era la sua vita. Dicevo" Bisogna sedersi e scrivere, scrivere date, tempi certi, una griglia e poi dentro tutte queste cose!"
" Si farà-mi diceva- si farà!"

Intanto aveva fatto costruire con molte delle sue risorse una casa in campagna da una impresa edile che aveva realizzato il grezzo, il resto lo voleva finire da sé. Andavamo a trovarlo con le bambine e c'era il cantiere aperto e una confusione indescrivibile, scoraggiante a vedersi. Ferri, macerie, materiale edile, erbacce, un orto molto incasinato perché lo faceva mentre costruiva e solo per metà giornata, l'altra metà lavorava per procurarsi le risorse per tutto quello e la famiglia. Lavorava con lui un amico più giovane, un uomo alto e mite. Recessivo, l'avrebbe  bollato G. , ma gli voleva bene. Erano tutti e due abbastanza sporchi e sudati, presi dal lavoro ben oltre il tramonto del sole. Con questo amico, diciamo Paolo, G. ha vissuto tutte le fasi di una vera amicizia, fino al rifiuto, fino a scacciarlo e poi ad accoglierlo di nuovo. Paolo lavorava con G. gratis,  aveva un enorme affetto per lui ,  un attaccamento come ne scatenano questi personaggi molto forti, con quest'energia che è come quella dei vulcani, o meglio come quella di certi fenomeni cosmici, stelle di neutroni o buchi neri, che attirano a sé gli oggetti vicini, che poi distruggono. Le stelle di neutroni sono piccole e densissime e non lasciano andare neanche la luce, difatti non sono luminose.

G. attirava le persone in questo modo e dovevi conservare una certa distanza nell'averci a che fare per non farti male e non essere stritolato dalla  sua potente personalità, eppure non avevi mai l'impressione, come a volte accade, che ti risucchiasse energia, ma anzi ne eri sempre arricchito e ritemprato, come se potessi attingere anche te alla sua fonte. Un giorno ci andammo che stavano impastando il cemento.
"Devo costruire degli archi e avevo chiesto il prezzo della pietra serena tagliata, ma non me lo posso permettere. Le pietre le faccio da me. "
"E come fa a farle da sé?" gli chiesi curiosissima.
 " Faccio una miscela di malta da restauro, in certe percentuali precise e ho costruito le casseforme, ce la colo dentro e faccio le pietre."
Io allora ero una purista integralista, stupidamente, lo riconosco, e la pietra finta non la potevo concepire, ma quella volta rimasi ammirata. Faceva le pietre una ad una, con pazienza , aiutato da Paolo. Non ci potevo credere che ce la facesse, ma ogni volta che andavamo a trovarlo  il lavoro era avanzato e lui aveva scolpito, in pietra serena vera, dei bassorilievi da inserire negli archi . Fra le pietre finte e quelle vere non si notava la differenza!

E' per questo che dico che bisogna crederci. G. ci credeva, credeva fermamente in se stesso e era certo di farcela e arrivare in fondo, non solo alla mole enorme di lavoro, ma anche alla soluzione dei vari problemi, strutturali, idraulici, di tiraggio dei camini, di ogni altro genere, che gli si presentavano via via che procedeva. Io ero abituata in una casa dove il mio babbo, pur essendo un tecnico, non cambiava neanche le lampadine e non sapeva aggiustare una presa di corrente. Per me G. era un fenomeno e penso che lo fosse realmente, in una società dove pochissimi sanno lavorare con le mani collegate al cervello, al massimo sono competenti in un ambito molto ristretto, chiamano sempre gli "esperti" e non sanno valutarne il lavoro . Per la sua casa realizzò dei bassorilievi che per me erano le sue opere più belle, meraviglioso quello che raffigurava la cacciata dal Paradiso dove comparivano i cavalli, una delle sue passioni.

Un giorno in una visita allo studio trovai un nuovo quadro con una Madonna, soggetto del tutto insolito per lui. Glielo dissi e lui rispose che aveva avuto con Paolo, di ritorno dalla campagna, un incidente che per un pelo non era stato mortale, e che nel momento in cui erano sbandati lui aveva avuto la visione della Madonna e aveva evitato il peggio. La macchina era distrutta ma loro erano vivi.Tornata a casa  raccontai a Mauro che G. aveva visto la Madonna. Mauro serissimo disse che non dubitava per niente delle sue parole, che un tipo come lui era in contatto diretto se non col soprannaturale almeno con la dimensione degli archetipi descritta da Jung, e di sicuro aveva visto la personificazione della Grande Madre o la Madonna che dir si voglia. Per questo, per ringraziarla, l'aveva dipinta.

Intanto eravamo venuti ad abitare qua e io avevo iniziato le mie peregrinazioni lavorative nei ristoranti, in città ci capitavo poco, a trovare G. mi ripromettevo sempre di andarci un'altra volta e nel frattempo passavano gli anni. Un giorno vidi dei manifesti di una sua mostra, ci andammo con la mia figliola più piccola e facemmo il giro fra i quadri appesi riconoscendo tante opere. Alla fine andai dalla ragazza all'ingresso e chiesi in che orario era possibile trovare G.
"Oh signora, anche lei come tante persone non sa che G. è mancato ..." e mi disse la data in cui era morto. Mi si riempirono gli occhi di lacrime. Eravamo stati suoi amici, conoscevamo sua moglie, ma non i figlioli se non per una conoscenza del tutto occasionale e abitando lontano ci erano sfuggiti i manifesti mortuari, così non l'avevamo potuto neanche salutare.

Quando il mio suocero era in ospedale capitò Paolo, che era stato suo amico e conosceva anche il mio suocero. Gli dissi come ero rimasta male di non aver saputo della morte di G. , di non essere andata al funerale. E così lui mi raccontò che gli era stato vicino fino alla fine, quando ormai la casa era completata e ci era andato a vivere con la famiglia,  i grandi lavori erano terminati,  G. aveva più di ottant'anni ed era malato e praticamente gli era morto fra le braccia. Era stata veramente una grande amicizia. G. aveva regalato dei quadri a Paolo, ma niente se non l'amore può giustificare quello che Paolo aveva fatto per lui. Ricordo la nostra ultima visita, aveva spostato l'orto e l'aveva separato da tutto il resto, in una zona esposta a nord, quello era il suo ultimo regno, contornato di viti da cui progettava di ottenere un vino specialissimo, e pieno di piante cariche di frutti insoliti.
Paolo mi disse che dopo la sua morte tutta una zona del terreno intorno alla casa, dove lui aveva lavorato negli ultimi anni, e che finché era vivo non si poteva toccare, era stata sgombrata, nessuno avrebbe saputo che farci, cosa tirarci fuori da quella roba. Disse Paolo " Hanno portato via due camion grandi carichi di ferro." E anche quest'enorme quantità di metallo gli sembrava un ultimo segno dell'eccezionalità di G. Potrei raccontare ancora tante cose di G. e forse un giorno rintraccerò i figli e chiederò il permesso di farlo, di raccontare le numerose zone in ombra, che lo rendevano ancora più umano ed eccezionale insieme. Credo che Dio, se c'è, ami di più chi ha combattuto con la vita di chi l'ha mandata giù come una minestrina di dado.

