Vedo che il racconto appassiona le folle. Si fa per dire! Per me funziona come un rifugio, mentre pulisco i piatti e carico la lavastoviglie in pizzeria ascolto, nella mia testa, i dialoghi fra il dottor Paolo Giusti e tutti gli altri personaggi, che ormai hanno preso vita propria e procedono per conto loro...Ma mi devo sbrigare prima che il mondo finisca ! Quindi cercherò di bruciare le tappe e semmai, se la storia avrà successo, ci attaccherò tutte le cose che mi stanno venendo in mente in un secondo tempo. A proposito, ho chiamato interfono l'aggeggio che usano per comunicare fra le stanze isolate e l'esterno, ma credo ci sia un nome più appropriato, che ora non mi viene in testa .
LA SIGNORA HUANG
Chiusero Paolo, Sara, Nanni e la bambina in alcune stanze del reparto di malattie infettive, insieme all'infermiera traditrice. Dopo poco arrivarono il giovane paramedico ed altre persone, anche un'anziana donna cinese che era stata esposta alla pioggia luminosa nei dintorni del paese. La signora entrò nella stanza e Gaia si voltò verso di lei.. fu come se si riconoscessero, intorno a loro si formarono due piccole nubi luminose che si congiunsero attraverso la stanza, poi la piccola si svincolò dall'abbraccio della madre per correre incontro alla vecchia cinese. Si presero le mani e si sorrisero. Per un po' tacquero guardandosi negli occhi, poi la piccola disse “Mamma Huang!” e cominciò a parlare in una lingua che doveva essere cinese a giudicare dall'espressione estasiata della donna anziana. ”Ma come cavolo fanno a capirsi ?” disse Sara a Nanni.
Nel piazzale davanti all'ospedale atterrò un elicottero. Ne scesero dei soldati che scaricarono delle casse e un paio di uomini vestiti di nero, Entrarono nell'ingresso e l'elicottero si rialzò subito in volo. Dopo poco erano davanti al vetro delle stanze di isolamento, accompagnati da un interprete. Nel corridoio arrivò una donna bionda sui cinquant'anni. Avanzava a passi lunghi e decisi, ma uno della sicurezza la fermò.
“Devo parlare col dottor Giusti.”
“E' impossibile, signora.”
“Come è impossibile?-tentò di sottrarsi alla mano dell'uomo che la tratteneva con decisione -
”Impossibile signora, c'è un'emergenza in corso...”
“Che tipo di emergenza?-disse la donna .
Si avvicinarono i due uomini in nero. “Com'è entrata questa?” Tradusse l'interprete.
“Dall'ingresso principale: non ci è stato detto di chiuderlo, l'ospedale è ancora aperto, è funzionante … non possiamo certamente evacuarlo.”
L'uomo in nero guardò attraverso gli occhiali scuri . Rispose in inglese. ”Bisogna farlo.”
“Ma è impossibile. È l'unico ospedale in un raggio di cinquanta chilometri, abbiamo moltissime persone ricoverate.”
“Non vi rendete conto della situazione? Andiamo dentro e lei, portatela con noi.”
La donna bionda , sempre trattenuta per un braccio dall'uomo della sicurezza , arrivò davanti al vetro della stanza di isolamento e chiamò a voce alta “Paolo! Paolo!” Riuscì a battere con la mano sul vetro e Paolo si voltò.
“Tò , è arrivata la Gigliola!”
“La Gigliola? - disse Sara – Ciao Gigliola !” fece salutando con la mano.
“Chi è questa Gigliola?”chiese Nanni.
“E' sua moglie. Ex moglie, veramente. Simpatica, ma un po' stramba.”
Intanto Gigliola discuteva animatamente con i due uomini in nero.
“Che succede, sono ammalati?”
“Che succede, sono ammalati?”
“Forse. Potrebbe essere un contagio pericoloso, ancora non lo sappiamo.”
