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Channel: Iris e Libellule
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Librerie

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Il mio babbo aveva uno zio che era un libraio. All'inizio aveva avuto un'edicola, negli anni del fascismo, ma poi, siccome era socialista, i fascisti aretini gliel'avevano bruciata. Era una vecchia storia che si raccontava in casa, questa dell'edicola bruciata, ma lo zio Orazio l'aveva superata e aveva aperto un negozio vero e proprio, centralissimo, che vendeva articoli di cancelleria, giornali e libri. Quando io ero piccola era una delle poche librerie della città, per me l'unica, andavamo sempre lì a comprare i libri per la scuola e i libri da leggere, che consideravo cose ben distinte. Ci lavoravano lo zio, i suoi figlioli e i loro coniugi, c'erano delle scale  appoggiate agli scaffali di legno scuro che tappezzavano le pareti e in cima c'era sempre qualcuno appollaiato a cercare un certo libro non proprio a portata di mano, e da lì chiacchierava con il cliente che stava a testa in su, in mezzo ad una piccola folla di gente che comprava gomme per cancellare, fogli a protocollo, lapis... C'era anche un giovane fattorino che chiamavano Bruscolino....chissà che fine ha fatto.
 Leggere mi piaceva tanto fin da piccina, perché ero una bambina timida, che viveva in un ambiente di adulti, introspettiva e per niente interessata alle attività fisiche. Leggere era immergersi in un'altra realtà. Dalla libreria dello zio Orazio venivano tutti i miei libri di fiabe, ma anche tutta la fantascienza che leggeva il babbo e poi passava a me. Dalla libreria venivano anche le scatole di matite acquarellabili con cui disegnavo. Acquarellabili, perché bastava immergere la punta nell'acqua per avere un colore denso e pastoso. Con lo zio Orazio non credo di aver scambiato tante parole, era severo e indaffarato, magro e con i capelli tutti bianchi, portava un gilet e gli occhiali da lettura calati sul naso.
Quando il negozio, che era ormai degli eredi dello zio, vecchi anche loro, è stato venduto, mi sono sentita orfana e sperduta, anche se il nome è rimasto. Ho capito meglio cosa significa diventare vecchi, cioè non riconoscere più la realtà come familiare, perdere i punti di riferimento. Era stata chiusa la calzoleria delle altre zie in Corso Italia, chiusa la "Casa del miele", chiuso il negozio che in città si chiamava "gli svizzeri" (Konz) , chiusa da tempo la ferramenta del babbo del mio amico Nico, il Tondini, e tanti altri negozi che erano stati aperti per decenni. La geografia commerciale del centro era irriconoscibile, le "attività commerciali" (ora i negozi si chiamano così ) aprono e chiudono con una rapidità che sconcerta, ci sono tante librerie... fra tutte però ce n'è una che mi piace più delle altre, che per me ha sostituito quella dello zio Orazio. Devo dire che anche questa è molto longeva, nonostante che io abbia la sensazione che sia aperta  solo da ieri, ormai devono essere passati almeno 20 anni . Si chiama "Il viaggiatore immaginario" ed ha come logo un tipo che dorme sdraiato in poltrona con un libro aperto sulla fronte a parare la luce che disturberebbe il sonno. E' evidente che la lettura ha ispirato dapprima un sogno ad occhi aperti, ma è anche chiaro che il lettore, come tale, non si prende tanto sul serio. Non tanto come la Margherita, figlia della mia amica Paola, che ho visto cercarsi in casa un posto comodo per leggere, fra il divano e una poltrona più esposta alla luce, senza staccare un attimo lo sguardo dalla pagina del volume di Harry Potter in cui era evidentemente immersa. Quello sì che è LEGGERE!  Lei non sa che la sua mamma, molti anni fa, faceva esattamente la stessa cosa con la stessa espressione.
Ho portato il mio libro al Viaggiatore Immaginario. Cinzia ( Blog "Ai piedi di una collina di betulle") mi ha fatto i complimenti, ma per ora non c'è stata nessuna presentazione, solo una consegna di poche copie in conto vendita. Quando ci sono entrata vedendo tutti quei libri esposti, quel mare di pagine stampate in cui il mio "figliolo" si sarebbe perso, mi è venuto l'impulso di fare dietro front, ma poi ho resistito. Il libraio mi ha confermato che è tanto difficile vendere libri, anche quelli molto pubblicizzati e promossi, e che il mio libro non lo conosceva nessuno, sconosciuto anche l'editore, quindi si trattava solo di un esperimento.... Io ho detto che forse sarebbe venuto almeno un parente a comprarlo. Invece ci è già andata Imma! Grazie! Attendo notizie.

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