In questi giorni la realtà mi risulta incommentabile, fra sbarchi, morti in mare decapitazioni e il resto. Continuo a raccontarmi una fiaba, per consolazione.
Nel paesino della Chianella sta cambiando tutto, soprattutto ora le persone sono in relazione e non più mondi separati, una comunità di gente molta diversa, italiani autoctoni, indiani, rumeni, cinesi, africani, polacchi, e chi più ne ha più ne metta, si amalgamano, si sostengono a vicenda e cominciano a vivere insieme. Sono tutti contenti, tranne Giulia.
Un nuovo direttore per l'ospedale
Nel paesino della Chianella sta cambiando tutto, soprattutto ora le persone sono in relazione e non più mondi separati, una comunità di gente molta diversa, italiani autoctoni, indiani, rumeni, cinesi, africani, polacchi, e chi più ne ha più ne metta, si amalgamano, si sostengono a vicenda e cominciano a vivere insieme. Sono tutti contenti, tranne Giulia.
Un nuovo direttore per l'ospedale
In seguito agli ultimi avvenimenti il plesso ospedaliero della Chianella si trovò privo di un direttore. Le autorità preposte al rimpiazzo si trovavano in imbarazzo: fra i possibili candidati nessuno voleva venire a dirigere la Chianella, per i soliti motivi: che si trattava di un posto alla fine delle strade, che non c'era niente di niente oltre all'ospedale e ad una piccola Coop, che per fare quel lavoro bisognava prenderci casa. A questi motivi si aggiungeva il fatto della presenza massiccia di contagiati SYM (HSS+, Homo sapiens sapiens + simbionte), con cui gli HSS (Homo sapiens sapiens) non volevano aver a che fare, prevedendo sviluppi inattesi. Inoltre, dopo la vicenda del dottor Benedetti, la gestione dell'ospedale sarebbe stata sotto un riflettore per evitare che fatti del genere si ripetessero e nessuno voleva lavorare sotto un pressante controllo. L'imbarazzo fu risolto dagli stessi dipendenti dell'ospedale che manifestarono la loro scelta. C'era infatti una persona che nel corso del tempo si era conquistata la fiducia di tutti con il proprio comportamento coerente e generoso, si trattava di una donna, dotata di capacità manageriali e di un'etica personale: Cristina, la caposala di pediatria. Guido, che era sempre al corrente di tutte le novità dell'ospedale, ne parlò con Paolo.
“No! -disse Paolo- Figurati se ad Arezzo diranno di sì! E poi ci toglierebbero la nostra collaboratrice più valida...benché sarebbe proprio la persona giusta, chissà quanti buoni cambiamenti potrebbe portare...”
In quattro e quattrotto Cristina, nonostante che il suo curriculum non fosse esattamente quello richiesto e che fosse una HSS+, e soprattutto a causa della mancanza di altri candidati, diventò il direttore, pro tempore, si disse, ma tutti sapevano che una volta calata nel ruolo, la sua capacità e la sua onestà avrebbero reso quasi impossibile rimuoverla.15 dicembre 2013
Giulia e Alan tornarono da Londra il 15 dicembre per un periodo di ferie che sarebbe durato fino all'Epifania e Gigliola andò a prenderli con l'auto alla stazione di Camucia. Giulia era incinta. Quasi subito il suo SYM le aveva comunicato che quella che aspettava era una bambina. Gigliola abbracciò forte tutti e due, carezzò la pancia di sua figlia salutando la nipotina e tornarono a casa. Mangiarono in fretta e in allegria poi Gigliola disse che potevano riposarsi, farsi una doccia o qualunque cosa volessero, ma lei fino alla sera avrebbe avuto da fare con i ragazzi del doposcuola, che le dispiaceva, ma che ci sarebbe stato un po' di rumore, perché con l'insegnante di musica si stavano preparando i canti di Natale... Giulia mise il broncio.
“Sai che si fa?-disse ad Alan- Si va a trovare l'Isolina e poi Irene. Loro avranno un po' di tempo per noi.”
Mentre camminavano verso la casa dell'Isolina Giulia brontolava più con se stessa che con Alan: Gigliola secondo lei non era stata mai granché come mamma.
