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Channel: Iris e Libellule
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SYM, il Parassita 3

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Non c'è niente che non vada, la bambina sta bene.” disse Paolo accarezzandole la testa. “Ma certo è almeno curioso.”
Cosa è curioso ?” Chiese Gaia.
“Il luccichio, il luccichio è curioso.” disse Paolo.
Ma te l'ho detto che sono le fatine!” Esclamò la piccola.
“Proverò a prendere un campione ed esaminarlo. “Disse Paolo.
Sara lo prese da parte: “Le farai male?”
Ma no! Provo a strofinare la pelle con un cotton fioc, aspetta, lo facciamo subito. E le facciamo un prelievo di sangue per sicurezza.” 


Altrove nella notte un'auto si era fermata davanti alla casa della vecchia signora, poi era arrivata un'ambulanza. I due, medico e paramedico, erano sconvolti. Avevano trovato il bosco spoglio intorno alla casa ancora vagamente luminoso. Ma ciò che li aveva terrorizzati era la donna, a terra, raggomitolata sul pavimento dell'ingresso, coperta da una specie di sottile corazza dura e calda. Sotto questa corazza di un materiale simile a terra e luce che la teneva incollata al pavimento la donna era come in animazione sospesa, respirava ad intervalli assolutamente impossibili ed era ancora tiepida. I due erano sinceramente spaventati. Quando arrivò l'ambulanza parlarono tutti insieme di ciò che si doveva fare.
Intanto facciamo delle foto col telefonino.”
Ce l'hai il flash?”
I guanti, mi raccomando, non sappiamo cosa sia questa roba.” “Chiamate il pronto soccorso, allertateli su questa.. questa cosa.”
La caricarono sulla barella e sull'ambulanza. I guanti si coprirono di polvere luminosa. In ambulanza la corazza, che si era spezzata durante il trasbordo, cambiò sotto i loro occhi, adattandosi alla barella e ricomponendosi sulla pelle della donna. I due che stavano con lei erano eccitati e spaventati a morte.
Fai altre foto, svelto!”
La corazza crebbe e sembrò attirare la polvere presente nell'abitacolo, si gonfiò e prese quasi la forma della pelle di un rettile, poi improvvisamente tutto si disfece sotto i loro occhi, si alzò una nuvola di particelle luccicanti e non restò nulla, nulla neanche del corpo della donna, solo un sottile strato di cenere che segnava il posto occupato dal corpo sulla barella. Fu impossibile non respirare la polvere all'interno dell'abitacolo anche se si coprirono il viso. Nel momento che respirarono la polvere uno dei due, il paramedico, che si chiamava Marco, seppe cosa aveva vissuto l'anziana signora e rivisse in un attimo i minuti prima della sua morte. Quando scesero dall'ambulanza trovarono difficile raccontare l'esperienza appena vissuta. Il paramedico disse che c'era un gatto con la donna, un gatto nero che si chiamava Nino.
Come fai a saperlo?”
Sinceramente non so.” disse lui. Si guardò le mani, avevano cominciato a luccicare debolmente come se avesse maneggiato della porporina.