In una delle prime visite in campagna mi aveva dato una menta piperita fortissima e invadente. E la convinzione che bisogna crederci, questo è il primo passo per realizzare vasche( per pesci rossi,  libellule, ninfee e serpenti), muretti, giardini dell'Eden e una vita come un'opera d'arte.

A ben incontrarci

Rinnovo l'invito per il 5 , cioè dopodomani, a Milano, al laboratorio di Tessitura "Tessere incontri", metto qui il link su come arrivarci,  e spero che sia occasione per la presentazione del libro, ma anche per incontrare un pò di persone, so già che troverò di nuovo Maura e Marzio, che sono venuti a trovarmi alcuni giorni fa.

Da un "a ben incontrarci" a un addio, quello di Corrado Augias che lascia dopo una decina d'anni la conduzione del programma televisivo "Le storie/ diario italiano" . L'annuncio è stato dato nell'ultima puntata del ciclo stagionale, con una notevole asciuttezza, la solita, e sguardi severi che volevano sicuramente impedire che intorno dilagasse la commozione. Questa breve trasmissione intorno all'ora di pranzo mi ha fatto compagnia per tanto tempo, soprattutto negli ultimi mesi, ed è stata una presenza che mi ha rinfrancato e sostenuto. Un piccolo spazio di libero pensiero senza le melensaggini e le ipocrisie delle tv berlusconiane. In quest'ultimo incontro non ci sono stati ospiti, ma Augias ha di nuovo elencato i suoi ispiratori, Gramsci, Gobetti, gli illuministi e infine Piero Calamandrei, avvocato e uomo di grande cultura, toscano come me, di cui alla fine ha letto un brano che racconta il rapporto col padre, di cui si apprezza la parte migliore che in qualche modo si incarna in noi quando non c'è più... Ricordo bene che da bambina spesso guardavo la televisione fino alla conclusione delle trasmissioni, e allora c'era una sigla finale , con nuvole e cielo e una musica ... la stessa ha voluto Augias per il suo addio. Mi mancherà molto. Gli auguro ancora lunga vita. Addio invece a Franca Rame, mi duole molto la sua scomparsa, ma mi sarebbe dispiaciuto di più che non ci fosse stata,  bella, intelligente, coraggiosa, una signora davanti alla camera ardente l'ha definita " L'anima di Milano".

Article 1

Bene, sono già tornata da Milano, praticamente con l'elastico, che mi ha riportato a casa il giorno dopo . Sono molto contenta: ho conosciuto un'amica blogger di Milano, Ambra( Tra sogni e realtà) e un'altra amica che qualche volta ha lasciato un commento firmandosi Ommarì, in realtà Marisa, che è venuta apposta con la sua amica Rosy dalla Valsesia per incontrarmi. Sinceramente sono commossa da queste persone e avrei voluto parlare più a lungo con loro e conoscerle un pochino meglio, ma forse, anzi di sicuro,  ci saranno altre occasioni. Quanto a Marisa mi ha detto che si occupa dell'ospitalità dei pellegrini lungo i vari cammini, e abbiamo scoperto che avevamo un'amica in comune, di Arezzo, scomparsa di recente. Insomma il mondo è molto più piccolo di quello che sembra o forse è vera quella cosa dei "sei gradi di relazione" sei passaggi di persone conosciute per cui si può arrivare a chiunque sulla Terra. C'era anche Elisabetta Brambilla con la sua mamma, che ha lavorato con la mia amica Paola dell'Archivio Dedalus, anche lei presente, al libro insieme a me e che ha fatto una bellissima presentazione..questa ragazza che ha un'età vicina a quella delle mie figlie mi commuove per la partecipazione e  la comprensione del mio lavoro. Infine c'erano Maura e suo marito Marzio, che di recente sono venuti a trovarmi a casa mia. Devo dire con una certa sorpresa che mi è sembrato, incontrandoli , di ritrovare dei vecchi amici, nonostante che la nostra conoscenza sia recentissima. Ci siamo trovati tutti in un laboratorio di tessitura, un appartamento in una vecchia casa piuttosto suggestiva, con molte matasse di lana tinte con colori naturali appese come per decorazione. Eravamo pochi , ma forse per questo l'incontro è stato piuttosto spumeggiante e alla fine tutti parlavano e si scambiavano opinioni ed esperienze e mi è sembrato molto bello. Mi pare che siamo in tanti ad aver bisogno, oltre all'incontro virtuale,  dell'incontro reale, di trovarsi e scambiare con persone affini .Grazie a tutti , soprattutto alla nostra ospite gentile del laboratorio. E mercoledì pare che si riparta, di nuovo a Milano, organizzato dalla Paola, che però come editrice è in una tale girandola di presentazioni che non sapeva più dove e come, la prossima volta. Ce la farà questa vecchietta a tener testa alla sua amica? Intanto stamani sono andata in Piazza Duomo a piedi e sono passata davanti alla chiesa di San Lorenzo, dove non ho potuto entrare, era troppo presto, ma mi son goduta un pò la fila di colonne davanti alla Piazza , come mi piacciono! Milano è proprio bella, non ci potrei vivere forse, ma mi piace molto andarci.