“Quando nacqui dicono che pareva avesse un nuovo giocattolo, o un cagnolino! Mi vestiva con abitini costosi, ma poi mi lasciava tanto tempo con l'Isolina per andare in giro da sola... si voleva sentire libera, come prima di avermi." Giulia aveva una faccia imbronciata e concentrata, tornando con la mente ad esplorare quegli anni lontani, Infatti disse: "Mi divertivo un sacco con l'Isolina. La mamma invece mi portava con sé dalla parrucchiera, dall'estetista, non mi chiedeva mai se mi faceva piacere o no andarle dietro, come con un cane! Che rabbia! Ecco perché odio truccarmi!”
Mentre camminavano verso la casa dell'Isolina Giulia brontolava più con se stessa che con Alan: Gigliola secondo lei non era stata mai granché come mamma.
“Quando nacqui dicono che pareva avesse un nuovo giocattolo, o un cagnolino! Mi vestiva con abitini costosi, ma poi mi lasciava tanto tempo con l'Isolina per andare in giro da sola... si voleva sentire libera, come prima di avermi." Giulia aveva una faccia imbronciata e concentrata, tornando con la mente ad esplorare quegli anni lontani, Infatti disse: "Mi divertivo un sacco con l'Isolina. La mamma invece mi portava con sé dalla parrucchiera, dall'estetista, non mi chiedeva mai se mi faceva piacere o no andarle dietro, come con un cane! Che rabbia! Ecco perché odio truccarmi!”
Alan era tranquillo, tornare alla Chianella lo rilassava e lo faceva sentire subito in vacanza, e la invitò a considerare che ognuno fa il genitore come gli riesce, secondo il proprio carattere e la propria educazione, nessuno può oltrepassare i propri limiti, e tutti ne hanno. “Poi ti ricordo che non dovresti parlare con me, proprio con me, di questo: praticamente ho due famiglie. Mio padre si è sposato tre volte e mia madre due.”
“Anche ora- disse Giulia senza ascoltarlo - anche ora ha i ragazzini e me non mi considera per niente, come se non fossi neanche andata ad abitare in un altro paese, come se finora avessi abitato qui con lei, oppure a Camucia...Me, non mi aiutava a fare i compiti, mi dovevo arrangiare, ora con questi ragazzini è immattita, si è inventata l'istinto materno a sessant'anni...”
Erano arrivati a casa dell'Isolina e suonarono il campanello.
L'Isolina si affacciò dalla finestra: “Oh chi c'è! La mi' cocca..aspetta aspetta!”
L'Isolina si affacciò dalla finestra: “Oh chi c'è! La mi' cocca..aspetta aspetta!”
Scese le scale, li abbracciò stretti tutti e due, li fece salire in cucina, fece un caffè, poi però Giulia vide che era inquieta.
“Che c'è, Isolina? Se hai da fare...”
“Oddio, dovrei andare a dare una mano alla tu' mamma coi ragazzi, ora ci vado quasi tutte le sere a fargli la merenda, un po' di tè, un dolcino, un vassoio di fette di pane con qualcosa... ci vado tanto volentieri! Quei bambini son dei tesori! Poi ora preparano..”
“Che c'è, Isolina? Se hai da fare...”
“Oddio, dovrei andare a dare una mano alla tu' mamma coi ragazzi, ora ci vado quasi tutte le sere a fargli la merenda, un po' di tè, un dolcino, un vassoio di fette di pane con qualcosa... ci vado tanto volentieri! Quei bambini son dei tesori! Poi ora preparano..”
“Sì, lo so – disse Giulia secca- i canti di Natale.”
“Sì! Tu sentissi che coro, col professore al pianoforte, chi se lo immaginava che veniva fuori una cosa del genere? Canteranno alla Messa di mezzanotte e anche a quella delle undici della mattina di Natale.. Poi fanno anche dei canti per gli indiani, per i cinesi, perché il Natale deve essere di tutti... son matti! Sicché non ti dispiace se ti dico che non posso rimanere? Ci si vede là, a casa tua..”
Giulia e Alan furono di nuovo in strada e Giulia cominciava seriamente ad innervosirsi.
Continuava a brontolare: “Quando ha lasciato il babbo mi sono arrabbiata tantissimo con lei, non la volevo più vedere! Lui era in momento critico, è vero che si era chiuso in se stesso, aveva perfino cominciato a bere un po' troppo e forse non parlava più con lei, non aveva più attenzione, come se non esistesse, e lei si è trovata uno, in un bar frequentato da donne sole, a Firenze, non ci posso pensare perché mi arrabbio di nuovo!”
