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Channel: Iris e Libellule
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SYM 40

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Dopo aver esitato molto Paolo si decise a chiedere al suo SYM se avrebbe salvato Gigliola. La cosa gli causava non poco imbarazzo. Il SYM era in contatto con la sua mente costantemente, ma in un certo senso fingeva di non conoscere i suoi pensieri, cosa che rendeva più facile la convivenza. 
“Non sono Dio.” Fu la risposta. “Voi tutti state prendendo un grosso abbaglio: io/noi possiamo fare moltissimo per voi, ma non siamo Dio, come voi lo immaginate, questo deve esservi chiaro.. stiamo facendo tutto il possibile per salvare questa creatura che amiamo. Ma sai anche tu che è un esperimento, non siamo abbastanza esperti di voi e, ci duole dirlo, perché tu soffrirai di questo, ma non siamo certi del risultato..” 
Paolo si sentì talmente umiliato che si rifugiò nel posto più lontano e profondo della propria mente dove il SYM non sarebbe venuto, perché aveva il senso della privacy. Non ascoltò più ciò che gli diceva, ed era qualcosa riguardo all'osmosi, alla nanoriparazione cellulare e altre cose del genere, unito ad una specie di predica. 
Paolo ne aveva più che abbastanza e non aveva intenzione di mettersi ad ascoltare sermoni da un essere fatto di scaglie di silicio venuto da chissà dove che parlava nella sua testa. Il simbionte, visto che Paolo non intendeva ascoltare, si rivolse a qualcun altro. Trovò un'ascoltatrice attenta in Tandie, che in quel periodo lavorò molto nella stanza dove si trovava Gigliola, fece foto e filmati, prese appunti, campioni della corazza da analizzare e scrisse una lunga relazione sull'efficacia curativa del Bozzolo. 

Quando era libero Paolo andava a camminare. Andava, come prima, in giardino da Irene, ma quello, dal posto solitario e riservato che era stato, era diventato un luogo pieno di gente: operatori della televisione, che filmavano Irene e Francesco che lavoravano; bambini!, tutti i bambini della Chianella pareva che si trovassero lì, e tutti obbedivano agli ordini di Chiara e Abu, che li facevano lavorare come piccoli operai. 
"Irene- aveva detto Guido- ha la giardinite, ma la Chiarina, lei somiglia molto alla sua mamma, e ha la "comandite!"
Irene aveva finalmente creato un altro ingresso al giardino, sempre aperto, e chiunque poteva entrare e passeggiare.
Parecchie volte Paolo era andato anche alle Celle da padre Giulio, e avevano passeggiato in silenzio lungo un sentiero del bosco di lecci e corbezzoli, che si apriva in piccoli tratti di uliveto.Padre Giulio era cambiato, da quella volta che si era confidato. Disse a Paolo che aveva seguito il loro consiglio e aveva ascoltato il suo SYM. Gli si era aperto un mondo. Al SYM piaceva il senso religioso degli uomini.
Giulio aveva chiesto al suo SYM se sapeva qualcosadell'esistenza di Dio. 
No, il SYM non sapeva nulla di questo, tutto quello che sapeva veniva dalle creature che aveva incontrato, in passato, e, ora, gli uomini. Ma gli pareva che solo suscitare tali pensieri fosse un segno dell'esistenza di un Creatore.
Paolo parlava di questo e di altro con padre Giulio e questi colloqui lo rasserenavano. 
Raramente andava anche, da solo, per una strada pocofrequentata, vicina a casa, che gli piaceva molto. Su un lato era costeggiata da campi di girasole su cui restavano solo gli steli anneriti dalla pioggia e inclinati: un campo di croci, un vecchio cimitero di guerra abbandonato, gli pareva, che si intonava al suo umore del periodo. 
Sull'altro lato c'era un pioppeto in filari precisi che cominciava a muoversi e a colorarsi di rossiccio agli apici dei rami: era febbraio, appena l'inizio della primavera, che quell'anno 2014 era precoce, perché non si poteva dire che ci fosse stato un vero inverno, ma solo una lunga stagione fradicia e incerta nelle temperature, come uno sfibrato prolungamento dell'autunno. 
Lungo la strada uno dei fossi che confluivano nella Chianella era gonfio d'acqua e scrosciante. Tutte queste cose: segni di morte, di vita nuova, suono dell'acqua che corre, davano a Paolo un senso di pace. 