La zia

Avevo detto che non volevo fare un blog di lapidi. Ma continuano a morire persone care. Questa volta sono andata al funerale, in un piccolo paese dove venivo spesso in estate durante l'infanzia, perché ci vivevano alcuni parenti della mamma. Si chiama con un nome che mi è sempre sembrato buffo, Palazzo del Pero.
Non so dove fosse il Palazzo e il Pero credo che sia secco da quel dì. Mi difendo dalla morte, è difficile che pianga. E per questa zia non ho pianto, e quasi nessuno piangeva, a parte sua figlia, e tutti erano sollevati che se ne fosse andata, dopo esser rimasta a lungo in coma. Ci si chiede"Quanti anni aveva?" "Settantacinque." "Giovane!"
Perché le strade sono piene di anziani molto più anziani accompagnati dalle badanti e non è un bel vedere, quando vedi di più questo che bambini che corrono in bicicletta o mamme con i passeggini.   Ma io mi ricordo di lei e la cullo nel cuore, quando aveva trent'anni, ed era leggera, magrolina e occhialuta, e lei e le altre avevano vestitini alla moda, stretti in vita, anni sessanta, ed erano belline, fresche e innamorate, perché una cosa va detta, che da loro abbiamo avuto l'esempio di matrimoni felici, di coppie unite per amore. Si vedeva che lo amava quel giovane magro e fine, che arrossiva e si arrabbiava facilmente, che aveva un buon lavoro ed era affidabile come lei.
Mi raccontò una volta, dopo che il marito morì e lei non riusciva ad accettarlo, che lui non voleva che lei lavorasse, voleva tenerla a casa, erano ancora i tempi che il marito si sentiva diminuito a permettere alla moglie di lavorare, non era abbastanza quello che guadagnava lui? Non le bastava, non la teneva abbastanza bene, lei e la bambina?
Ma lei eri decisa , prima glielo spiegò gentilmente e lui era duro più di lei, poi fece il concorso per maestra di nascosto, lo superò e lui si dovette arrendere. I primi tempi le assegnarono una scuola lontana dal paese, ma lei ci andò lo stesso e lui era scontento, era l'unico motivo di disaccordo, gli unici litigi li ebbero per il suo lavoro, e dire che non era una femminista, ma voleva  avere uno spazio suo, un suo lavoro con sue soddisfazioni, suoi soldini e un'indipendenza anche se forse non ha mai avuto un conto corrente personale. Poi lui ebbe un infarto e lei s'impaurì tanto, non lo voleva perdere e non voleva più che si arrabbiasse, che alzasse la voce e diventasse rosso, ed era sempre in pena per lui. Lo amava molto, e la  bambina? Quella era una meraviglia, bionda e ricciolina, gli occhi azzurri e niente occhiali, quelli con le lenti spesse che aveva sempre dovuto portare lei, anche se poi, appena possibile, mise le lenti a contatto . La rincorreva per il paesino, fino al bar di sua sorella, dove l'adoravano e quando arrivava sulla porta sembrava arrivasse il sole.

Io venivo di pomeriggio con la mamma, qualche volta, e in estate stavo per una settimana al Palazzo a casa di una vecchia zia, oppure di un'altra zia più giovane. Vi ho voluto talmente bene! Mi piaceva tanto stare con tutte voi e la sera correre alla Pista, accanto al bar, dove avevano ballato tanti anni prima e ora ballavamo noi bambini con un mangiadischi che suonava a ripetizione "siamo la coppia più bella del mondo". Noi giocavamo e ballavamo e voi  mamme giovani (più della mia) sedute sui gradini o a un tavolino a fumare e chiacchierare, fresche e fiduciose in un futuro che, ormai lontana la guerra, sembrava tutto rosa. Una delle mie cugine più piccole in quel periodo amava, al mondo, due cose sopra tutte le altre: Palazzo del Pero e il mare, ma quando in estate andavano al mare le dispiaceva lasciare il Palazzo, così chiese al suo babbo se non si poteva avere anche il mare. Lo zio, anche lui scomparso da poco, le disse che sì, forse avrebbe fatto arrivare il mare dalle Ville Monterchi e una mattina ci si sarebbe ritrovati che si poteva andare in spiaggia proprio lì dove c'era il fiume...
Lo zio Piero che porta il mare al Palazzo è per me impareggiabile, ma chi sa che non succeda davvero, con questi cambiamenti dl clima?
Questa zia che se n'è andata ora aveva avuto per madrina la mia mamma  che l'aveva portata in braccio sul ponte del Palazzo verso la Chiesa per il Battesimo, ma a metà ponte s'era fermata e aveva fatto il verso di buttarla nell'acqua del torrente. Lo zio, il babbo della piccolina,  l'aveva sgridata e lei aveva detto che la buttava di sotto tanto lui era buono a far solo femmine! Questo era stato il primo passaggio del ponte, che decretava l'ingresso ufficiale nella comunità umana . Il viaggio è stato rifatto, col funerale, al contrario, passando sul ponte, dalla chiesa, al cimitero del paese. Ma tu non sei più lì, in quelle spoglie vuote, e dovunque tu sia ti mando un bacio.

un altro appuntamento

Perdonatemi per l'insistenza, ma l'unico posto dove pubblicizzare questi incontri di presentazione del libro , per quel che mi riguarda, è il mio blog, quindi avviso di nuovo che il  prossimo 12 giugno, cioè mercoledì, alle 17,30,  a Milano, presso la Biblioteca di Sant'Ambrogio in via San Paolino 18, ci sarà la presentazione del mio libro "E' il freddo di questa notte" e di quello di Maria Teresa Mosconi e del gruppo di scrittura I mille volti  "Un soffio di luce". Ovviamente ci sarò anch'io! Sono curiosa di conoscere Maria Teresa, che pare sia un vulcano in attività, per la vitalità e l'energia che spande intorno. Per informazioni 02 88465814. Quindi per ora a ben rivederci.