“Ma se vedo che stanno tutti bene!”
“Una donna è morta .” disse un'infermiere. E un altro:
“Sì ma era molto anziana e malata, viveva sola, pare sia caduta sulla porta di casa dopo essere uscita, nel colmo della notte, per soccorrere un gatto...”
“Questa del gatto l'ha detta quel ragazzetto che ora è nella stanza, contagiato anche lui, dice che ha sentito i pensieri della donna..”
Si comunicarono alcune informazioni davanti al vetro, e Gigliola disse agli uomini in nero: “Io comunque voglio entrare.”
”Ma lei chi è?”
“Sono la moglie del dottor Giusti. “
“Ex moglie.” disse un'infermiera .
“Lei si faccia gli affari suoi. Fatemici parlare.”
Fu aperto l'interfono.
“Gigliola.” fece Paolo.
“Paolo...” La donna piangeva. “E' vero che siete tutti contagiati?”
“Forse. Ancora non ci ho capito niente. Ma stiamo bene. C'è Sara, vedi? E Nanni, suo marito, e la bambina. “
“Cos'è quella polvere luccicante?” Disse Gigliola.
“E' quello il contagio .” Disse Paolo.
“Ma dicono che una donna è morta ..”
“Non solo è morta, si è dissolto il...”
L'interfono fu spento immediatamente.
“Voglio sentire cosa mi sta dicendo mio marito!”
“Notizie riservate.”Tradusse l'interprete.
“Riservate un corno! Io chiamo la stampa Ho qui il mio cellulare! Faccio venire i giornalisti...”
L'uomo in nero fece un segnale, e l'altro uomo in nero, veloce, le strappò di mano il cellulare, aprì la porta e la spinse dentro con gli altri. “Almeno una cosina l'abbiamo risolta.”disse l'uomo in nero in inglese. Paolo da dentro aveva visto che succedeva e faceva no, con forza, con la mano, ma non poté impedire che la moglie fosse introdotta nella stanza.
“Ecco, come al solito! Non ne potevi fare a meno?”
“Di far che?” piangeva Gigliola.
“Di fare il solito casino!” disse Paolo sottovoce .
“Se c'è un vero rischio, e ti assicuro che ci sono parecchie cose perturbanti in questa faccenda, almeno nostra figlia avrebbe avuto te, per quanto non so se sia un vantaggio nella vita, invece eccoti qua..”
“Perché, che ci succederà?”
Paolo abbassò la voce “Se viene fuori che si tratta di un contagio sconosciuto può saltargli in mente di eliminarci tutti...”
“Ma no! Non ce l'avranno il coraggio. Mica siamo in un film americano, siamo in Italia, nella provincia toscana!”
“E dove credi che prendano le idee quelli che scrivono i film, dalla realtà, evidentemente..”
Sara si era avvicinata ed abbracciò Gigliola. Si salutarono con affetto e Sara riuscì a strappare Gaia alla signora cinese per farla vedere a Gigliola.
“Ma come è cresciuta! E come siete carine con quel brilluccichio addosso!” Si guardò le mani e vide che stava cominciando a brillare anche lei. “Oddio, Paolo, guarda qua! E come mai te non luccichi?”
“E che vuoi che ne sappia! Se lo sapessi avremmo fatto un passo avanti! Bisogna affrontare la cosa con un po' di razionalità, ma ora sei arrivata te e perdo del tutto la speranza, in questo senso...”
“ Ma Paolo, sono venuta appena ho saputo e ora te mi tratti così... mi sono accorta che sei tanto importante per me, che il posto dove volevo essere era proprio qui con te e te mi tratti in questo modo..”
Paolo le sorrise. “Va bene, ora calmati , lasciami parlare con questa gente vestita di nero.”
Gli uomini in nero erano due, uno biondo e uno con i capelli scuri e ricci. Tutti e due con gli occhiali scuri. Quello biondo accese di nuovo l'interfono.