Nel reparto di pediatria dello stesso ospedale intanto Paolo aveva preso un cotton fioc e una lente d'ingrandimento. Delicatamente passò il bastoncino sulla pelle di Gaia. Gli sembrò che qualche particella luminosa fosse passata sul cotone. Bagnò un altro bastoncino e lo passò di nuovo sul dorso della manina della bimba. Questa volta il bastoncino restò macchiato e lasciò una traccia su un vetrino da microscopio. Poi ne prese un altro e lo passò sulla mucosa della bocca della bimba .
E' proprio curioso...anche la mucosa brilla ..”
Ed è preoccupante, vero? “ disse Sara con la voce piena d'ansia.
 Davvero non so che dirti, ma la bimba sta benissimo ed è inutile allarmarsi, ora chiamo il laboratorio di analisi, ci dovrebbe essere di turno il dottor Di Segni...aspetta..”
Prese il telefonino dalla giacca, cercò il numero e parlò col suo collega e grande amico.
Sì, sono Paolo. Ti mando un paio di campioni da analizzare, ma devi farmi un piacere, non deve risultare niente, per ora, ho bisogno di assoluta discrezione... appena fatto sali da me per piacere, se possibile... no, non scrivere niente...ci vediamo dopo.“
Per questo tipo di comportamenti Paolo si era messo nei guai più volte, e alla fine, pur essendo un medico molto competente, era stato esiliato in quell'ospedale perso nella campagna, ma a lui non importava, non aveva da tempo più ambizioni, non gli piacevano le lotte di potere fra colleghi, tutto ciò che continuava ad interessarlo, dopo tanti anni di professione, era la salute dei bambini.
Mentre rimetteva il telefonino in tasca, il dottor Giusti si accorse di sentirsi strano, cioè: non proprio strano, ma diverso da prima, da pochi minuti prima...si toccò la faccia, sentiva che c'era qualcosa di insolito.. si girò e si guardò allo specchio appeso sopra il lavandino. Aveva l'angolo della bocca sollevato, a sinistra. Una specie di smorfia asimmetrica...Un'emiparesi? Ma che! Era un sorriso, che finì di formarsi proprio mentre si guardava. Paolo sentì che dentro di lui qualcosa si scioglieva, come se si aprisse una finestra su un panorama primaverile, come se apparisse uno spicchio di cielo azzurro fra le nubi grigie, come se una molla tesa fra le spalle e il collo si allentasse ... Erano mesi che non sorrideva! Almeno che non stirava le labbra per educazione, per rispondere ad un sorriso o ad un saluto. Si voltò verso Gaia e Sara che, a loro volta, gli sorrisero, incoraggianti.
Gaia era insolitamente tranquilla e guardò fuori dalla finestra come se non avesse mai visto il mondo.
Andiamo a fare una passeggiata?”chiese alla mamma.
Ma se non vuoi mai uscire in questi giorni! Ora che ti prende?”
E' una giornata proprio bellissima, mammina! E le fate vogliono vedere fuori!” 
Paolo sorrise di nuovo. Doveva essere stata quella bambina simpatica a farlo sorridere, a sciogliere quel nodo di tensione e tristezza, sicuramente era lei, una bambina allegra, fantasiosa, non propriamente bella, non da pubblicità televisiva, ma così vera...Paolo chiamò un'infermiera e chiuse la porta. Avrebbe preferito che ci fosse Milena, ma non era di turno, bisognava contentarsi di Marina, che comunque, per i prelievi, era bravissima.
“Venga, Marina, dobbiamo fare un prelievo a questa signorina, ti facciamo un buchino piccolissimo, sentirai un pizzico, ma tu sei una bambina che non si impaurisce per questo, no? La mamma mi ha detto che stanotte sei uscita da sola in giardino ...”
Sì, perché arrivavano le fatine e io le ho sentite..”
“Le fatine?”
Sì e ora sono con me. “
Con te dove?”
Qui con me, ora. “
Ma io non le vedo, queste fatine.”
“Sono nella mia testa, mi parlano. Ora forse vanno anche dalla mamma e dal babbo, e anche da te. “
L'infermiera aveva guardato con sorpresa la bambina che sembrava coperta, sulle manine e sul viso, di un fondotinta luccicante, ma alle sue parole sorrise e strofinò un batuffolo di cotone imbevuto d'alcol sulla pelle dell'incavo del gomito della bimba. 
Mi fai il solletico!” Rise lei. Sotto gli occhi degli adulti la pellicola luminosa, al contatto con l'alcol, si era ritratta. L'infermiera si bloccò incredula. Il medico disse “Continui, con cautela. “ L'infermiera accostò l'ago alla pelle e subito la pellicola si allontanò, poi si riavvicinò rapidamente all'ago e lo serrò in una morsa. “Dottore, non mi fa entrare!”
Dio mio!” Mormorò Sara.
Calma, restiamo calmi. -disse Paolo- Per favore, provi ancora.”
L'infermiera provò di nuovo. La pellicola di luce risalì rapidissima l'ago in superficie, superò il guanto e arrivò al polso dell'infermiera, poi lasciò la presa e lei poté fare il prelievo.
Ma che sta succedendo?” mormorò Nanni.
Sono le fatine. -Dichiarò di nuovo Gaia.- Vogliono essere sicure che non mi facciate male.“ Nanni spalancò gli occhi stupefatto.


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