Il suo SYM era felice di queste passeggiate, perché sentiva che Paolo si rasserenava, godeva con lui del mondo intorno, di cui si sentiva parte, e ascoltava i suoi rari e intimi pensieri, che gli facevano conoscere gli uomini. Paolo, quel giorno, pensava di nuovo a Gigliola. Chi se lo sarebbe aspettato che quella donna che era stata bella e vanitosa, un po' svampita, si facesse ammazzare per proteggere sua figlia? 
Eppure era stato così; Giulia gliel'aveva detto, che si era sentita spingere forte da parte e sua madre si era parata davanti a lei, era stata colpita ed era caduta con gli occhi lì per lì sbarrati, e poi chiusi, quando lui era arrivato. E una specie di sorriso incredulo sulla faccia. 

Paolo quel giorno pensava anche, di nuovo, a Dio, a come gli uomini se lo figurano e ci si rapportano, un Dio a cui chiedere sempre qualcosa, da temere, da chiamarselo accanto al bisogno. Paolo, guardando la realtà senza veli, non riusciva a vedere Dio, nella sofferenza dei bambini, che gli era sempre sembrata impossibile da spiegare, in quella muta degli animali, in quella senza nome delle terra. La cosa che meno parlava di Dio era la perseveranza con cui gli uomini continuavano a fare il male, erano gli uomini, forse, la migliore prova, la più forte, dell'inesistenza di Dio. 
Poi c'erano alcune eccezioni, alcuni uomini, e donne, che potevano essere invece la prova che Dio esisteva, da qualche parte. 
E il SYM, anche il SYM era un regalo così grande... chi poteva averlo fatto agli uomini, se non Dio in persona? 
Avrebbe dovuto chiedere a questo Dio di salvare sua moglie, ma perché Dio avrebbe dovuto ascoltarlo se non ascoltava le madri poverissime che si vedevano morire i piccoli fra le braccia?
Dov'era Dio quando l'uomo causava catastrofi come quella di Fukushima, che stava continuando a produrre i suoi effetti sulle creature mute del mare e delle terre, pesci, mammiferi marini, orsi polari, foche..? Questi avvenimenti di cui l'uomo era la causa gli provocavano un dolore profondo. Paolo camminava e mentre camminava dentro di sé si rivolgeva a Dio direttamente e si sentiva un poco in imbarazzo. Erano pensieri che non avrebbe confessato a nessuno,  in fondo di solito negava l'esistenza di un qualunque Dio, manifestava una fredda indifferenza, perfino disprezzo, talvolta, nei confronti di chi crede. Ora gli veniva da parlargli, da pensare a lui, come l'ultimo, o il primo, o forse l'unico a cui rivolgersi.
 “Forse dovrei chiederti, Dio, di aiutarmi a capire tutto questo, e quello che è accaduto nella mia famiglia, e perché proprio a noi, a mia moglie... non capisco e non accetto di non capire, se ci sei, Dio, fammi capire, perché, se ci sei, sai già cosa mi serve, è inutile che te lo chieda, sarebbe bellissimo se Gigliola si svegliasse e tornasse sana, ma mi sembra una bestemmia chiedertelo. Ci sono moltissime altre situazioni in cui avresti dovuto intervenire e non l'hai fatto, continuano ad esserci guerre e stragi, e disastri dovuti alla malvagità umana, o solo all'avidità. Perché dovresti muoverti per me? O per Gigliola? Ti vedo nel colore del cielo, in quest'acqua che mi corre accanto, ma quando diventa uragano o palude non capisco più...ma poi forse tu sei talmente grande, infinito, ho sempre pensato, che hai considerazione anche di me, del mio dolore, della mia solitudine, del dolore della mia figliola e forse ci renderai Gigliola. Forse devo solo lasciare che tutto scorra come quest'acqua e che io impari ad accettare quello che avviene.”

Paolo pensava in modo un po' confuso e le immagini e le idee apparivano nella sua mente una dopo l'altra, il SYM leggeva e confrontava con cose apparse su internet e ricevute tramite le bioconnessioni, e viste nella realtà a contatto con ciascun individuo umano. 