Il ministro Kyenge e la consigliera leghista Valandro

Non ho tempo di far riflessioni approfondite , ma questa cosa non mi sento di lasciarla passare senza dire niente. Mi riferisco all'esternazione della consigliere leghista Dolores Valandro sul ministro Kyenge. Ha detto "Ma quella lì non la stupra nessuno?" O qualcosa di simile.
Intendeva commentare un fatto avvenuto a Genova, il tentato stupro da parte di un giovane somalo di cui la consigliera regionale leghista  attribuiva la responsabilità alla neo ministra, come di qualunque reato commesso in questo periodo da extracomunitari.
E' diffusa anche fra le donne, almeno qui da me, l'espressione "Ma quella, (o quello) non tromba mai?" per riferirsi a una persona troppo rigida o nervosa che non si concede niente, e significa che di solito chi ha una buona vita sessuale è più sereno e equilibrato di chi non ce l'ha.
 Ma questa esclamazione fatta da una donna mi ha sbalordito! Perché fatta da una donna e perché si riferisce non ad un rapporto sessuale normale, consensuale e appagante, ma ad una violenza. E allora mi appare l'immagine interiore di questa signora che l'ha fatta, violenta, cruda, di una barbarie che ricorda i secoli bui, ma anche questo tempo nostro a certe latitudini, tipo l'Africa dei genocidi o la guerra in ex Iugoslavia.
Lo stupro è evidentemente la violenza peggiore che si può infliggere ad una donna, perché entra nella sua intimità, sia quella dell'anima, anche se una donna cerca di chiudersi e non sentire niente, sia quella del corpo, penetrando all'interno dove una è indifesa e dovrebbe entrare solo chi lo fa con amore. Ricordo il monologo di Franca Rame quando raccontava lo stupro che aveva subito. Si resta segnati per sempre, può darsi che si superi, ma ne resta sempre il segno.  Ora che una donna lo auguri ad un'altra donna, perché la odia, perché è nera?, perché è ministro e rappresenta una parte avversa? è proprio segno di barbarie, di inciviltà, di una qualità personale pessima, di un essere umano che non dovrebbe rappresentare nessuno, ma farsi curare per tentare di avere rapporti e pensieri corretti verso gli altri, segno che prima di tutto con se stessa proprio non sta bene.

Solstizio d'estate

 Ricordate quando c'era Lara con la sua Estate incantata? Ci ricordava la scansione dell'anno, le feste celtiche e i loro significati. Mi manca . Queste notti intorno al solstizio la luna è stata piena , il cielo sereno e luminoso della sua luce fredda e chiara e nell'aria tanti profumi, le strade in città sono invase dall'odore dei tigli e dei rincospermi,  qua in campagna   si sente il gelsomino, quello officinale , e nella valle canta ancora l'usignolo insieme alle rane della vasca . Di giorno ogni tanto un falco viene a trovarci volando alto sopra di noi. Muove appena le ali poi resta fermo nella corrente potente che lo sostiene. Chissà che significa che il sole sia al suo culmine nel solstizio e insieme la luna sia piena  e molto vicina alla Terra ?
 Erano alcuni anni che non vedevo così tante lucciole , la loro presenza notturna mi fa molto piacere. Ho sempre il timore di dover constatare, osservando questo piccolo spazio,  che il mondo muore, con le api che spariscono, con le lucciole che non ci sono più, ma poi per fortuna eccole apparire sui fiori tutti blu, tutti dello stesso colore/non colore nella luce della luna, a visitare il giardino vivo anche nel colmo della notte. Sono solo un ospite, un osservatore, tutto adesso avviene anche senza di me, le rane ormai padrone della vasca, le libellule che a mezzogiorno combattono e si accoppiano sull'acqua e occupano il giardino anche lontano dal laghetto venendo a visitare altri fiori. Una volpe di notte mi è apparsa proprio prima del cancello di casa , sparendo nell'ombra di una siepe seguita dalla sua codona. In cielo le stelle sono puntini irriconoscibili, troppo forte la luce della luna, l'aria è fresca per una perturbazione che non è arrivata fin qui... In giardino accadono cose grandiose: le campanule bianche dell'Antoinette hanno fatto una gran fioritura, e anche l'elegante penstemon rosso fucsia che mi aveva dato l'anno scorso è pieno di fiori . Qua e là sono nate delle altee rosa chiarissimo e più intenso, scegliendosi il posto in cui germinare, e contrastano con le dalie rosso bordeau. Il primo piano della bordura è nella totale confusione, ma forse è una fortuna perché ci è nata una Oenothera Missouriensis! Ne avevo comprata una qualche anno fa, subito persa, ma si vede che un seme dormiente ha preso vita, o una radice residua; ho rischiato di strapparla, sembrava una comune cicoria, ma poi qualcosa mi ha fermato, l'istinto di giardiniere mi ha fatto suonare un campanellino "Aspetta! Che non sia qualcosa di interessante!" Infatti lo era , ora devo solo svegliarmi abbastanza presto per vedere il suo fiore arancio, perché fiorisce al mattino presto. La pontederia nella vasca ha fatto almeno quindici fiori e le verbene bonariensis hanno creato una piccola selva in alcuni punti del giardino. Girando fra le mie piante, quelle che fioriscono ora e quelle che maturano i semi, sento una gran soddisfazione che cresce e diventa un pizzicore alla base della colonna vertebrale, un'eccitazione vitale al pensiero di tutto il lavoro che mi attende, che non mi spaventa se questi sono i risultati . Il giardino porta salute, vita e progetto di futuro.

Un mese senza Internet

Un mese senza Internet. Ho un'amica che lavora con gli alcolisti e dice che per dimostrare di non essere dipendenti dall'alcol bisogna stare tre settimane senza assaggiarne neanche una goccia. La stessa cosa si può dire per Internet, se ci si accorge di diventare dipendenti. Un mese è passato e sono sopravvissuta, mi sono riabituata a stare senza, anche se il fatto di non poter usare l'e-mail è stato veramente scomodo. Come state, voi tutti di là da questo arnese? Qualcuno ho visto che sta piuttosto bene, per esempio c'è una signora che riposa meglio, col suo letto nuovo in pino cembro... Ce n'è un'altra che si è permessa di far gli auguri al Royal Baby per il suo ingresso nel mondo con un fiore azzurro di radicchio! Roba da matti!
Internet è saltata con uno di questi devastanti temporali. Poi c'è voluto un mese per riavere la connessione.Temporali. Si dovrebbe usare un altro nome, cominciare a parlare di tornado, per esempio. L'ultimo l'altro ieri, con una serie ininterrotta di tuoni e fulmini che hanno spaventato molto  me e la Holly. Il vento portava via le sedie da giardino e un cipresso di almeno trent'anni era quasi orizzontale, per fortuna che non si è spezzato come è successo a Alberoro e a Foiano, ma anche a Monte San Savino. La grandine ha distrutto pescheti, oliveti e vigneti  e è stato richiesto lo stato di calamità. E' terribile che il lavoro di un anno intero, degli uomini e delle piante, se ne vada in mezz'ora di "temporale", certo, è sempre esistito, ma ora diventa sempre più frequente. Qua per fortuna è arrivata solo acqua e vento, e se va così, va di lusso. Si parla di estate anomala perché ancora il sole non ci ha bruciato. Praticamente l'anomalia consiste nel fatto che qui da noi è un'estate "normale", come tanti anni fa, belle giornate calde ma non troppo, qualche acquazzone, fiori belli a fine luglio.
Ah sì! Siamo stati qualche  giorno al mare. Dovevamo partire lunedì , che era il mio primo giorno di ferie. Ma lunedì volevo pulire la casa. Mi sono svegliata piena di dolori e sono rimasta a letto. Per me dormire è sempre una cura. Mi sono alzata la mattina del martedì alle nove, ho dormito quasi ininterrottamente più di trenta ore . E'strano, ero stanchissima ma ho retto finché ho dovuto lavorare , poi ho ceduto tutto insieme. E ora dopo pochi giorni siamo di nuovo al lavoro...Buon tutto a tutti.