“ Lei è il dottor Paolo Giusti.- era un'affermazione, l'interprete tradusse- Faccia andare tutti gli altri nell'altra stanza per favore, lasci la porta aperta per controllare, grazie.”
Paolo eseguì rassicurando tutti e tornò davanti all'interfono.
“Siamo di fronte, dottore, ad una situazione che non comprendiamo e dobbiamo studiare. Abbiamo qua un medico specializzato nella gestione di queste crisi...( si avvicinò un uomo alto vestito di una tuta bianca e salutò con un cenno del capo) il dottor Smith. Credo che avremo bisogno di esaminare alcuni soggetti, almeno quelli che hanno avuto contatto per primi col contagio sconosciuto. Per la verità dovremmo fare delle biopsie..” “ No! Non sulla bambina, per cominciare, che siano almeno adulti informati! Ma non potete lasciare che passi semplicemente un po' di tempo per vedere come si sviluppano le cose? Mi pare che la cosa evolva rapidamente.. La bambina e la donna cinese, per esempio, stanno comunicando in un modo che non ho mai visto, sembra telepatia..” L'uomo di là dal vetro ebbe un sussulto .
“ Dio mio, disse, lei dottore non è al corrente, ma ci sono molti altri casi sul pianeta e non sappiamo se alcuni siano sfuggiti al nostro controllo, pensi solo ai deserti dell'Asia o a certe zone dell'Amazzonia...Potrebbe essere un parassita che ha delle strategie per insediarsi, anche gradevoli per l'ospite e poi se ne impadronisce e lo uccide o lo annienta... capisce il rischio? Potrebbe essere un'arma creata in laboratorio.”
L'altro uomo disse, in francese. "..o potrebbe diventare un'arma...anche se crediamo che questa "cosa" venga dallo spazio cosmico."
“Sì- disse Paolo ironico- l'invasione degli ultracorpi.”
L'interprete imbarazzata non sapeva come tradurre.
“Un vecchio film di fantascienza , disse Paolo, Ma, per pura praticità, potreste dirmi i vostri nomi?”
“Certo, mi scusi, sono l'agente Ford, Alan Ford.”
Paolo restò un attimo spiazzato e gli venne da ridere. “Alan Ford? Ma è vero?”
“Certo, che ci trova di strano?-disse il giovane impassibile dietro le lenti scure.
“E' il nome di un personaggio dei fumetti della mia giovinezza.. che stramberia, questa cosa ha degli aspetti davvero comici..e l'altro chi é, James Bond, magari?”
“Non, je m'appelle Louis de Funes”
“No. Non ci credo. E' un vecchio comico francese, Louis De Funes. Ditemi che sto sognando. Mi faceva ridere come un matto.”
I due lo guardarono come se parlasse una sconosciuta lingua galattica.
Intanto Gigliola, silenziosa, gli era venuta vicino.
“I signori chi sono?” chiese.
“Ti presento Alan Ford e Louis De Funes.”
Gigliola restò un attimo sospesa, come se non avesse capito bene, poi fece un gesto con la mano per indicare il passato dietro le proprie spalle. “Ma Alan Ford non era un fumetto di Bonvi, quello delle Sturmtruppen? E Louis De Funes quell'omino indiavolato, francese, che faceva morir dal ridere?...”
“Già, proprio loro...” Per l'interprete era difficile tradurre la conversazione. Ora però i due giovani agenti avevano ricevuto una telefonata e chiesero silenzio, facendo segno con la mano che avrebbero continuato a parlare più tardi.
