Arriva Giulia e si inizia a districare la matassa
L'anatomopatologo parlava italiano abbastanza bene e fece parecchie osservazioni che Paolo dovette scrivere. Incise la carne con un bisturi, osservando che c'era qualcosa di diverso dal solito, la pelle opponeva una nuova resistenza e sembrava di tagliare della seta molto spessa. Appena inciso il tessuto dell'addome fu chiaro che la polvere, che pareva avesse fatto tutt'uno con la pelle, era penetrata all'interno del corpo e aveva cominciato a diffondersi in sottili filamenti luminosi. Non era più solo polvere, disse Paolo preoccupato, si comportava proprio come un parassita. L'altro medico esaminò gli organi interni e in particolare il cuore. Fu impressionante vedere che il cuore della vecchia signora, che mostrava chiaramente i segni della necrosi, era stato in parte riparato dalla polvere, cioè dai filamenti da essa prodotti. Doveva essere avvenuto prima dell'infarto, e poi c'era stata quella grossa paura che aveva interrotto la riparazione...
“Sembra, disse il patologo, che questo parassita abbia cercato di far sopravvivere il proprio ospite...”
Paolo non aveva a che fare con i cadaveri, per il suo lavoro, e non era un chirurgo, quindi tutta la procedura dell'autopsia l'aveva piuttosto turbato, ma era necessario che desse una mano.Quando ebbero finito, e il dottor Smith fu uscito dalla stanza e si fu liberato dalla tuta, si trovarono tutti insieme davanti all'interfono. Ma l'interprete non c'era.
“Dov'è finita la ragazza?” chiesero sia Paolo che Alan Ford, dalle due parti del vetro.
Un uomo della sicurezza disse: “ Ha ceduto.”
“Che vuol dire ha ceduto?”
“Si è impaurita, con la morte della vecchietta. Non se la sente più di continuare, per ora è di sotto, in medicina, in stato di shock. Hei! Non è mica uno scherzo vedere morire una persona in diretta! Con tutta quella messa in scena! Anche a me, devo dire, ha fatto una certa impressione...”
I due agenti speciali non riuscivano a seguire il discorso, tutto in italiano.
Nel corridoio avanzò correndo una figurina familiare. Paolo la riconobbe e gli si allargò il cuore, ma subito si preoccupò, pensando al rischio che correva.
“Babbino!” esclamò piangendo sua figlia Giulia, una bella ragazza di ventinove anni.
“Giulia, cocca, come mai sei venuta?”
“Babbino, mi hanno licenziata...”
“Dal call center? Te l'avevo detto che non ti ci dovevi confondere...”
“Ma mica piango per quello, che vuoi che me ne freghi di quegli stronzi! Ho sentito alla radio che c'è un'emergenza e hanno fatto il tuo nome..” piangeva a dirotto.
Di fianco a Paolo arrivò anche Gigliola.
“Mamma! Ci sei anche te? O che succede?”
“Cocca -disse Paolo- sarebbe meglio che te ne andassi subito da qui, c'è un rischio reale di epidemia.”
“Epidemia?”
“Sì, ora non ti posso spiegare, e meno ne sai meglio è, così ti lasceranno andare senza problemi, vai ora, ti prego...”
“Sì Giulia, ti prego anch'io, vai a casa, e stai chiusa lì, vedrai che ti daranno nostre notizie ..” disse Gigliola. Sottovoce disse a Paolo “Quanti anni sono che non ti chiama babbino?” “Dalla quarta elementare, mi pare.”
“Sì Giulia, ti prego anch'io, vai a casa, e stai chiusa lì, vedrai che ti daranno nostre notizie ..” disse Gigliola. Sottovoce disse a Paolo “Quanti anni sono che non ti chiama babbino?” “Dalla quarta elementare, mi pare.”
Alan Ford chiese in inglese “Ma questa chi diavolo è?”
Giulia era laureata in lingue. Si voltò verso di lui e gli disse, anche lei in inglese: “Sia più educato, per piacere. Sono la loro figlia.”
“Lei capisce la mia lingua?”
“Evidentemente.”
“ Et le français aussi ?” disse Louis De Funes.
“Certainement.”
“Nous avons trouvé l'interpréte. Voilà.”
Paolo aveva capito bene e disse: “No, assolutamente no!”
Giulia invece disse che sì, lo poteva fare, si tolse il cappotto, tirò fuori dalla borsa un blocco di carta, una penna, un vocabolario piccolissimo e il suo portatile.
“Englais?” chiese Louis accennando al vocabolario.
“Oui, mais pour le français ce n'est pas necessaire.”
“Très bien, très bien..” fece il giovane fregandosi le mani.
“Mettiamoci al lavoro.” disse Alan e si tolse finalmente gli occhiali da sole. Aveva dei bellissimi occhi azzurri e senza occhiali scuri il suo aspetto era molto meno minaccioso. Si tolse anche la giacca nera e si infilò un maglione, trovato in una delle sue borse. Anche Louis si cambiò e si mise abiti più comodi.
Paolo pensò che quanto a testardaggine aveva preso tutto da Gigliola, quella figliola. E via, se dovevano morire, alla fine sarebbero morti insieme. Ma non lo disse a Gigliola. Bisognava trovare il verso di non rimetterci le penne. Nel corridoio arrivò un'altra figura familiare. Paolo salutò con la mano la caposala di pediatria, Cristina, la sua collaboratrice preferita. Era una donna robusta e materna, e aveva con sé tre ragazzini, piccoli pazienti di Paolo. Cristina e uno dei bambini spingevano due carrozzine, su cui stavano gli altri due. Uno, dalla pelle scura, era senza capelli per le terapie che stava seguendo, uno aveva una gamba ingessata, uno, che sembrava cinese, era quasi verdastro, pallidissimo per un'anemia. Paolo li salutò con la mano.
“Dottore, in questa confusione non sapevamo dove fosse finito.. poi ce l'hanno detto e eccoci qua... questi tre la cercano da stamattina presto...” I bambini parlarono con Paolo affettuosamente. Intanto Cristina scambiava qualche parola con Gigliola. Era incredibile, per Paolo, che fra quelle donne diversissime ci fosse una tale simpatia. “Che si dice là fuori, Cristina?”
“Oh! Prima hanno detto che c'era questa polvere che si attaccava alla pelle, come una malattia pericolosa, che pare sia scesa dal cielo, poi però hanno smentito tutto. Hanno detto che era stato un grosso equivoco causato da sostanze stupefacenti assunte dai paramedici del pronto soccorso, come quella volta, tempo fa, si ricorda, dottore, quando qualcuno aveva avuto delle allucinazioni...comunque il dottor Di Segni mente benissimo!”
Paolo rise: “Davvero?”
Paolo rise: “Davvero?”
“Certo! Ha messo in campo tutto il suo prestigio per nascondere la verità, ha sbandierato delle analisi del sangue, ha giurato e spergiurato...è si è divertito tantissimo..”
“E lei, Cristina, come fa ad avere le giuste informazioni?”
“Ah, io ho i miei canali, lo sa anche lei!”
Alan Ford e Louis De Funes osservavano la scena come se tutti gli altri fossero fuori di testa. Alan osservò sottovoce: ”Questi non hanno ancora capito che il mondo intero è in pericolo.”