Civetta in visita







In questi giorni caldi è più facile lavorare all'aperto la mattina presto, quando fa fresco e le zanzare non si sono ancora svegliate. Erano già le undici, io e Mauro eravamo ancora fuori, io molto sporca e sudata, e  dopo aver tagliato l'erba e rimesso un pò a posto il giardino stavo facendo l'elenco delle cose da fare, tipo quella verniciatura delle persiane il cui pensiero mi perseguita, e altre faccende del genere. Quando mi lancio in questi elenchi di solito Mauro cambia argomento e anche quella mattina l'ha fatto e mi ha detto: "Ma quello che è?" indicando un punto del pavimento accanto ad una scatola di roba da portare alla discarica. Ho guardato e ho visto, rincantucciata e mimetizzata, questa civettina che tentava di nascondersi appiattendosi nell'angolino che occupava. L' ho presa in mano delicatamente e in silenzio, non fosse mai che la vedessero i gatti o la Holly!
Mauro ha fatto queste foto in cui purtroppo compaiono le mie mani sporche (avevo lavorato fino a quel momento con la terra) e con le unghie mangiate. Pazienza. La creatura era alta circa 15 cm., deliziosa, tutta nuova e perfetta come un neonato, anche se forse per la sua età di civetta, si poteva piuttosto paragonare a un'adolescente. E' stata con noi un giorno e una notte, nel corso dei quali ho cercato di comunicare con qualcuno che mi sapesse dire cosa era opportuno fare. La notte l'ha passata in bagno.
La mattina del giorno dopo ho raggiunto al telefono un certo signor Peruzzi , gentilissimo, che mi ha informato sul fatto che le civette non bevono ( le avevo dato da bere per paura che si disidratasse), che mangiano carne cruda con scarto, cioè coniglio con ossa e pelliccia, pollo con penne eccetera. Dopo mangiato rigurgitano dal becco una pallina (bolo) con gli scarti del cibo ingerito. Senza ossa e penne o pelo la digestione per loro si fa difficile e gli viene la diarrea. Per cui allevarle è veramente un'impresa. Quella mattina ero la quarta persona che lo contattava per una civetta appena volata dal nido, ma non ancora autonoma.
"Probabilmente all'autonomia manca una settimana o forse meno, ma molti animali muoiono, è da considerarsi una selezione naturale, anche se li mangia il gatto."
Ci si deve rassegnare, e io lo so bene, ma è difficile farlo quando ti trovi in mano una creaturina così inerme e deliziosa. Ti senti responsabile come, appunto, con un neonato. La cosa migliore da fare, mi ha detto, era rimetterla sul tetto, da dove probabilmente proveniva, e sperare che i suoi parenti, nella notte, tornassero a cercarla.
"Perché la civetta ha una sua vita sociale , signora!"
"Immagino." ho detto io, e ho pensato che forse la sua vita sociale era più vivace della mia in questo momento.Le avevo dato da mangiare della carne macinata aprendole il becco con uno stecchino, con delicatezza, ma mi pare sempre una piccola violenza. L'avevo carezzata con l'indice sulla testa, e lei aveva chiuso con grazia la palpebra.

Sono andata al lavoro e all'imbrunire Mauro è salito sul tetto e ha sistemato la civettina lassù, con tutti i nostri auguri e benedizioni. Nel colmo della notte siamo stati svegliati dal forte richiamo, di lei?, di un suo parente?proveniente dal tetto. Non sapremo mai come è andata a finire, speriamo che fra i richiami che sentiamo ogni notte uno sia il suo. E' stato un vero piacere conoscerla. Posata sulla mia mano se la spostavo in alto o in basso il corpo si muoveva con essa, ma la testa restava lì fino alla massima estensione del collo, un'estensione notevole. Una cosa molto buffa. Per tutto il tempo che è stata con noi non ha mai tentato di beccarmi e non ha emesso suono, ma mi teneva d'occhio continuamente e mi seguiva con gli occhi bellissimi. Non avevo mai avuto fra le mani una civettina prima d'ora. La civetta rappresenta la saggezza, era l'animale della dea Atena, e c'è da sperare, per la storia degli animali totem, che significhi qualcosa di buono, magari un pò più di sale in zucca, la mia.

