Il 25 aprile del 1986 ci fu l'incidente di Cernobyl. Io avevo la mia prima bambina che era ancora piccolissima e la grande paura che mi prese, la consapevolezza, e il desiderio conseguente di reagire e realizzare cose che rendessero il mondo migliore, per mia figlia e tutti i bambini, furono uno dei motori che mi spinsero ad informarmi sull'agricoltura biologica, o organica, come dicono gli anglosassoni. All'inizio trovai libri a Milano, da Milano me ne tornai a Firenze, dove esisteva già un'associazione di produttori biologici che sarebbe diventata negli anni successivi una componente importante dell'AIAB. Da loro ebbi indirizzo e numero di telefono di un'azienda agricola della provincia di Arezzo, telefonai e una domenica andammo a trovarli con mio marito e la mia bambina. Dopo aver percorso una strada in salita e molto dissestata che ci sembrò lunghissima, arrivammo in questo podere dell'alto Casentino ancora immerso nell'inverno, con pochi segni primaverili , e nonostante questo incantevole. Ero impaziente di vedere con i miei occhi e toccare con le mie mani una vera azienda bio, un'utopia in terra, un passo in Paradiso. Trovammo la Fulvia e Claudio, suo marito, che stavano combattendo con un vecchio aspirapolvere. La cosa li impegnava talmente che lì per lì non ci prestarono tanta attenzione. Mi sembrò una cosa stramba essere andati a cercare dei veri agricoltori bio e trovare una coppia che letica con un elettrodomestico riluttante a fare il suo lavoro. La Fulvia aveva degli impossibili capelli rossi che anche quelli mi parevano cozzare con l'idea stessa del biologico, ma avrei imparato ad andare al di là delle apparenze. Erano arrivati da Milano alcuni anni prima, avevano comprato un podere con una casa da ristrutturare ( erano tutte da ristrutturare), avevano avuto un'esperienza di comune( sì, proprio le comuni post 68), poi avevano messo su questa aziendina con un gregge di 70 pecore. La Fulvia, come se in vita sua non avesse fatto altro, si era messa, con l'aiuto di un libro, a fare il formaggio. Le veniva benissimo: cucinava molto bene, in gioventù aveva fatto paracadutismo, sapeva tessere, filare e tingere le lane e fare una quantità di altre cose. Un pochino anche il muratore. Il pecorino della Fulvia aveva il sapore di quello che mangiavamo nella nostra infanzia e la ricotta era una vera favola, per non dire del gusto fresco del raviggiolo e della densità sapida e grassa dello yogurt. Ogni tanto faceva anche una buonissima cacioricotta...Sapete che il latte di pecora contiene il 24% di grasso? Che è il latte più grasso fra quelli di mucca e di capra e che è il grasso a dare l'ottimo sapore e la tipica cremosità allo yogurt e al pecorino? La Fulvia faceva lo yogurt dopo aver fatto bollire il latte, che deve essere sterile, perché attecchiscano quei particolari microrganismi . Mescolava i fermenti al latte tiepido e involtava il contenitore in una coperta di lana, per mantenere il calore. Non usava neanche la yogurtiera. Claudio mungeva le pecore, mattina e sera, e la Fulvia lavorava il latte. Un anno e mezzo dopo, la Fulvia , io e un'altra donna mettemmo su un piccolo negozio di prodotti bio ad Arezzo, che si chiamava "L'Erba Salvia". La Fulvia vendeva in negozio i suoi prodotti a base di latte di pecora. Il latte di pecora, ma anche di capra, si ottiene dalle bestie dopo che sono nati gli agnellini o i capretti, sono stati allattati per un pò e poi staccati dalle madri. Il momento del distacco è tragico, arriva l'agnellaio, che porta via gli agnelli o li uccide in azienda. La pecore madri, diceva la Fulvia, piangevano e chiamavano i figlioli per un paio di giorni, poi si rassegnavano. Quando veniva l'agnellaio la Fulvia arrivava in negozio sempre piuttosto stranita, l'esperienza della separazione delle madri dai piccoli era difficile da mandar giù, ma era tutto parte del ciclo produttivo dell'azienda, non si sarebbe potuto tenere tutti gli agnelli, il gregge sarebbe diventato troppo numeroso e il terreno da pascolo sarebbe stato insufficiente, senza dire poi del lavoro di mungitura e trattamento del latte... La Fulvia e Claudio avevano fatto altri mestieri, avevano una preparazione culturale superiore alla media, una gran curiosità e il desiderio di migliorare il mondo e migliorarsi. La morte primaverile degli agnelli era una cosa che li sconvolgeva, ma che era necessaria. Erano venuti da lontano e avevano creato un'azienda zootecnica, piccola, ma soggetta a regole che non si possono cambiare. Facevano gli agricoltori e gli allevatori in modo piuttosto creativo, ma alla morte degli agnelli non ci si poteva sottrarre, salvo i casi rari in cui si riuscisse a vendere dei capi per riproduzione.
Un altro esempio. C'è una donna che conosco a cui piace molto la campagna, le piace fare della teoria sul metodo più ecologico per fare i lavori necessari. Una volta che le parlavo della potatura degli olivi, lavoro che abbiamo cominciato a fare in questi giorni, mi disse: "Non mi dire che bruci le frasche di olivo? Ma lo sai quanta anidride carbonica produci? Una verde come te non sa che è meglio non bruciare?" Obbiettai che non sapevo come fare altrimenti. "Potresti spezzettare i rami con le forbici in pezzi molto piccoli che poi si sfaranno nella terra, non mi dire che non hai voglia di perderci un pò di tempo!" Evidentemente non aveva la minima idea della quantità di frasca di olivo che si produce con la potatura, non avendo mai fatto un lavoro agricolo in vita propria. Quando parlo con gente così mi devo controllare perché vado facilmente di fuori. Avrei potuto dirle che esistono dei trituratori che si possono attaccare al trattore, ma costano delle cifre che non sono giustificate dalla produzione dell'olio. Ma sarebbe stato fiato sprecato.