Intanto Gaia e la signora cinese avevano cominciato a ridere. Ridevano come matte e il loro riso era contagioso più della polvere luccicante. Gaia si fermò, diventò seria e fece segno a mamma Huang di guardare il palmo della sua manina. Sopra di esso la polvere luminosa si raggrumò e poi si espanse. La bambina aveva lo sguardo concentrato di chi fa un lavoro difficile. La polvere aveva perso il suo colore e sembrava sabbia, ed ora stava assumendo una forma. Una lumachina, un pochino storta, come disegnata col lapis da una bambina. Gaia la mostrò a mamma Huang che battè le mani eccitata. Poi Gaia fece gonfiare la lumachina ed essa esplose in una nuvolina di polvere di nuovo luminosa. Ora toccava alla vecchia cinese. Aprì il palmo della mano rugosa e la polvere si riunì nella figura di un gatto con lunghe vibrisse. La donna si concentrò molto e il gatto aprì la bocca per miagolare, senza che ne uscisse alcun suono, e mosse le vibrisse e la coda, poi si espanse e svanì. Tutti intorno battevano le mani estasiati. Il dottor Giusti tornò verso il vetro, picchiò con la mano per attirare l'attenzione e indicò quello che stava accadendo. I due giovani mollarono i telefoni e restarono a guardare con le bocche spalancate. Ora anche il paramedico, Marchino, stava provando a far apparire qualcosa. Sul pavimento apparve un cane, lui disse che era Lampo, il cane del nonno, che scodinzolava felice. Dopo un po' tutti provavano il nuovo gioco, ridevano e saltavano per la stanza fra molte figure effimere di polvere che si formavano fra di loro.
La signora Huang fece apparire un grosso drago, animale totem cinese, che volò attraverso la stanza prima di scoppiare, poi, presa come da un raptus, fece apparire una creatura inimmaginabile, con corna e squame, alta sugli arti inferiori, ma quando la vide fu colta da una gran paura, un vero terrore e corse a pararsi di fronte alla piccola Gaia che si divertiva un mondo, ma la creatura di sabbia da lei stessa partorita avanzò verso di loro, lei gridò e cadde a terra. Tutta la polvere tornò polvere e cadde sul pavimento, poi tornò ad alzarsi e a luccicare debolmente. Tutti nella stanza corsero verso mamma Huang, compreso Paolo, che fece allontanare gli altri.
Gaia gridava “Mamma Huang, Mamma Huang!”
Paolo fece largo intorno alla donna, si chinò su di lei e gli ci volle un attimo a capire che il cuore si era fermato.
“La signora è morta ..” disse Paolo.
Gigliola disse “Lo so. Un infarto. Per la paura. L'ha spaventata quella figura, credo che non venisse da lei, ma fosse... un ricordo della polvere... Lei è morta per difendere noi e la piccola...Io l'ho sentito...” Gigliola di nuovo piangeva.
I due agenti, di là dal vetro, erano in grande agitazione. Paolo si avvicinò “ E' morta.”
“Un'altra vittima della polvere.” tradusse la ragazza.
“Non direi, mia moglie dice che ha avuto paura, un infarto. Comunque avevate bisogno di un cadavere.. ora ce l'avete”
Tutti nella stanza erano affranti e spaventati. I due agenti fuori, concordavano col medico come trasportare all'esterno delle stanze di isolamento il cadavere di mamma Huang, che però non si era dissolto, come era accaduto per la donna morta nel bosco, ma restava un normale cadavere e continuava a luccicare debolmente. Paolo pensò che nella disgrazia erano stati fortunati: c'era davvero bisogno di capirci di più in questa faccenda e l'esame di un cadavere era un'occasione irripetibile...finché non fosse venuto in mente a qualcuno di eliminarli. C'era una camera stagna prima del reparto di isolamento e lì fu messo il corpo dell'anziana signora. Alla fine si decise che era meglio fare l'autopsia nelle stanze isolate e per questo entrò il dottor Smith, il medico specializzato, con una tuta speciale e gli strumenti necessari, e chiese a Paolo e all'altro medico presente di assisterlo. Fecero spostare di nuovo gli altri in un altro locale adiacente e si occuparono della signora Huang.