Quantcast
Channel: Iris e Libellule
Viewing all articles
Browse latest Browse all 491

SYM 17

$
0
0
 Cara Sari, mi fa piacere che ti stia appassionando, sarai l'unica. In questo capitolo la donna nera sorprende Gigliola e i bambini. La donna nera è un omaggio alla mia cara amica Antoinette.

Maggio 2013: PEZZI DI PLASTICA E PESCI PREISTORICI 

Dopo qualche giorno che Nthanda era da loro Gigliola la invitò a prendere il tè nel pomeriggio e conoscere i bambini.
Questa è Nthanda, ragazzi, mi aiuta in casa, al posto dell'Isolina.”
I ragazzi la guardarono incuriositi. “Nthanda! Che nome è?”
Africano, disse lei, io vengo dall'Africa.”
Gigliola prese un gessetto e scrisse il nome alla lavagna. La bambina polacca lo sillabò e lo ripeté con la enne iniziale.
Non così difficile, disse la donna nera, si legge Tanda perché la enne non si pronuncia.” 
E che vuol dire?”
Sì, vuol dire qualcosa?”
Vuol dire Stella. “
Bello, però.” disse Chiara.
Luchino la guardò bene “Sei molto nera!”
Molto più nera di me.” Disse Deepak avvicinandosi e accostando la mano alla sua. Chiara le toccò le treccine. “Come mi piacerebbe avere queste!”
Nthanda restava calma e sorridente a farsi osservare quasi come un fenomeno vivente, ma era solo la novità.
Bevvero il tè. Chiara mangiò uno yogurt, buttò a terra il vasetto di plastica, lo pestò, lo ruppe e lo lasciò lì. Tanto poi c'era sempre qualcuno che raccoglieva e puliva. I ragazzi protestarono perché la separazione dei rifiuti era una regola del gruppo fissata dall'inizio. Fra le loro voci si sentì quella profonda di Nthanda. “Nessuno vi ha raccontato la storia del pezzo di plastica e del pesce preistorico?”
Mai!” Disse un bambino. Gigliola era in cucina e sentì che in salotto c'era un silenzio quasi assoluto.
Bene, forse posso raccontarvela io. “
Sì sì, sentiamo!”
Qui vicino, nei dintorni della Chianella, alcuni anni fa viveva una donna che un giorno portò a casa dal supermercato un pollo dentro una scatola di plastica rigida, cucinò il pollo, mise la scatola dentro un sacchetto con altri rifiuti e non lo mise neanche dentro il cassonetto, ma lo lasciò lì davanti, legato, a terra, perché le faceva fatica aprire il cassonetto. Dalla scatola saliva un odore forte di sangue e di carne di pollo che attirò un ratto che di notte passava di lì. Il ratto pensò, con quel poco pensiero che hanno i ratti, orientato al cibo, all'accoppiamento e alla difesa: “Che buon odore, si mangia!” Rose il sacchetto e rosicchiò la scatola. Ne mangiò un po', ma non sapeva di carne, c'era solo l'odore! Ora noi non vogliamo sapere cosa ne fu della sua cacca che conteneva la plastica rosicchiata, che pure sarebbe un racconto interessante, no, oggi parliamo di un'altra cosa. Passò un cane e anche lui masticò la scatola e la divise in tanti pezzi minuscoli. La notte piovve forte e molti di questi pezzi furono trasportati dall'acqua che scorreva come un piccolo torrente, fino al fosso. Qualche pezzo rimase impigliato nelle alghe e nelle erbe del fosso. Dato che erano pezzetti di plastica di colore chiaro un rospo passò e pensò che fosse cibo: provò a mangiarne un pezzo, lo inghiottì, blub, ma si ferì la gola perché era duro e tagliente e la gola sanguinò. Ma noi non vogliamo sapere, oggi, che ne fu del rospo ferito e della plastica che aveva inghiottito. Seguiamo molti altri pezzetti che, senza impigliarsi, arrivarono prima al fosso della Chianella, poco lontano da qui, e poi al canale maestro della Chiana.”
Sì! Ci vado a pescare col babbo! - disse un bambino.- Ma il pesce non si può mangiare perché è inquinato, si ributta in acqua...”
Già, -disse Nthanda- prova a pensare perché. Un po' di pezzi galleggiarono sull'acqua giallastra del canale e corsero fino al fiume Arno, passarono in mezzo a valli coltivate e città fino al mare. Questo per farla breve, perché intanto, lungo la strada, accaddero ancora molte cose alla plastica in pezzi. Soprattutto la plastica si modificò e per effetto della luce e del calore alcune sostanze che conteneva si sciolsero nell'acqua, sostanze non buone per la vita, veleni. Ognuno di questi pezzetti avvelenò un pochino l'acqua. In mare i pezzetti trovarono delle correnti, che sono come strade del mare, che li portarono al largo, lontano dalla riva. Alcuni pezzi furono mangiati dai pesci. Che poi li espulsero negli escrementi, e si trovarono a galleggiare di nuovo nel mare. Alcuni raggiunsero, attraverso il canale di Gibilterra, l'Oceano."
Dov'è il canale di Gibilterra?”
Eccolo!” Lo trovarono sul mappamondo che tenevano sul tavolo.
Ora che erano nell'oceano -continuava la voce profonda di Nthanda - cominciarono a vagare in correnti ancora più grandi che trasportavano plancton, branchi di pesciolini, meduse...”