Partigia e Suite francese

 Siamo stati qualche giorno al mare in Abruzzo e io sono partita che avevo già cominciato a leggere "Partigia" di Sergio Luzzatto. Era stato così: ero andata ad una presentazione del mio libro a Milano e avevo parlato brevemente, ma non avevo citato la parte in cui racconto un paio di episodi della seconda guerra mondiale che si riaffacciano nella vita della protagonista con le loro lontane conseguenze. Non l'avevo fatto perché pensavo che ai presenti quel giorno interessasse poco e inoltre per non guastare l'effetto sorpresa della lettura. Il libro che ho scritto è "necessario" nel senso che non l'ho scritto progettandolo nei contenuti e nella struttura del racconto; si è imposto da sé, con temi eterogenei che sono quelli della vita ed ha aperto finestre su tante situazioni diverse di cui una riguarda questi episodi del "tempo di guerra", come si diceva qua: "...in tempo guerra successe..." e via iniziava un lunghissimo racconto. Alla presentazione era venuto un professore di origine sarda, Giuseppe  Deiana, che vive a Milano e lì ha creato un'associazione, il Centro comunitario Puecher.  Il prof Deiana  è uno storico e subito mi ha interrogato su quegli episodi, dicendo che, per quello che avevo scritto, forse mi si poteva mettere fra i revisionisti della Resistenza, quelli che cercano di sminuirla e anzi mostrarla come se fosse il contrario di quel che è stata. Mi son trovata a rispondere a una grande domanda, più grande di me, che mi collocava, come Cecilia, un mio personaggio, sul palcoscenico della Storia, a prendermi delle responsabilità per quel che avevo scritto, accecata dalla luce della Verità, e mi son ricordata che proprio in quel periodo Corrado Augias aveva ospitato Sergio Luzzatto col suo libro "Partigia" , che racconta un episodio della Resistenza in Val d'Aosta in cui si trovò coinvolto anche Primo Levi . Luzzatto è più giovane di me, allevato nel culto della Resistenza, la sua mamma leggeva ai figlioli le lettere dei condannati a morte da bambini, perché non dimenticassero. Lui racconta nel suo libro gli esordi della Resistenza, gente per lo più giovanissima che si aggrega per i motivi più diversi, che non riesce all'inizio a darsi un codice condiviso di comportamento, e alcuni si comportano da briganti, ma diversamente da quello che successe da noi, due di loro, che avevano rubato nei paeselli della valle, inimicandosi la popolazione già diffidente, vengono eliminati, uccisi con una mitragliata alle spalle, in "un'alba di neve", con metodo definito "sovietico". Luzzatto non giudica, narra e ricostruisce nel modo più fedele possibile, osserva, a distanza di anni, togliendo le patine agiografiche stese dal tempo e dalle convenienze e restituendo finalmente un'immagine reale, a cui si può credere. Quindi io ho comprato Partigia e sono partita per il mare con la lettura avviata di questo libro di storia molto bello e poi là ho trovato in un supermercato "Suite francese" di Irène Némirowsky, che in qualche modo si lega a Partigia, perché anche lei scrive di guerra e di ebrei, (era di famiglia ebrea ricchissima) e potrebbe essere accusata di revisionismo contro la sua stessa razza, se non fosse che scrive durante e prima che accadano certi fatti e li subisce fino alla morte, perché viene deportata ad Auschwitz dove muore quasi subito. Si sono aperti per me  altri due filoni , da una parte la lettura di altri due libri di Irène Némirowsky, "Il vino della solitudine " e "Due", e dall'altra Primo Levi di cui mi sono procurata "I sommersi e i salvati" e "Il sistema periodico" e ora , in questi pomeriggi afosi, nel fresco del soggiorno, prima di andare a lavorare leggo parecchio. E' un luogo comune quello di andare al mare con un libro, perché si vede che stare sotto l'ombrellone è noioso (che vacanze del cavolo!), ma io invece vado in vacanza con un libro con la fame di leggere, perché normalmente mi riesce difficile ricavare il tempo, e poi a volte leggo libri che non mi lasciano niente, di cui ricordo a malapena il titolo, dopo un pò, ma questi qui sono libri della vita, che uno si porterebbe nell'isola deserta e oltre la fine, per rileggerli nei pascoli del cielo.

cicche in spiaggia

Il mare d'Abruzzo è molto bello, nella zona di Ortona in tutte le spiagge c'è la bandiera blu e si vede, l'acqua è abbastanza pulita e trasparente e c'è molta vita, pesciolini che nuotano con noi, conchiglie abitate, cozze su tutti gli scogli , granchi e perfino un gambero (vivo!).  Tutti segni ottimi per lo stato delle acque. Tanti uomini, solo maschi, arrivavano in spiaggia  e subito indossavano la muta da sub, poi se ne andavano agli scogli , le barriere poste davanti alla costa contro la corrosione della spiaggia, e tornavano con enormi buste piene di cozze.Cozze grandi, buone da mangiare! Un giorno io e Mauro siamo arrivati a nuoto agli scogli e ci siamo saliti sopra; subito dalla riva un bagnino col megafono ci ha richiamato, vietato salire sugli scogli! Vietatissimo! Dev'essere stata l'unica cosa vietata, perché tutto quel raccogliere cozze era invece permesso, che da noi sarebbe stato vietatissimo anche quello. Siamo scesi prontamente, d'altra parte forse il divieto dipende dal fatto che si scivola molto e se uno si fa male là sopra è un problemino andarlo a soccorrere.
C'è la bandiera blu ma le spiagge, di sabbia o di ciottoli molto belli, sono  fittamente cosparse di mozziconi di sigaretta e di plastica. Io non fumo, ma anche se fumassi mi farebbe schifo lo stesso sdraiarmi fra le cicche, sinceramente. Un giorno ho detto che volevo portarmi dietro un sacchetto per raccattare la spazzatura, ma Mauro ha detto di lasciar perdere, di non fare sempre l'esagerata, di non farmi riconoscere. Ho desistito. Ma la prossima volta lo farò, a rischio di passare per fanatica. Non mi pare un'azione da verde komeinista, solo da persona civile, pulire la spiaggia. Mi avrebbe fatto piacere trovare un gruppo di quelli che puliscono le spiagge ( tipo volontari ambientalisti)  e confondermi fra loro, così Mauro non si sarebbe vergognato di avere una moglie fanatica e io avrei soddisfatto il mio impulso.
Siamo andati nelle spiagge libere, dove non si paga, con un brutto ombrellone comprato alla Coop, ma stendendo l'asciugamano si deve stare attenti a scansare lo sporco e ci si sdraia in mezzo ignorandolo. Perché? Mi vien da chiedermi. Perché se in ospedale gli infermieri si mettono i guanti per fare qualunque cosa, se in casa si pulisce in continuazione, ci si deve rassegnare a sdraiarsi fra le cicche e far finta di essere contenti? Ma questa gente che fuma non potrebbe essere responsabile dei propri rifiuti e portarsi un sacchettino per le cicche? E anche quelli che mangiano e si spalmano la crema solare potrebbero, una volta finito, portarsi via le cartacce e i vuoti? Per piacere?
NON SIETE SOLI!
DOPO DI VOI VIENE QUALCUN ALTRO QUA E ANCHE AI GRANCHI E AI PESCI NON  FA PIACERE TROVARE TUTTO QUEL SUDICIO! CHIARO?
Ecco. Non so perché ma sono perseguitata dal pensiero di quell'isola di plastica sminuzzata fine fine in mezzo all'Oceano Pacifico grande come il Texas. Sono sola a pensarci?
Voglio proporla come petizione ad Avaaz, pulire l'oceano con una nave filtro per non lasciare l'isola di plastica alle generazione future.
Vogliamo continuare così?
Ora voglio chiedere scusa agli abruzzesi, perché non si pensi che le loro spiagge sono le uniche ad essere sporche, niente affatto, dappertutto è uguale. Gli abruzzesi anzi li abbiamo trovati specialmente cordiali e accoglienti e ci vorrei tornare a vedere le montagne. La Maiella e il Gran Sasso. Diciamo sempre che vogliamo andarci ma poi il mare resta un'attrazione troppo grande nonostante le cicche.

