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Channel: Iris e Libellule
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Fra pochi giorni è il famoso 21 dicembre 2012,  mi sento piuttosto giù, non perché il mondo finisce, ma perché, come ha detto una mia conterranea al TG regione, ho paura che continui così com'è, e  mi difendo rifugiandomi in una visione fantastica delle cose. Nei viaggi in macchina per andare e tornare dal lavoro, e anche durante il lavoro, che, pur svolto con attenzione , lascia la testa libera, mi è venuta in mente una storia. Un  regalo virtuale di Natale per chi passa di qui. Chissà se riuscirò a finire di scriverla prima che il mondo finisca? Spero di sì, sarebbe un peccato perdersi il finale che ho in mente. Credo che la mia cara amica Paola si arrabbierà, vedendo come ho impiegato il tempo di scrittura, ma mi perdonerà, sarà bene che mi perdoni, perché se tutto finisce è bene andarsene in pace con tutti, se non finisce  avremo tutto il tempo per completare quell'altro progetto. Il racconto si intitola" il Parassita"e ci troverete riferimenti e motivi di cose già lette, ma lo riconosco subito, non ho inventato niente , ho solo rielaborato.


Il Parassita

Capitolo primo: la bambina, la vecchia, gli ubriachi.

La bambina

Era la notte del 20 dicembre 2012 senza nuvole e senza luna. In una casa isolata nella campagna toscana si stava svolgendo una festa a cui erano presenti alcune coppie di giovani e una sola bambina intorno ai quattro anni, figlia dei padroni di casa. Da molto tempo si parlava di una profezia del popolo Maya che riguardava la fine del mondo, che doveva avvenire proprio il giorno dopo. In realtà si trattava di un complesso computo del tempo contenuto in un antico calendario scolpito nella pietra, e probabilmente era solo la fine di un ciclo calcolato sul movimento dei pianeti, ma si era montato intorno a questa cosa un gran polverone a cui i più fragili avevano creduto, e c'era gente davvero impaurita, grazie anche a Internet e alla diffusione delle notizie, anche le più stupide. I giovani che quella notte si erano riuniti e avevano cenato in allegria avevano trovato in quella data solo un'altra occasione di stare insieme, che aveva per tema “la fine del mondo è domani”. La bimba scappò dal lettino richiamata da un messaggio silenzioso e riuscì a sgattaiolare fuori da un finestrone socchiuso, in giardino. Si guardò intorno ma era buio pesto, solo il cielo era luminoso. Le piaceva molto guardare il cielo e le stelle quella notte parevano più numerose e luccicanti del solito. Poco prima, quando era ancora in casa, c'era stato un rumore, ma nessuno lo aveva sentito per la musica e le chiacchiere. Un bolide era precipitato sulla terra e si era rotto nel contatto con l'atmosfera. Ora dall'alto cadeva sfrigolando leggermente una pioggia di particelle luminose. La bambina alzò le manine per toccarle. Le aderirono alla mano senza produrre effetto di calore o di freddo. La bambina disse “Le fate!” E cominciò a ballare nella pioggia luminosa. Dalla casa si sentì la voce della madre, che si era affacciata nella camerina e non l'aveva trovata : “Gaia? Dove sei? Quante volte ti ho detto di non uscire senza dirlo? E poi fa freddo ...” Sara uscì e vide sua figlia che danzava nella pioggia di luce. “Vieni dentro !” gridò allarmata. Poi chiamò gli altri : “Venite a vedere che succede! Che può essere?” Tutti si affacciarono ai vetri. 
“ A Firenze, molti anni fa, ci fu una pioggia di un materiale che si presentava in fiocchi bianchi, come la lana di vetro...”
Ma questo è diverso … sembra solo luce ..” 
Forse è caduto un meteorite e ha rilasciato dei composti del fosforo..”
Gaia era entrata in casa controvoglia. 
“Le fate. “ dichiarò.
Lei pensa sempre alle fate, vede fate e cose strane, ogni tanto.”
La mamma la guardò per bene, sulla pelle delle mani e del viso era rimasta una leggera luminosità, come un velo .
Provò a toglierlo con la mano, ma non se ne andava. 
“Sarà meglio andare a lavarsi e poi a letto di corsa, disse inquieta. 
Gaia sorrise. “Non è niente, mammina, ti dico che sono le fate !”
La luminosità leggera non scomparve neanche con il bagno e la mamma resistette alla tentazione di portare la bimba all'ospedale. Era un viaggio piuttosto lungo e poi era notte fonda, e la bambina stava bene, potevano andarci il giorno dopo. Gaia diede un bacino alla mamma, al babbo, ad ognuno degli ospiti e presto si addormentò. Fece dei sogni bellissimi.