Sì abbiamo visto Nemo!” Esclamarono i bambini, che avevano visto un cartone animato.
“Sì, come Nemo fecero il giro del mondo, questi pezzetti di plastica, viaggiarono più di quanto un uomo o anche un pesce può viaggiare in tutta la vita. Ma erano solo pezzetti di plastica e non vedevano niente di ciò che c'era intorno a loro. E sì che sfiorarono le barriere coralline dove c'erano pesci di tutti i colori, coralli e creature che formavano come vele o ventagli nell'acqua tiepida, e altrove, sul fondo, nel mare aperto, c'erano scheletri di balena ...Finché arrivarono in un posto del mare molto lontano dalle terre, da tutte le terre, in cui le correnti trattenevano tutto ciò che era galleggiante e sospeso nell'acqua. Era un paese galleggiante di pezzi di plastica, perché è la plastica, più del legno, più di ogni altro materiale, che si disfa lentamente, quasi non si disfa per niente...
Questo paese di plastica, di pezzi minuscoli tutti vicini, formato in tutti gli anni da che gli uomini avevano inventato e usato la plastica, e l'avevano gettata senza curarsene dovunque capitasse, è diventato grande come un grande stato americano, il Texas. Allora non era così grande e nessuno sapeva che c'era, troppo lontano da tutto, anche dalle rotte delle navi. E se ne formavano altri in tutti i mari del mondo. Ma il mare, prima che della plastica, è dei pesci, dei microrganismi, delle meduse, dei polipi, dei cetacei..”
Che sono i cetaci?” chiese una bambina.
Cetacei!! Sono le balene e i delfini...anche le orche!” gridò un altro bambino appassionato alla storia, che non voleva interruzioni.
 Sì, e se forse loro, che sono molto intelligenti, riuscivano a volte a tenersi alla larga dal continente di plastica, molte altre creature non potevano. Entrate lì, portate dalle correnti, soprattutto nelle tempeste,non riuscivano a venirne fuori, perdevano l'orientamento, o se ne uscivano avevano comunque mangiato plastica, o la plastica si era infilata nelle branchie, negli occhi, facendoli ammalare. Perché la plastica, in quell'immenso tratto di mare, era dappertutto, in pezzi grandi, ma soprattutto in pezzi piccolissimi.
Intanto, sulle coste del continente africano, una barca di pescatori stava tornando al porto e i pescatori pensavano con cupidigia a quanti soldi avrebbero ricavato dal pescato della notte. Avevano trovato infatti nella rete un grosso pesce che non avevano mai visto: pesce diavolo, l'avevano chiamato, perché aveva un aspetto orribile, denti aguzzi e visibili, senza labbra, occhi tondi e cattivi. Nella città c'era una Casa per studiare, un'Università, dove si studiavano le forme di vita marina, e uno dei professori aveva promesso ai pescatori riuniti un compenso speciale per chi avesse portato pesci mai visti. Quella mattina uno dei pescatori andò all'Università a cercare il professore, che si chiamava professor Severini e veniva da una città vicino a noi, qui in Toscana, una città che si chiama Livorno.
Sì! Ci sta la mia zia, a Livorno c'è il mare!” I bambini si erano molto appassionati alla storia.
Il professor Severini era un biologo marino. Cioè uno studioso della vita del mare...quella mattina non stava bene e invece di andare lui al porto mandò una sua collaboratrice del luogo, nera. Perché in quel paese abitava solo gente nera e tutti i bianchi che ci vivevano erano arrivati da poco, da un mese, un anno, o cento anni, ma i neri ci stavano da millenni, dall'inizio. La dottoressa andò al porto e i pescatori non volevano farle vedere il pesce, per tre motivi tutti validi, secondo loro. Perché era nera come loro, e non riconoscevano autorità ad uno di loro, perché era giovane, e i giovani non possono conoscere le cose, e poi era una donna, ed era peggio che mai.”
Perché? - chiese un bambino.- Le bambine sono brave come noi, qualcuna anche di più.”
La dottoressa nera dovette combattere un po' con i pescatori..”
Li picchiò?” chiese Michele.
No, non ce ne fu bisogno, ma gridò e litigò con gli uomini! Volevano che andasse il professore in persona a prendere il pesce. Allora lei disse che non volevano farglielo vedere perché l'avevano truccato. Non era la prima volta che dei pescatori, per avere i soldi promessi, che erano molti di più di quelli che avrebbero ricavato vendendo il pesce al mercato, truccavano un pesce, lo coloravano e gli attaccavano dei denti, delle pinne o una coda. Pensavano di imbrogliarla, ma erano imbrogli di bambini.”
Non è vero, noi non facciamo queste cose!”