Continuava a brontolare: “Quando ha lasciato il babbo mi sono arrabbiata tantissimo con lei, non la volevo più vedere! Lui era in momento critico, è vero che si era chiuso in se stesso, aveva perfino cominciato a bere un po' troppo e forse non parlava più con lei, non aveva più attenzione, come se non esistesse, e lei si è trovata uno, in un bar frequentato da donne sole, a Firenze, non ci posso pensare perché mi arrabbio di nuovo!”
“Forse bisogna considerare che tua madre fosse anche lei in difficoltà, no? E lei non è il tipo che si fa vedere depressa, reagisce, magari male, ma reagisce!”
“Forse... e poi quella storia il babbo credeva che fosse durata chissà quanto, invece è finita in quindici giorni. Il suo gigolò, lo chiamava, anche lui, crudele..”
Giulia non camminava, correva, erano già al portone di Irene e tirarono forte la catena dei campanacci.
“Bisogna aspettare un po', lei è sempre in giardino, ed è un giardino grande...”
“Sì, ci sono stato con te, una volta, ti ricordi?”
“Ah! E' vero...”La porta si aprì e apparve qualcuno con indosso una tuta grigia da meccanico, che gli stava larga, un cappellaccio in testa e sopra una visiera scura che gli copriva il viso. Per un attimo Giulia pensò che si trattasse di un completo estraneo, o di aver sbagliato casa, ma poi quello si tolse la visiera e si vide che era Irene.
“Ma che combina?” pensò Giulia.
“Ma che combina?” pensò Giulia.
“Oh, ragazzi, siete tornati! Gigliola vi aspettava con tanto entusiasmo e anch'io... Che bellezza avervi qui per Natale!” Li abbracciò e intanto una voce la chiamò forte. Era, inconfondibile, la voce di Tandie.
“Uh! -fece lei- Ho lasciato Francesco e Tandie a metà di un lavoro per venire ad aprire la porta..venite a vedere, devo assolutamente tornare ad aiutarli!” La seguirono di buon passo nella capanna sul retro della casa, da cui proveniva un suono come un ronzio metallico e una luce accecante.
“Ma che state facendo?” chiese Giulia.
“Ah? Oh, niente di che, una panchina di ferro!”
“Una panchina?”
“Bè sì, ora c'è poco da fare in giardino e ho pensato di creare qualche oggetto utile, ma anche decorativo, fatto da noi. Stiamo saldando.”
“Bè sì, ora c'è poco da fare in giardino e ho pensato di creare qualche oggetto utile, ma anche decorativo, fatto da noi. Stiamo saldando.”
Giulia la guardò e poi si voltò verso Alan con la faccia stralunata, allargando le braccia. Alan rideva.
“Saldare? Ma ora ti metti anche a saldare?”
“E' divertentissimo! Francesco è molto bravo...- Tandie venne ad abbracciarli. Francesco tolse un momento la visiera e li salutò, poi si rimise al lavoro.
“E' bello!-disse Tandie- facciamo delle cose molto … originali, nello stile del giardino. Mi dispiace non essere stata a pranzo con voi, ma tanto stasera mangiamo tutti insieme! Abu non vedeva l'ora, stamani!”
“Da quando è venuto Gigi Primitivi tutto è cambiato- disse Irene- mi ha incoraggiato tanto e non mi sento più una vecchia matta come disse la Serafina Raspoli! Sono arrivati un po' di soldi per i servizi televisivi, posso pagare Francesco e realizzare questi progetti che credevo sarebbero rimasti solo dei sogni! E Tandie si diverte quanto me nelle pause del lavoro che fa in ospedale!” Irene sprizzava entusiasmo.
“E' bello!-disse Tandie- facciamo delle cose molto … originali, nello stile del giardino. Mi dispiace non essere stata a pranzo con voi, ma tanto stasera mangiamo tutti insieme! Abu non vedeva l'ora, stamani!”
“Da quando è venuto Gigi Primitivi tutto è cambiato- disse Irene- mi ha incoraggiato tanto e non mi sento più una vecchia matta come disse la Serafina Raspoli! Sono arrivati un po' di soldi per i servizi televisivi, posso pagare Francesco e realizzare questi progetti che credevo sarebbero rimasti solo dei sogni! E Tandie si diverte quanto me nelle pause del lavoro che fa in ospedale!” Irene sprizzava entusiasmo.
“E Guido che dice?” disse Giulia.