La stragrande maggioranza delle persone mangia cibi di cui non ha la minima idea di come vengono prodotti, si lamenta del costo e non sa quanto lavoro c'è dietro ogni singolo boccone e neanche che strada fa il cibo, quali sono le tecniche produttive e cosa significa fare il contadino. C'è una separazione schizoide fra il consumatore, cioè tutti, e i produttori. Ci siamo trasformati in animali d'allevamento che si stupiscono se in inverno, in certi periodi molto freddi, non si trovano pomodori o melanzane in vendita oppure sono cari. Una mia cara amica aveva piantato dei cavoli in autunno in pieno campo, senza serra o protezioni. Si è lamentata che nel corso dell'inverno non erano cresciuti. "Ha fatto freddo!" le ho detto. "E allora?" ha detto lei. "Col freddo le piante si fermano! Non cresce niente, si muovono quando fa di nuovo un pò caldino, a primavera!" "Sul serio?"
Ecco perché trovo ipocrita e falsa l'ormai consueta campagna primaverile contro la strage degli agnelli di Pasqua. Penso che sia una campagna che può attecchire solo in chi ignora come si produce il cibo e vuole restare nell'ignoranza. Non che non mi dispiaccia pensare alla separazione dalle madri e alla uccisione di queste bestioline, mi riempie di pietà come molte altre cose a questo mondo. Probabilmente questo mi impedirebbe di fare la pastora. Ma se si vuole mangiare del buon formaggio qualcuno deve anche mangiare la carne di agnello. La carne di agnello è uno dei prodotti delle aziende casearie. Qualcuno ha sentito dei problemi che hanno i pastori sardi per farsi pagare il latte un prezzo ragionevole? Qualcuno di questi che fa la battaglia contro la strage di Pasqua sa qualcosa del lavoro vero della campagna? Soprattutto la Michela Brambilla ne sa qualcosa o le piace soltanto cavalcare l'onda dei clienti ignari e animalisti di supermercato? Tutt'altra cosa è scegliere di smettere di mangiare carne e diventare vegetariani.
Un altro esempio. C'è una donna che conosco a cui piace molto la campagna, le piace fare della teoria sul metodo più ecologico per fare i lavori necessari. Una volta che le parlavo della potatura degli olivi, lavoro che abbiamo cominciato a fare in questi giorni, mi disse: "Non mi dire che bruci le frasche di olivo? Ma lo sai quanta anidride carbonica produci? Una verde come te non sa che è meglio non bruciare?" Obbiettai che non sapevo come fare altrimenti. "Potresti spezzettare i rami con le forbici in pezzi molto piccoli che poi si sfaranno nella terra, non mi dire che non hai voglia di perderci un pò di tempo!" Evidentemente non aveva la minima idea della quantità di frasca di olivo che si produce con la potatura, non avendo mai fatto un lavoro agricolo in vita propria. Quando parlo con gente così mi devo controllare perché vado facilmente di fuori. Avrei potuto dirle che esistono dei trituratori che si possono attaccare al trattore, ma costano delle cifre che non sono giustificate dalla produzione dell'olio. Ma sarebbe stato fiato sprecato.
La stragrande maggioranza delle persone mangia cibi di cui non ha la minima idea di come vengono prodotti, si lamenta del costo e non sa quanto lavoro c'è dietro ogni singolo boccone e neanche che strada fa il cibo, quali sono le tecniche produttive e cosa significa fare il contadino. C'è una separazione schizoide fra il consumatore, cioè tutti, e i produttori. Ci siamo trasformati in animali d'allevamento che si stupiscono se in inverno, in certi periodi molto freddi, non si trovano pomodori o melanzane in vendita oppure sono cari. Una mia cara amica aveva piantato dei cavoli in autunno in pieno campo, senza serra o protezioni. Si è lamentata che nel corso dell'inverno non erano cresciuti. "Ha fatto freddo!" le ho detto. "E allora?" ha detto lei. "Col freddo le piante si fermano! Non cresce niente, si muovono quando fa di nuovo un pò caldino, a primavera!" "Sul serio?"
Ecco perché trovo ipocrita e falsa l'ormai consueta campagna primaverile contro la strage degli agnelli di Pasqua. Penso che sia una campagna che può attecchire solo in chi ignora come si produce il cibo e vuole restare nell'ignoranza. Non che non mi dispiaccia pensare alla separazione dalle madri e alla uccisione di queste bestioline, mi riempie di pietà come molte altre cose a questo mondo. Probabilmente questo mi impedirebbe di fare la pastora. Ma se si vuole mangiare del buon formaggio qualcuno deve anche mangiare la carne di agnello. La carne di agnello è uno dei prodotti delle aziende casearie. Qualcuno ha sentito dei problemi che hanno i pastori sardi per farsi pagare il latte un prezzo ragionevole? Qualcuno di questi che fa la battaglia contro la strage di Pasqua sa qualcosa del lavoro vero della campagna? Soprattutto la Michela Brambilla ne sa qualcosa o le piace soltanto cavalcare l'onda dei clienti ignari e animalisti di supermercato? Tutt'altra cosa è scegliere di smettere di mangiare carne e diventare vegetariani.