Alla fine fece vedere loro un po' dei soldi che aveva portato per pagare il pesce e i pescatori avidi tolsero un telone da una cassa piena di ghiaccio. Scostarono il ghiaccio e dentro c'era il pesce diavolo. La dottoressa capì subito che si trattava davvero di un pesce sconosciuto alla scienza e si emozionò tanto che le tremarono le mani. Ma non lo diede a vedere. Invece disse che forse davvero avevano truccato quel pesce, che lei andava via, che non le interessava comprare robaccia. Non era vero, voleva solo abbassare il prezzo. Contrattò ferocemente e pagò un prezzo inferiore a quello che gli uomini avevano chiesto. I pescatori caricarono la cassa con il pesce sulla jeep: per lei era troppo pesante!
All'università lo esaminò col professore e i colleghi: era un pesce antichissimo, si vedeva da certe caratteristiche fisiche, e l'aspetto era veramente alieno, spaventoso, ma poco prima era stato vivo! Voleva dire forse che ce n'erano altri così, nel grande mare! Quanti ancora? Chi poteva saperlo? La scoperta era molto importante ed emozionante. Furono inviate lettere, perché ancora non c'erano computer...”
Nooo?” dissero i bambini in coro. Non ci potevano credere.
No, non c'erano! O meglio: non c'erano in Africa. Furono avvisate tutte le più importanti università e intanto la dottoressa aprì il pesce per vedere gli organi interni e lo stato di salute. Era un pesce delle profondità marine, si capiva anche da quegli occhi enormi fatti per catturare ogni bagliore di luce, e quando l'ebbe aperto le venne un colpo, il pesce aveva gli intestini e lo stomaco pieni di plastica! Era andato a nuotare lontano, ed era finito nel continente di plastica, ma la dottoressa a quel tempo non poteva saperlo. Era stato proprio uno dei pezzi di plastica che proveniva dalla Chianella a ferire la gola del pesce e lo stomaco, altra plastica si era incastrata nelle branchie e aveva riempito gli intestini senza più uscirne, capite, il pesce non riusciva più a fare la cacca, ad espellere tutta quella roba. E non poteva più mangiare! Doveva essere stato molto debole alla fine, e forse per questo i pescatori erano riusciti a prenderlo. Anche per questo aveva quell'aspetto da diavolo, se fosse stato più in carne, non sarebbe stato tanto brutto!
La dottoressa era felice e infelice: aveva scoperto un animale sconosciuto delle profondità, che quindi avevano ancora meraviglie in serbo, ma aveva visto che un pericolo molto grande, causato dall'uomo, soprattutto dall'uomo bianco, minacciava il mare, e finché non vedi con i tuoi occhi non sai mai com'è grave una cosa..”
Il racconto era finito e i bambini restavano in silenzio. Gigliola in cucina anche lei era rimasta incantata ad ascoltare, e ora si chiedeva chi era quella donna, come mai era così brava a narrare, se aveva studiato... Poi però Nthanda fece una cosa imprevista che allarmò moltissimo Gigliola. Disse: “Volete vedere il pesce preistorico?”
Ovviamente i bambini dissero di sì e si mossero tutti verso il computer, ma Nthanda aprì le mani a coppa, su di esse la polvere si raccolse e vorticò mentre lei si concentrava, e si formò lentamente un pesce di polvere, completo di tutto, come quello che lei aveva descritto.
Ooooh!” Fecero i bambini e cominciarono a saltare intorno, eccitati. Quelli che avevano il SYM, non tutti, avevano visto a volte quel fenomeno, gli altri mai ed erano impressionati.
Dio mio, -pensò Gigliola- e ora come si fa? Invisibili, aveva detto Alan, altro che invisibili, domani alla Chianella lo sapranno tutti e domani sera avremo i giornalisti! Che guaio!”
Uscì dalla cucina facendo finta di niente. Anzi: disse che era un bellissimo racconto ed un bellissimo pesce quello apparso fra le mani di Nthanda. I bambini volevano sapere come si fa a far apparire le cose. Nthanda tranquilla spiegò che era un dono arrivato con il SYM e i bambini si agitarono, quelli col SYM cominciarono a provare, gli altri non ci riuscivano e ne erano irritati. Allora Gigliola intervenne dicendo che, di solito, quella cosa non si faceva perché i bambini senza SYM non potevano farla, così era stato deciso di ignorarla, per non metterli in imbarazzo, ma era solo un gioco, niente d'importante...Sudava sette camicie, non sapeva bene cosa dire ai bambini e aveva veramente paura che tutto si risapesse alla Chianella.
Deepak disse:”Ho capito, è meglio se a casa non diciamo niente, così Nthanda lo rifarà per noi.. altrimenti forse i nostri genitori non ci mandano più qui!”
L'intervento del piccolo Deepak fu decisivo, e salvò Gigliola; i bambini si calmarono, all'idea di non poter più venire il pomeriggio al doposcuola, ora poi che diventava così interessante. Se ne andarono tutti insieme a casa con le biciclette e a piedi, poco dopo. 
Invece Gigliola disse a Nthanda: ”Venga, noi due dobbiamo parlare. Ho idea che la dottoressa nera della storia fosse lei, non è così?”
 

Viewing all articles
Browse latest Browse all 491

Trending Articles