Il SYM si stava estendendo in tutto il mondo, molto lentamente, e come era accaduto su altri pianeti cominciava il fenomeno dei cicli in atmosfera, in cui moltissime particelle SYM si alzavano nell'aria, si mescolavano e scambiavano informazioni e dati. Il fenomeno era agli esordi e non era ancora visibile. Quest'uomo, pensava il SYM ascoltando i pensieri di Paolo, non sa di esserlo ma è profondamente religioso, combatte ma si affida. E' un uomo buono. Ma in generale è vero: questi esseri sono causa della propria rovina.

Paolo camminava concentrato sui propri pensieri, aveva raggiunto la meta della sua passeggiata e stava per tornare indietro. Erano già le cinque del pomeriggio e il sole era appena tramontato. L'ombra prevaleva sulla luce e i colori stavano svanendo per lasciare solo variazioni di grigio. Su un lato della strada vide qualcosa che gli sembrò un mucchio di stracci, o un sacco lasciato a terra, ma poteva essere anche qualcos'altro. 
“Chi è, cos'è?” si domandò Paolo. La vista lo ingannava o davvero quella cosa informe stava prendendo l'aspetto di ...un cane. Era un cane raggomitolato a terra in un ciuffo di erba alta appassita dall'estate e ora bagnata dalla pioggia. Paolo si avvicinò cauto. Il cane era di taglia grande, a pelo lungo e non aveva il SYM. Paolo non riuscì a vedere molto di più. Il cane ringhiò piano. Non era un verso molto minaccioso, voleva dire che aveva paura, voleva essere lasciato in pace e in caso contrario si sarebbe difeso. Paolo e il suo SYM si chinarono fino a lui e Paolo allungò una mano. Il cane ringhiò ancora ma annusò la sua mano. Il SYM con delicatezza si sporse dalla mano di Paolo e toccò il cane. Il cane avvertì il contatto, guaì e nella mente di Paolo arrivarono immagini spezzate ed emozioni, che gli raccontarono le ultime cose avvenute nella vita di quella bestiola. Erano pensieri di cane e Paolo si sorprese. C'erano facce e gambe di persone, mani che accarezzano, odori molto forti, qualche calcio, bastonate e uno strappo, non avrebbe saputo altrimenti come descriverlo, molto doloroso. C'era anche fame, freddo e paura.
Povero cane!- disse commosso- Ti è capitato tutto questo?”
 Paolo sentì un impeto di simpatia. Il cagnone si lasciò accarezzare sulla testa. Era molto sporco e aveva il pelo acciuffato e appiccicato dal fango. Paolo pensò subito di telefonare a Gigliola, che venisse con l'auto, poi ebbe un lampo doloroso in cui ricordò che non la poteva chiamare: il cane gli aveva fatto dimenticare tutto per qualche attimo. Pensò allora di chiamare Irene o Guido. Venne Irene con la campagnola che usava per il giardino. Anche Irene si intenerì di fronte al cane randagio e insieme, con un certo sforzo, perché era molto diffidente e pesante, lo caricarono nel portabagagli. 
Dopo poco il cane era dal veterinario del paese.
Dove l'ha trovato, dottore?” chiese Cecilia. Cecilia, prima di diventare veterinario, era stata una delle prime piccole pazienti di Paolo, quando era venuto a lavorare alla Chianella.
Paolo descrisse il posto e il fatto che attraverso il SYM gli erano arrivati i ricordi del cane. Non succedeva così con le persone senza SYM...
 Cecilia lo guardò interessata: “Succede anche a me, con gli animali che mi portano. E' imbarazzante, non le pare? Mi sento una guardona certe volte... pensavo che il mio SYM lo usasse con me come una facilitazione per il mio lavoro.“ 
Stava ispezionando il cane e intanto lo carezzava. Il cane sembrava fidarsi, ma era anche un po' impaurito e con gli occhi cercava Paolo. “E questo che è?” chiese Paolo, che anche lui toccava il cane per trovare ferite o punti dolenti. Il cane aveva un taglio all'orecchio destro, come il segno di un morso. 
"Deve averlo morso un altro cane in una lotta..”
Lei, Paolo, è ottimista. Non sono stati dei cani, ma degli umani. E' una ferita tipica. Gli hanno strappato via il microchip, perché non si potesse risalire al proprietario.”
Possibile? Poi li chiamiamo bestie. Siamo noi le bestie. Anzi no, io no, non mi ci metto più fra le bestie, io ho sempre lavorato per far bene e non mi voglio confondere fra questi....non so come definirli.” Disse Paolo ritornando ai pensieri di poco prima. 