Femminicidio e emulazione

 E' una vera strage: ogni giorno in Italia c'è almeno un nuovo omicidio di donna da parte del marito o del compagno, ma ci sono anche tanti casi di omicidi nell'ambito della famiglia. Si tentano analisi, per lo più scontate e piene di luoghi comuni, si sottolinea la contrapposizione fra uomo e donna, come se fossero nemici, le donne sono presentate come vittime e certamente lo sono, ma spesso sono anche loro, nell'ambito della coppia, delle torturatrici raffinate... Dovremmo ricordarci le figure archetipiche femminili, Lilith, la Madre Terribile, la donna ricattatrice, lagnosa, esigente, che si contrappone all'uomo autoritario, insensibile, padrone... Forse sarebbe bene allontanarsi, fare un passo indietro e osservare questo fenomeno da una maggiore distanza,  come se fossimo, per lontanissima ipotesi, degli extraterrestri in visita che analizzano l'animale uomo come specie, e magari loro, gli extraterrestri , sono creature che funzionano come un alveare, così non possono, con il proprio coinvolgimento, inquinare l'osservazione. Si vedrebbe facilmente che l'uccisione della femmina della specie non danneggia il genere femminile, ma la specie umana per intero, ed è senza dubbio un segno di forti problemi e grandi cambiamenti, anche fisici. C'è tutta la discussione su cosa sia Amore,  che è legata secondo me al livello culturale, e non mi riferisco al titolo di studio, che non rappresenta più niente, ma alla formazione personale più in generale, e soprattutto quella ricevuta in questi anni di berlusconismo, in cui le donne venivano considerate in base alla misura di reggiseno e poco più.  E questo forse lo sappiamo. Poi c'è l'aspetto dell'emulazione. La televisione  e i mezzi d'informazione diffondono le notizie e i particolari degli omicidi e a me viene da pensare che sarebbe meglio che sorvolassero, che dessero informazioni più stringate e asciutte, perché è evidente che molte persone prendono idee e suggerimenti.
Da ragazza per un certo tempo io e un'amica andavamo, il pomeriggio della domenica, nel locali della parrocchia dove si proiettavano dei film rivolti soprattutto ai ragazzi, per lo più quelli con Terence Hill e Bud Spencer, che in sostanza  se le davano e picchiavano dall'inizio alla fine. Noi avevamo un compito vago di custodia, stare attente che i ragazzini non si facessero male, e rispondere ai bisogni elementari. Erano dei filmetti scherzosi e all'apparenza innocui, ma ci accorgemmo presto che non era per niente così, perché nell'intervallo del film i ragazzi, appena accese le luci, cominciavano a picchiarsi imitando i gesti che avevano appena visto e per cui si erano entusiasmati, tirando anche dei gran calci in aria, stile karate. Roba che se uno si trovava nella traiettoria si trovava steso. Pericoloso e molto buffo. Cercavamo di bloccarli, ma era difficile e ci si ritrovava a ridere e intanto tentare di far star buoni tutti quei ragazzini invasati. Chissà, sarà un'estensione del fenomeno dei neuroni specchio, pensavo ricordando quei pomeriggi al cinema parrocchiale, e ora penso la stessa cosa per questi omicidi, più se ne parla e più si alimenta il fenomeno, invece di diminuirlo. Forse ci vorrebbe una squadra di bravi antropologi per studiare questi fenomeni e bisogna anche ricordarsi di una cosa: che l'uomo come specie, con comportamenti  complessi, difficili da analizzare, resta comunque una bestia, per alcuni aspetti la peggiore apparsa sul pianeta fino ad ora.

Article 2

Non abbiatecela con me, è un periodo che sto sempre zitta, a lavorare, a casa, anche se a volte avrei delle cose da dire, ma ci vuole troppo impegno a metterle insieme. In questo momento devo lasciare un avviso: venerdì prossimo, 13 settembre, alla Libreria del Frattempo , a Sansepolcro, ci sarà la presentazione del mio libro. Sarà alle 18,00, 18,30 del pomeriggio, qualcuno verrà?

Article 1

Presentare un libro non è cosa semplicissima per chi l'ha scritto. Immagino che sia più semplice se si tratta di un libro commerciale, ma il mio non lo è. Magari lo fosse, mi vien da pensare! Ma non lo è. Non è neanche accertato che abbia un qualche valore: di sicuro è piaciuto all'editore e a qualche altra persona. Apre tante finestre e non ne chiude nessuna, non è conclusivo e non vuole insegnare nessuna lezione.
Ieri sera l'ho presentato alla libreria del Frattempo di Sansepolcro, una libreria gestita da un gruppo di 4 signore molto ospitali. La libreria è bella, ci si sente subito di casa e la Sandra Mosca, una delle libraie, presenta in modo informale ma molto partecipato.
Fra le altre persone che sono venute, c'era anche una mia cugina col marito ed un'altra parente molto lontana finora sconosciuta, con cui condividiamo una parte della storia che racconto. E' sempre bello presentare una cosa fatta da noi con cui ci si identifica, immagino che sia lo stesso per chi dipinge o scolpisce e fa fotografie o qualunque altra cosa. E' inutile dire che le cose si fanno per se stessi, se restano in un cassetto o in un armadio se ne stanno lì e basta, se qualcun'altro ne "usufruisce" c'è il piacere di condividere, di provare e far provare emozioni ... non so se mi spiego bene, ma non c'entra niente col sentirsi dire "bravo, complimenti" . Non sono i complimenti che si cercano, ma la partecipazione e l'empatia di altri esseri umani. Tanto più della Gabriella, questa mia cugina di quale grado non so dire, i nostri genitori erano cugini, che però ieri sera ho sentito vicinissima mentre leggevo solo un pezzo iniziale del libro. Le tessitrici del mio sogno sono anche le sue, chi l'ha letto capirà di che parlo.
Per il resto stasera di nuovo al lavoro. L'estate si avvicina alla fine e io, perdonatemi, tiro un sospiro di sollievo, finalmente non suderò così tanto in pizzeria , e anche fuori i vari lavori non mi costeranno tanta fatica e non richiederanno tutta quella determinazione nell'affrontare sciami di zanzare. Ringrazio le mie signore fedelissime che si sono affacciate a salutarmi: Grazia, Cinzia, Sari, Loretta e Julia. Ho scoperto che ad Anghiari, nell'ambito della LUA ( no non è una malattia venerea, ma la libera università dell'autobiografia) è stata fondata un'Accademia del silenzio. Io per ora, senza saperlo, sono socia onoraria. Sto sempre zitta.

