Quantcast
Channel: Iris e Libellule
Viewing all articles
Browse latest Browse all 491

SYM, il Parassita 8

$
0
0
Questa è una puntata interlocutoria (si dirà così?), lunga, ma che ci serve per capire qualcosa in più dei personaggi. Forzerà il vostro scarso interesse. Però alla fine arrivano i cinesi.

22 dicembre


Paolo si svegliò la mattina del giorno dopo, il 22 dicembre, e si sentiva riposato e molto più lucido. Sua moglie dormiva nel letto accanto al suo e sulla pelle scoperta delle mani, del viso e delle gambe si vedeva quella lieve luminosità. A vederla così non sembrava affatto una cosa pericolosa. Riconosceva quello stato d'animo, era lo stesso dei primi malati di HIV, che tendevano a sottovalutare o ad ignorare i sintomi finché non erano veramente gravi. Si disse che era inutile prenderla così, si doveva reagire e fare tutto il possibile per non cadere preda della paura, lui e gli altri. Lasciò dormire sua moglie e se ne andò prima in bagno, poi nella stanza dell'interfono. Non c'era nessuno, i computer erano accesi e le sedie spostate come se qualcuno le avesse occupate solo poco prima. Vide arrivare sua figlia, aveva addosso il cappotto, portava un borsone e aveva un'aria decisa. Decisa e felice. Felice? Si domandò Paolo. Accanto a lei camminava Alan e parlavano fitto fra loro. Vide Paolo, sorrise e affrettò il passo. Posò il borsone sulla sua sedia e accese l'interfono. “Babbo! Sei già sveglio?”
Certo, sono le sette e mezzo! Ho dormito quasi 10 ore!”
Bene! Noi abbiamo dormito molto meno. Louis è fuori a telefonare in privato alla moglie, a Parigi. Sta tentando di prepararla a quello che accadrà senza darle troppe informazioni... Abbiamo fatto i turni durante la notte per stare in contatto con i laboratori che si occupano di questa cosa e con i vari uffici governativi. A proposito, in Italia siete, cioè siamo, gli unici. Alan, dopo aver parlato con Guido Di Segni, mi ha permesso di andare a prendervi dei vestiti di ricambio. La mamma di Sara ha cucinato una torta per la colazione, quella donna è tenerissima, ha preparato qualche gioco per Gaia, ora ti passo tutto nella camera stagna, e guarda, arriva Alan con il caffè."
Benedetta figliola, pensò Paolo, è proprio in gamba. Giulia aveva lavorato come ricercatrice all'Università per alcuni anni, poi non le avevano rinnovato il contratto, per la crisi. Era una ragazza di valore, ma finora si era vista passare avanti gente ammanigliata in vario modo. Aveva accettato i lavori più umili e meno gratificanti e l'ultimo era stato in quel dannato call center. Era stato difficile anche per Paolo tutelarsi nel lavoro, perfino quelli della sua stessa idea politica non lo sopportavano per la sua insofferenza al clientelismo e la sua autonomia, non aveva mai voluto aderire alla massoneria e non era proprio adatto per raccomandare la propria figlia o aiutarla in un modo qualunque. Giulia stava perdendo la fiducia in se stessa, nelle cose in generale, ma in questo frangente non servivano raccomandazioni e mostrava i suoi talenti. Aveva rapidamente recuperato la sua sicurezza. Basta così poco, pensò Paolo, basta darle l'occasione di lavorare per vederla tornare se stessa... Ormai tutte le novità arrivavano dal corridoio, infatti arrivò un infermiere di pediatria col carrello della colazione, lo salutò con la mano e con un enorme sorriso. Poi cambiò espressione, doveva aver sentito una voce alle proprie spalle. Scosse la testa, fece una faccia disgustata e indicò col pollice qualcuno, dietro di sé, che stava arrivando e protestava vivamente: era il dottor Benedetti, direttore dell'ospedale. Arrivò all'interfono e gridò, come se la sua voce dovesse oltrepassare il vetro :”Oh dottor Giusti, che mi combina!”
Dottor Benedetti, l'interfono è acceso e io non sono sordo, parli più piano!”
Quando c'è un casino c'è sempre lei nel mezzo!”
Ma di che parla?”
Che avete combinato, che guasto avete provocato per rimanere chiusi lì dentro?”
Ma che cavolo??...” esclamò Paolo, disposto subito ad arrabbiarsi, mentre sua figlia e Alan, dietro le spalle del dottor Benedetti, gli facevano segno di no con le mani e Alan spense l'interfono. Paolo fu sollevato di non dover parlare con quel pallone pieno d'aria e vide che Giulia e Alan, gentilmente, ma con fermezza, lo riaccompagnavano all'ingresso dandogli poche spiegazioni. Il Benedetti ancora smanettava e protestava, ma Alan tolse di tasca un portadocumenti, lo aprì e glielo mostrò. Due uomini della sicurezza lo presero in consegna. I ragazzi tornarono da lui e riaccesero l'interfono ”Un uomo ostinato.” disse Alan. “E piuttosto stupido.” disse Giulia.