“Senti Cecilia, non si potrebbe lavare questo cane? Capisco che forse per lui è troppo, essere anche lavato, oltre che visitato e curato, ma lo vorrei portare a casa con me e così sporco non posso davvero.”Cecilia lo guardò. 
“Se non sbaglio lei non ha mai avuto un cane..se la sente? I primi giorni non sarà una passeggiata.”
Cos'è? Vuoi scoraggiarmi? Siamo due bestie sole, e se l'ho trovato ci sarà pure un motivo.. posso almeno provarci.”
Cecilia sorrise. “Per ora questo cane è senza SYM, il che vuol dire che non è della nostra zona. Qui da noi quasi tutti i cani e gatti hanno il SYM. Anche la maggior parte dei selvatici. Più o meno la proporzione dei contagiati è la stessa che fra gli umani. Devono averlo portato qui da lontano per abbandonarlo ed essere più sicuri che non tornasse indietro. Non vuol sapere che cane è?”
Ma che vuoi che me ne importi! Sarà un puro cane, no?”
Cecilia rise “Sì, un puro cane! Sa, c'è gente che non vuole meticci. Solo razze pure! Qui, glielo dico io, anzi, glielo dice il mio SYM, c'è una gran varietà: la stazza è di un terranova, e anche il capoccione e le orecchie, ma il colore sale e pepe è di un bracco tedesco, gli occhi chiari sembrano di un Asky, il pelo lungo così liscio e pettinabile… ma lasciamo stare! In tutta questa varietà è un gran bel cane !”
Il cane fu lavato e asciugato. Alla fine del trattamento sembrava piuttosto confuso e intontito. Cecilia diede a Paolo un guinzaglio per condurlo a casa e un sacchetto di cibo secco. La casa di Paolo era poco lontano dall'ambulatorio, ma c'è da dire che alla Chianella nessuna cosa era troppo lontano da tutto il resto. Cecilia sorrise di nuovo a Paolo con tenerezza. “Almeno, Paolo, avrà qualcuno che le fa compagnia, finché non si risveglia sua moglie...”
“Credi che si risveglierà?”
Perché no? Ne sono certa. Come chiamerà il cane? Devo scriverlo nel libretto sanitario.”
Come hai detto prima? Che il colore è sale e pepe...Pepe, penso di chiamarlo Pepe.”
Pepe, allora. Mi raccomando Pepe, fai il bravo cane. Sei capitato con un umano dei migliori, non farlo pentire.” lo ammonì Cecilia con il dito indice.
Paolo si grattò la testa “Ma lui non sa di chiamarsi Pepe, da ora in poi..”
Lo imparerà presto. Si rivolga sempre a lui col suo nome, senza usare nomignoli, vedrà che in due o tre giorni lo avrà imparato.
Più tardi le telefono per sapere come va, non mi sembra giusto lasciare lei e Pepe senza un supporto... anche lei mi chiami se c'è qualche difficoltà, altrimenti posso occuparmi di trovargli un'altra casa, lo vorrebbe tanta gente, un cane così bello... e stia sicuro, sua moglie tornerà presto, me lo sento, se lo sente anche il mio SYM.”
Paolo le sorrise senza rispondere. Avrebbe voluto avere quella sicurezza. 
Paolo e Pepe tornarono a casa insieme. Pepe non si ribellò al guinzaglio, sembrava che ci fosse stato abituato e comunque non aveva energie da spendere per fuggire, al momento. A casa Paolo preparò per lui un contenitore di cibo e stese un tappetino pulito della cucina davanti alla stufa. Pepe mangiò e bevve, poi si sdraiò al caldo e si addormentò profondamente. Nel sonno mugolava e galoppava, Paolo pensò ”Tò, anche lui sogna!”
Si sedette in poltrona. Guardava il fuoco che ardeva lento dietro lo sportello di vetro temperato e mentre si rilassava gli tornarono i pensieri della passeggiata. Se fosse stato veramente credente, rifletté, ora penserebbe che Dio, con quel cane, avesse dato una risposta alle sue domande. Una risposta anomala, originale, ma sempre una risposta.
Giulia e Alan li trovarono che dormivano tutti e due, davanti alla stufa.

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