La donna anziana

Distante da quella casa almeno un chilometro ce n'era un'altra, abitata da una donna sola e molto anziana. Da parecchio tempo ormai viveva in tre stanze del pianoterra, per non dover salire le scale. La casa aveva un aspetto trasandato ed era poco pulita, ma la donna anziana era del tutto sola e poteva contare solo su scarsi aiuti dei servizi sociali. 
Da qualche giorno le sue condizioni erano peggiorate, ma quando sentì un miagolio disperato nel bosco vicino alla casa si alzò dalla sua poltrona, mise un cappotto che teneva sulla sedia lì accanto e uscì in ciabatte per cercare il gatto che continuava a chiamarla. Dal cielo scendeva fra gli alberi spogli una pioggia leggera di scintille luminose. Non aveva mai visto una cosa simile. Alzò la torcia verso l'alto. Il gatto aveva smesso di miagolare e lei restò, stordita e rallentata dal freddo, a guardare il fenomeno delle piccole luci fredde. Le fece un po' paura. Fra gli arbusti il suo gatto Nino si mosse e le venne incontro facendo le fusa. Lei si riscosse e si avviò verso casa brontolando col gatto che l'aveva costretta ad uscire nella notte, d'altra parte era l'unica creatura che le fosse rimasta vicino, l'unico a cui importasse qualcosa di lei e non poteva perderlo. Intorno continuava a scendere silenziosa la pioggia di scintilline fredde e le venne in mente che era curioso vedere una cosa del genere poco prima di morire. Forse fu il freddo, ma appena entrata in casa sentì di perdere la coscienza e scivolò a terra. Aveva un piccolo apparecchio che, premuto, lanciava un segnale di richiesta di aiuto, una di quelle diavolerie per anziani soli. Riuscì ad attivarlo prima di perdere i sensi, poi scivolò in un gradevole torpore. Piccole scintille luminose si erano posate sulla sua pelle, sul viso e sulle mani. Cominciarono ad esplorarla e a moltiplicarsi su di lei, entrando negli orefizi del naso, della bocca semiaperta, delle orecchie. Dalla porta entrava il freddo pungente della notte e la donna si trovava sdraiata proprio in mezzo all'ingresso, si raffreddò sempre più e restò immobile, mentre il gatto si accucciava nell'incavo formato dalle gambe piegate facendo le fusa. Lentamente e senza dolore la donna si inoltrò nella morte, restando sospesa sull'orlo.

Gli ubriachi

In una strada al margine del bosco, nel paesino vicino, un uomo solo e molto ubriaco camminava e sbandava. Cadde e restò a sedere con la bocca aperta. Non si accorse della pioggia di luce che gli cadeva addosso finché non riaprì gli occhi, si riscosse e si spaventò a morte. Gli parve una spaventosa pioggia di fuoco. Aveva in tasca un coltello. Prese a correre per la stradina e si trovò faccia a faccia con un altro ubriaco uscito da poco dall'osteria del paese. Tutti e due si spaventarono molto, l'uno già impaurito, l'altro si vide arrivare addosso il primo e gridò, in un attimo quello tirò fuori, per istinto, il coltello … La polvere di luce li copriva entrambi e l'intera scena, se ci fosse stato qualcuno a vederla, sarebbe parsa surreale. Quando il primo uomo affondò il coltello nel corpo dell'altro attraverso la lama gli arrivò in un lampo, con la rapidità del pensiero, il flusso delle emozioni della sua vittima. Paura, terrore, incredulità, sorpresa e moltissimo dolore.Terrorizzato e inferocito ritirò la lama e tornò a colpire molte altre volte, ma le emozioni che lo assalivano ad ogni colpo erano sempre più potenti e lo invadevano, finché l'altro non cessò di vivere e lui sentì di non sopportare più e rivolse il coltello contro di sé. La polvere di luce che li copriva entrambi d'improvviso si spense e cadde a terra in fiocchi grigi di cenere. I due uomini restarono, uno morto e l'altro agonizzante, sul selciato della strada. Dalle case sentirono un unico grido e poi il silenzio.

Le persone che quella notte fecero il loro incontro con la pioggia di luce furono davvero poche, in altri luoghi del pianeta il fenomeno avvenne di giorno e quasi nessuno se ne accorse, lì per lì, salvo poi ritrovarsi la pelle soffusa di una luminosità leggera, come un fondotinta luccicante.


Spero fin qui di averci incuriosito. A me piace molto sentir raccontare storie, e ancora di più raccontarle io stessa. Domani il secondo capitolo.

Post scriptum : siccome l'avevo scritto in un altro posto e l'ho copiato qua, viene fuori in questo modo curioso con due caratteri diversi, abbiate pazienza.
 

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