Infatti sono molto soddisfatto che l'abbiate allontanato...Ragazzi, se non avete novità vado a fare colazione e poi credo che mi farò la barba...ho il necessario dentro il borsone, vero, cocca?”
Ce l'hai. A dopo.”
Paolo rientrò nella stanza dove Gigliola si stava svegliando e le carezzò i capelli. 
“Allora è tutto vero?” disse lei guardandosi intorno. 
“Sì. Speravi di aver sognato?”
Non so. Questa faccenda mi fa sentire viva e felice, nonostante tutto, dopo un lungo periodo tanto triste...E poi ci sei tu .. e Giulia, là fuori. C'è ancora?”
Certamente, impegnata e battagliera. Molto pratica, anche, ora vedrai cosa ci ha procurato prima di mettersi al lavoro. Piuttosto tu, niente rimpianti?”
Sapevo che ci saresti arrivato, prima o poi. Su, facciamo questo teatrino, a che ti riferisci?”
Al tuo giovane amico...”
Giovane! Quarantacinque anni...”
Tu ne hai cinquantasei..”
E perché credi che sia andata così?”
Perché non ti va di invecchiare. Sei sempre stata così bella..”
Vorrei vedere te al mio posto...”
Anche ora sei bella, in un altro modo. Invece hai avuto bisogno di un giovane stallone.”
"Non dire questo, non è vero. E comunque è durato due settimane!”
Soltanto? Non me l'hai detto!”
No, tu hai creduto che la storia fosse ancora in piedi, per mesi. Invece era finita. Non sapevo di che parlare con lui e poi mi sono sentita ancora più vecchia, una donna matura con un gigolò, anche se non lo era. L'ho lasciato dopo quindici giorni.”
E non mi hai detto niente..”
Mi ignoravi! Mi ignoravi da mesi, da anni si può dire. L'ho fatto per orgoglio. Tu hai passato periodi orribili, se ti ricordi, o ci sei ancora in mezzo?”
“”Quando ci sono state, in ospedale, quelle tre leucemie tutte insieme...
Era cominciato da prima. Avevi iniziato anche a bere.”
“Ora non esagerare, è stato solo un episodio e comunque ho smesso da tempo.”
Il 21 mattina mi ha chiamato Franca, che aveva saputo con un SMS che eravate isolati in malattie infettive e forse contagiati. Sono venuta subito.”
E ora sei qui ...”
Le toccò la fronte e il contatto fu più intimo che mai. Sentì tutto l'affetto immutato della moglie. Si ritirò per l'impressione ricevuta.
Tutti si erano alzati e stavano facendo la fila per il bagno. Paolo si chiese di nuovo se quella serenità apparente fosse dovuta alla situazione estrema che vivevano o al parassita che stava tenendo buoni i suoi ospiti prima di attaccarli. Non lasciò trasparire i suoi pensieri. Mangiarono in allegria. Sara e Nanni erano angelici, leggermente luccicanti, con la piccola luccicante anche lei. Paolo non poté fare a meno di vedere in loro un'immagine della Sacra Famiglia da sussidiario della sua infanzia e sorrise. Gaia aveva avuto dalla nonna una delle sue bambole e ci giocò un po', facendole fare il gioco della morte di mamma Huang. 
Incredibile, disse Gigliola, come i bambini metabolizzino le esperienze. Poi Marco la convinse a giocare, con più calma del giorno precedente, alle figure di polvere. Non c'era granché da fare, niente computer, niente televisione né giornali e dopo un po' alcuni si misero alle finestre, incantati, ad osservare la nebbia che, alzandosi, aveva coperto il paese sotto di loro come un manto, lasciando scoperta solo la punta del campanile. Il cielo adesso era di un azzurro che inteneriva il cuore. Gigliola gli disse : “Mi sembra tutto nuovo. Credo che a questa cosa che è dentro di me piaccia molto essere qui. Mi comunica un gran senso di pace, e tu sai quanto io sia irrequieta. Vorrebbe essere fuori, all'aperto, e anch'io lo vorrei...”
Passarono un paio d'ore. Sara e Nanni facevano yoga sul pavimento, dopo aver steso a terra delle coperte. Marco, curioso, si unì a loro e anche Gigliola. Gigliola che fa yoga! Paolo non se lo sarebbe aspettato da sua moglie. Non era nemmeno abituato a stare in ozio, ma ora se lo godeva. Guardava sua figlia lavorare di là dal vetro insieme ai due giovani. Erano molto concentrati sugli schermi dei computer e stavano parlando con qualcuno che si trovava chissà dove, in videoconferenza. Il vetro che li separava divideva nettamente le loro sorti, di qua l'inerzia e l'attesa, di là lavoro frenetico e tensione. Verso mezzogiorno arrivò Guido Di Segni, ignorò i tre ai computer e andò diritto da Paolo. “Sono arrivati i cinesi.” dichiarò abbattuto.
Cinesi?” disse Paolo."E che c'entrano ora i cinesi?"
 

Viewing all articles
Browse latest Browse all 491

Trending Articles