dal parrucchiere

Ogni tanto, di rado, troppo, vado dal parrucchiere. Questa volta ho fatto un corno alla Giovanna, che è la mia parrucchiera da trent'anni. Mi sono seduta in silenzio. Non conoscevo nessuno e non avevo confidenza con l'ambiente. Ho ascoltato. Una signora anziana , una nonna un pò rincoglionita, ha ripetuto almeno 4 volte di seguito, con le stesse parole, il racconto della prima mattinata di scuola elementare del nipote, di cui aveva vaghe notizie, riportate dalla figlia. Una signora giovane ha detto che il primo giorno di scuola della sua bambina era andato proprio bene: la maestra aveva accolto i bambini sulla porta della classe, si era presentata, aveva chiesto i nomi di ognuno, aveva dato loro la mano e aveva messo, dentro la stanza, una musichina piacevole. Invece la maestra dell'altro figlio, quella niente musica, severa, ma infatti i bambini non si trovano bene. Devo proprio essere invecchiata, perché il primo pensiero è stato "Ma deve essere una maestra o una soubrette?"
Mi indigno facilmente. Mi indigna che la maestra si senta in dovere di "mettere una musichina", siamo a scuola o ai campi solari? Abbiamo presente che questa signora ha il compito di insegnare ai nostri bambini la lingua italiana, probabilmente molto meglio ( o così dovrebbe) di come siamo in grado di insegnarla in casa, e poi via tutto il resto, le prime nozioni di matematica, di scienze, di storia e soprattutto il metodo e la curiosità di sapere, che continuerà ad ardere nei più fortunati fino alla vecchiaia? La musichina che cavolo c'entra? Altro che musichina hanno davanti questi bambini fortunati che hanno le scuole, possono perfino ascoltare Mozart con la maestra, se vogliono! In altri luoghi del mondo altri bambini desiderano andare a scuola, anche solo per sottrarsi ai pesanti, pericolosi e ripetitivi lavori a cui sono destinati, che già svolgono. Dicevo sempre alle mie figlie che erano fortunate ad avere la possibilità di andare a scuola. Certamente anche loro erano insofferenti e la scuola era sempre bisognosa di essere migliorata, ma si può fare insieme, intanto che si va avanti. Chissà perché mi sono immaginata, nell'ascoltare il discorso della signora, una musichina stile televisivo, Antonella Clerici o qualcosa di simile, e una maestrina con un costumino sexi che fa un balletto davanti agli alunni. La mia immaginazione è viziata dall'iconografia recente : questa è l'eredità del berlusconismo!
La mia maestra, all'epoca, non era la Maria Maltoni di San Gersolè e neanche simile ad altri mitici maestri della scuola italiana, era incline a riverire i figli dei potenti, ma era una Signora Maestra e nessun genitore si sarebbe sognato di giudicarla . Sapeva fare il suo mestiere ed era un'Autorità. Ora i maestri tremano perché i genitori e perfino i bambini li giudicano, da che pulpito e con che competenza si immagina facilmente, una giovane parrucchiera col negozio pieno di giornaletti scandalistici cosa ne sa dell'arte di insegnare?
Vi dico cosa faccio: la prossima volta torno dritta dalla Giovanna.



mai successo che allunghi un post dopo i commenti già scritti, ma questa volta ho il bisogno di approfondire e non in una seconda puntata. Ebbene è un fastidio di "pelle" quello che provo spesso, il fastidio di sentire che portando i figli al primo giorno di scuola elementare si è già pronti a criticare gli insegnanti, già maldisposti verso di loro. I genitori inquadrano la tipa che avrà i loro bambini fra le mani per tanto tempo: è seria? E' troppo severa attenta, perché noi sorvegliamo ! Non si creda di passarla liscia.
Mette una musichina? Allora va bene, magari una musichina ballabile e il piccolo impianto per ascoltare la musica si può star certi che lo porta da casa propria, le scuole non hanno neanche i gessi!
Una volta c'era una soggezione totale nei confronti dei maestri, ora non c'è più ed è un bene, ma non si può permettere a chiunque di valutare senza strumenti il lavoro dell'insegnante!
All'alimentari di Ciggiano l'altro giorno si parlava anche lì del primo giorno di scuola, argomento che si vede spopola in questo periodo. Io raccontavo al signore alla cassa questa storia della musichina e anche lui ha sbottato, che non ne poteva più , che le mamme parlano dei propri figli come se fossero nati da un uovo d'oro, che lui il primo giorno di scuola , a sei anni, ci andò a piedi, per una strada di campagna, e si fece poi ogni giorno 4 kilometri ad andare  e 4 a tornare portando la cartella. La scuola era una cosa seria, un dovere non sempre piacevole, ma nessuno ti voleva sottrarre , nessuno ti proteggeva dal primo impegno che ti veniva richiesto. Un impegno, un dovere e una grande occasione .  Mi sono riconosciuta. Anche lui la stessa insofferenza che provo io. Dalla parrucchiera una mamma diceva che il suo bambino in vacanza aveva trovato un bambino con cui aveva fatto amicizia , uguale uguale a lui. Agitato, sempre in movimento, disubbidiente. Poi si è capito perché: anche quello era disgrafico con disturbi dell'attenzione! Sembrava che fosse un merito. Fa piacere che ci sia una diagnosi per questi ragazzini terribili, sempre più numerosi, che vengono in pizzeria,, mettono a ferro e fuoco il locale e non si fermano neanche se brontolati dai proprietari, mentre i genitori semplicemente li ignorano, intenti spesso a spippolare il cellulare. Fa piacere che ci sia una diagnosi per i ragazzi, ce ne avrei una per i genitori, che ve ne pare di immaturi cronici?
Ho paura che la diagnosi nasconda una cosa che in altri tempi si chiamava maleducazione, nel senso che proprio l'educazione manca . Finito con l'indignazione. La vecchia signora indignata torna a tacere .
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