“Che vuoi che dica? -esclamò Irene- Dice che dev'essere la “giardinite”!- rise con gioia- Ora però, ragazzi, dobbiamo finire questo lavoro, fatevi un giro da soli, ci sono cose nuove da vedere, c'è la piattaforma sulla quercia, salite lassù, è nella terza radura...”
Giulia e Alan se ne andarono per i vialetti del giardino, che aveva un'aria molto romantica ora che gli alberi avevano perso le foglie e creavano una rete attraverso cui vedere il cielo, che quel giorno era di un bell'azzurro pallido.
Giulia e Alan se ne andarono per i vialetti del giardino, che aveva un'aria molto romantica ora che gli alberi avevano perso le foglie e creavano una rete attraverso cui vedere il cielo, che quel giorno era di un bell'azzurro pallido.
“Proprio nessuno ha tempo per noi? Sono tutte impazzite queste donne? La mamma e l'Isolina non vedono altro che i ragazzini del doposcuola, Irene usa la saldatrice, Tandie: anche lei.. Ecco qua la quercia: ma che ci ha costruito questo diavolo di Irene, una scala a spirale in metallo leggero..alluminio? Bellina! Che ci ha attaccato? Fiori di metallo, una specie di liana che l'avvolge.. guarda che roba!”
Lei e Alan salirono fino alla piattaforma da cui si vedeva il paese, la valle intorno e, in lontananza, Cortona.Tutto avvolto da una nebbiolina fine e luminosa.
“Bellissimo quassù! Ci sediamo?” Disse Alan.
“Bellissimo quassù! Ci sediamo?” Disse Alan.
“Sì, sediamoci. Che bel benvenuto ci hanno dato! Nessuno ha tempo di parlare con noi..” Si sedettero con le gambe a penzoloni nel vuoto.
“Non è vero. Tua madre è stata tanto affettuosa, ci ha preparato un buon pranzo, solo che ha da fare... anche l'Isolina ha da fare..e Irene, e Tandie. Hanno da fare.” Alan rideva.
“Va bene, hanno da fare, ma io sono tornata! Noi siamo tornati! Non ci considera più nessuno? Nessuno ci vuol più bene? Nessuno considera che siamo “incinti” ? Speriamo che almeno mio padre si ricordi di me, almeno come mi chiamo!”
“E' la prima volta che tiri fuori questo rancore nei confronti di tua madre ..”
“Da quasi un anno, da quando è arrivato il SYM, non ho quasi più provato rancore, ma ora questa indifferenza l'ha risvegliato tutto. Ce l'avevo tanto con mia madre, quando lasciò il babbo, l'avrei strozzata.. e tutto è stato come cancellato, come una cimosa che cancella una scritta da una lavagna, con l'arrivo del SYM.”
“Da quasi un anno, da quando è arrivato il SYM, non ho quasi più provato rancore, ma ora questa indifferenza l'ha risvegliato tutto. Ce l'avevo tanto con mia madre, quando lasciò il babbo, l'avrei strozzata.. e tutto è stato come cancellato, come una cimosa che cancella una scritta da una lavagna, con l'arrivo del SYM.”
“Darling- disse Alan- cambia prospettiva per un attimo, ti va? Siamo saliti quassù, sulla piattaforma di Irene. Sali anche nella tua testa, e prova a guardare tutto dall'alto e da lontano. Tu vai via, a Londra, e pensi forse che tutto qui rimanga immobile, congelato, fino al tuo ritorno? Pensi che niente si muova, si modifichi, in attesa di te? Sarebbe terribile, pensa se tua madre non avesse niente da fare e la trovassi ogni volta uguale, invecchiata e magari, triste. E anche gli altri. Isolina poteva ammosciarsi con la pensione, invece si fa coinvolgere da quel terremoto di donna che è tua madre. Per non dire di Irene... senza contare Tandie, che dev'essere, per tutte loro, uno stimolo enorme. Sono persone vive, sono tutti pieni di interessi. Non puoi chiedere a tutti loro di vivere nell'attesa di te.” Ora Giulia stava zitta. “E poi c'è un'altra cosa: i tuoi, ci metto anche tuo padre anche se tu parli solo di tua madre, forse non lo sanno neanche loro, ma hanno fatto un gran lavoro come genitori, con tutti i loro difetti e i problemi, perché tu sei una ragazza meravigliosa.”
Giulia l'abbracciò fortissimo.